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Ponza, depuratore rotto: turisti e visitatori fuggono per la puzza, mentre i residenti si barricano in casa

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Ponza tassa di sbarco

Ponza. Quest’anno sembra arrivare tutto in anticipo: il caldo, l’estate, le crisi e anche i miasmi. Come ogni anno, purtroppo, a Ponza arriva il solito problema di sempre, ma quest’anno pare che i tempi siano stati anticipati: da giorni ormai, il il depuratore di Giancos sta avvelenando l’aria della zona, infestandola di cattivi odori, proprio a due passi dalla spiaggetta, a ridosso di case e attività commerciali turistiche. 

Un problema continuo a Ponza

Un disagio davvero enorme per i residenti e per l’economia della zona. Di fatto, alcuni turisti o visitatori di passaggio se ne sono andati a gambe levate per via degli odori nauseabondi. E i residenti, che non possono sloggiare, sono costretti invece a chiudersi dentro casa, barricando porte e finestre nonostante la tremenda afa estiva. 

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La causa del problema negli anni passati

Qualche indagine approfondita di due anni fa, aveva individuato la causa di tutto questo negli sversamenti illeciti che avvenivano nella località. Il problema, poi, si era ripresentato l’anno successivo, nel 2021, seppure a partire solo da luglio. In quel caso si era pensato alla difficoltà per un depuratore come quello di Giancos di riuscire a trattare una massa enorme di reflui causati dall’enorme afflusso di turisti. 

La diffida ad Acqualatina da parte dei residenti

Poi accadde che a settembre scorso, un gruppo di residenti, rivoltosi a un avvocato, aveva inviato una diffida ad Acqualatina, la società che gestisce il servizio, al Comune di Ponza, alla Provincia di Latina e all’Arpa Lazio, come conferma anche un pezzo di Repubblica.

Le accuse

Nel documento stilato ad allora, veniva sottolineata, “una grave lesione del diritto al normale svolgimento della vita familiare e professionale all’interno della propria abitazione e più in generale del proprio immobile ed il diritto alla libera e piena esplicazione delle proprie abitudini di vita quotidiane”. Ora, però, nonostante le parole e i reclami, i miasmi sono tornati ad avvelenare l’aria e anche l’economia. 

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