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Pomezia, nuova vita per “l’Ora Acciaio”. Dalle sue ceneri nasce “Ora office”

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Ha concluso il suo discorso con le lacrime,  Fabio Gobbi, il presidente della nuova “Ora Office”,  che da oggi riapre i battenti dopo lunghe lotte .
Una storia delicata e con un lieto fine particolare quella dell’azienda  pometina che dagli anni ’60 produce mobili in legno.
Un’ insegna sulla pontina “Ora Acciao ” che per decenni ha caratterizzato una parte dell’economia della città, accogliendo più di 80 dipendenti e producendo per l’Italia i banchi delle nostre scuole.

Già dal 2008 ai primi cenni della crisi “Ora Acciao spa” ha dovuto ridurre il personale e poi  dichiarare fallimento a dicembre 2014 .
Tra il 2014 e il 2015 l’azienda ha continuato a lavorare come srl con quasi 40 lavoratori e oggi, grazie al contributo di alcuni di loro, rinasce come “Ora Office” perché interamente dedicata alla realizzazione di mobili pregiati per ufficio indirizzati al mercato estero.
19 dipendenti, con il supporto dei sindacati e di legacoop hanno ceduto la loro mobilità e hanno costituito una cooperativa per azioni.
All’inaugurazione tenutasi questa mattina presso l’azienda erano presenti tutti i dipendenti soci con le loro famiglie, il segretario generale Fillea Roma Lazio  Mario Guerci, che si è detto soddisfatto per l’accordo ottenuto dopo lunghe trattative, il segretario Fillea Roma Sud Simone Cioncolini, il quale ha sottolineato che l’iniziativa lavorativa che hanno preso i lavoratori di “Ora Office” è   un esempio per il territorio locale sempre più al centro di chiusure e licenziamenti.
Esempio che deve arrivare anche alle porte delle Istituzioni Politiche pressoché assenti.
” In tutta Italia esistono solo 45 casi di aziende salvate dai dipendenti che si sono trasformati in imprenditori della loro azienda, investendo anche il loro denaro – ha concluso Andrea Laguardia, Legacoop Lazio – mentre nella nostra Regione sono solo 3 i casi che hanno trasformato un fallimento di azienda in una nuova apertura”.
Ora le macchine sono all’opera per le prime commesse di gennaio da spedire nei Paesi Arabi, mentre si cerca di reperire clienti in altri paesi esteri per abbattere le perdite dovute dalla chiusura del mercato russo per cause politiche.

Francesca Poddesu

Paolo Tiranti

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