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Pontina: sassi sulle auto in transito dal campo rom, la testimonianza di un automobilista

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Continuano le sassaiole sulla Pontina all’altezza del campo rom di Castel Romano. 

A raccontare la sua drammatica esperienza personale un lettore, che ha vissuto attimi di paura il 25 novembre, in pieno giorno. Un gruppetto di ragazzini, incuranti del fatto che a poca distanza da loro ci fosse una pattuglia di agenti della polizia locale, si “divertiva” a lanciare grosse pietre sulle auto in transito, ben consapevoli dei gravi rischi che gli automobilisti correvano. Anzi, il divertimento era proprio quello: provocare incidenti, meglio se con qualche ferito, così magari nel trambusto si riusciva a rubare qualcosa.

Per fortuna questa volta è andata bene, se così si può dire, visto che comunque il danno c’è stato: parabrezza spaccato.

Ma ecco la testimonianza diretta dei Roberto, il nostro lettore.

“Vi racconto la pessima esperienza che ho dovuto affrontare qualche giorno fa, il 25 novembre insieme ai miei genitori, la moglie di mio fratello e il mio nipotino di 4 anni.
Ore 09:45, eravamo tutti in macchina di mio padre, una Yaris 1.0, sulla strada statale Pontina (SS148).
Mi stavano accompagnando all’ospedale San Camillo di Roma per una TAC cerebrale di controllo dopo l’incidente che ho avuto il 25 maggio 2018 con la mia moto su via Laurentina”.
“Quel giorno, purtroppo – ricorda Roberto – ho rischiato di lasciare questo mondo. Sono stato in coma per un mese, ma grazie all’intervento professionale dei dottori, dall’eliambulanza a chi mi ha ricostruito la testa distrutta al San Camillo, grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnato in un intenso percorso di riabilitazione fisica e mentale, in parte ancora in corso, grazie all’amore della mia donna, dei miei parenti, dei miei amici, non mi sono arreso, ho tirato fuori tutta la voglia di vivere, di tornare ad essere me stesso.
Sono ancora vivo, riesco a muovermi, pensare, emozionarmi e scrivere.
Ma non capitano solo cose belle in questa esistenza”.

“Purtroppo quella mattina – riprende Roberto riallacciandosi ai fatti del 25 novembre – anche se mio padre guidava la macchina a una velocità ridotta di 70 km/h, rispettando alla norma il codice della strada ed utilizzando la corsia di destra della Pontina, all’altezza del campo nomadi di Castel Romano abbiamo rischiato la nostra salute. Un sasso, non di piccole dimensioni, veniva scagliato dall’altezza del campo nomadi contro il nostro veicolo, colpendo e rompendo il parabrezza.
Poco più avanti c’erano anche le pattuglie della municipale che stavano facendo operazioni di bonifica, ci siamo fermati, abbiamo fatto presente l’accaduto, hanno preso indicazioni dal libretto della macchina e dal documento d’identità di mio padre, hanno fatto foto al parabrezza e ci hanno detto che quando tornavano al comando avrebbero fatto un verbale di constatazione, di più non potevano fare”.

“Io – commenta il lettore – non sono assolutamente un uomo razzista ed egoista, rispetto la terra e ogni essere vivente su questo mondo, che sia umano o animale, aiuto il prossimo per quanto mi è possibile e, anche se non è semplice farlo, sono un donatore di due organizzazioni fondamentali: per portare avanti il rispetto per questo mondo e per la vita di ognuno di noi.
Non sopporto però chi non è così.
Non sopporto la violenza né con le parole né con le mani.
Non accetto che dei nomadi si comportino, nei confronti di chi li ha gentilmente ospitati, in questo modo.
Chiunque sia stato a lanciare quel sasso, giovane o adulto, spero che un giorno si renda conto di aver commesso un gravissimo errore, se ne penta e mi auguro si impegni a fare qualcosa di pacifico, saggio e importante per farsi perdonare.
Detto ciò esprimo il desiderio, che non credo sia solo il mio, rivolto al nostro Stato.
Considerando che, oltre al fabbisogno economico per tenere il campo aperto, ogni giorno numerosi agenti delle forze di polizia italiane sono impiegate in quel territorio, SMANTELLATE URGENTEMENTE IL CAMPO NOMADI DI CASTEL ROMANO, GRAZIE!”

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