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Poteri speciali a Roma Capitale: “Diventerà come una Regione”, via alla discussione

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Campidoglio

La Commissione Affari costituzionali dal 16 maggio dibatterà se ampliare le competenze del Campidoglio.

Roma
Perchè Roma divenne Capitale d’Italia nel 1871? Le ragioni storiche (credits Canva) – Ilcorrieredellacitta.com

 

Nuovi poteri per Roma Capitale, che vedrà messe in discussione le sue competenze amministrative. Giovedì 16 maggio arriverà infatti in Commissione Affari costituzionali la proposta di legge costituzionale che intende ampliare l’autonomia decisione del Comune, slegandolo almeno in parte dal laccio burocratico che tiene vincolata Roma su diverse competenze alla Regione Lazio.

Tra queste per esempio gli investimenti per il trasporto pubblico, i finanziamenti erogabili tramite l’adesione di Roma Capitale ai bandi europei, temi in materia di urbanistica o gestione dei vigili urbani. Per questo motivo, se il provvedimento in discussione il 16 maggio della Camera dovesse raccogliere adesioni, Roma Capitale potrebbe finalmente “disancorarsi” dalla Regione e procedere, a eccezione della sanità, in autonomia decisione su temi essenziali per i cittadini.

Roma e Regione Lazio: una gestione condivisa della Capitale

Al momento Roma, così come avviene per altri Comuni nel resto d’Italia, da un punto di vista decisionale è strettamente collegata alla Regione Lazio su diversi temi, in primis la sanità e il trasporto pubblico.

La proposta di legge costituzionale che giovedì 16 maggio sarà discussa in Commissione Affari Costituzionali della Camera propone di ripartire le competenze che riguardano direttamente la burocrazia capitolina e ampliare i poteri del Campidoglio su determinati ambiti di amministrazione. Un primo tentativo di imprimere un cambio di passo nella gestione della res publica capitolina ci fu già nel 2010, con la riforma Berlusconi/Alemanno. Di fatto però, gran parte delle competenze amministrative rimasero alla Regione e, a eccezione del cambio di nome da “Comune di Roma” a “Roma Capitale”, il Campidoglio è tuttora in gran parte alle dipendenze decisionali della Regione.

La riforma permise però di cedere al Comune poteri sull’Urbanistica, anche se per quanto riguarda la valutazione ambientale strategica e l’impatto ambientale dei progetti, l’ultima parola spetta sempre alla Regione. Così come la sanità, qualora la proposta di legge costituzionale al vaglio il 16 maggio dovesse trovare consensi tra i deputati, la sanità a Roma rimarrebbe sempre pertinenza di via Cristoforo Colombo. Lo stesso si può dire per lo spazio di discussione di cui il Comune di Roma gode in ambito istituzionale: è sempre la Regione Lazio che si confronta col Governo sui temi della città, decretando l’accesso della Capitale a finanziamenti europei per la Città Eterna.

Maggiori poteri per Roma

In realtà il testo legislativo in discussione non è nuovo, ma rappresenta l’ennesimo tentativo di ampliare le competenze del Campidoglio rispetto all’ente regionale. Il primo ad avanzare la proposta fu Roberto Morassut deputato ed ex assessore all’Urbanistica della Giunta Veltroni.

L’idea, presentata dall’attuale piano regolatore della città, poi entrato in auge nel 2008, è stata accolta e rilanciata dal centrodestra tramite il deputato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia, presidente della Federazione italiana Nuoto (Fin) ed ex assessore al Turismo della Provincia di Roma.

Ci sarà comunque da attendere prima che da una proposta normativa si passi alla sua eventuale applicazione. La Commissione della Camera comincerà a discutere la proposta di legge in sede referente da giovedì 16 maggio ma non ci sarà nessuna votazione: spetterà a Camera e Senato esprimersi solo qualora la “fase referente” trovi consensi e permetta di portare il testo in Parlamento. Lì, la camera alta e bassa dovranno esprimersi però per ben due volte sullo stesso testo, a distanza di tre mesi una votazione dall’altra. Una volta proceduto alla votazione del Parlamento, si passerà poi a un referendum costituzionale. Qualora però Camera e Senato nella seconda votazione approvino il testo con almeno due terzi dei componenti parlamentari, in tal caso il provvedimento diverrà legge.

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