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Psicologia: Società moderna, la perdita del contatto

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Cos’è il contatto?

L’abbraccio presuppone contatto, elemento fondamentale per la crescita sana nel bambino e del benessere psicofisico dell’adulto. Si tratta di un’esperienza arcaica, una spinta verso un bisogno innato che fa parte di ogni essere vivente.

Nel contatto c’è uno scambio reciproco, si passa oltre i limiti e si entra nello spazio privato e più intimo della persona: è la base di molte forme di relazione e si raggiunge anche con uno sguardo, con un sorriso, con uno scambio empatico.

Viene spesso associato al sesso, ma ha un ruolo fondamentale anche all’infuori di questa sfera: in un semplice abbraccio sono coinvolti il corpo, le emozioni e la testa.

 

Come nasce il contatto

Il primo contatto avviene nell’utero dove il bimbo è contenuto e protetto, dopo la nascita si continua attraverso le carezze, l’allattamento, il cambio del pannolino, il bagnetto: il bimbo è lì che riceve, senza aspettarsi altro che questo; la mamma, d’altra parte, dà al piccolino senza aspettarsi nulla in cambio.

Il contatto semplice senza altro scopo contiene “nutrimento” e le parti coinvolte assorbono amore, tenerezza, protezione, contenimento e calore.Continua per tutto il percorso della nostra vita come tessuto portante del rapporto genitori-figli: a scuola il tenersi per mano, durante l’adolescenza abbracciarsi per ballare, per ridere, durante relazioni sentimentali, nelle relazioni lavorative, l’abbracciare i nonni, coccolare gli animali.

Il contatto non ha connotazione passiva, anzi, può essere attivo quando è richiesto, e si perde nell’immobilità così come nella frenesia: i cani tirano la mano per farsi accarezzare, così come i gatti “seducono” strisciando sulle mani o gambe del padrone.

 

Quando nasce l’alterazione

La perdita del contatto è il male della società contemporanea. videogames, social network, tv e telefonini sono assolutamente deleteri per lo sviluppo ed il mantenimento del benessere; il bambino è reso “adulto” da subito essendo le mamme impegnate anche nel lavoro; il piccolo deve imparare a mangiare da solo, vestirsi da solo, badare a se stesso. Sembra che l’indipendenza precoce sia sinonimo di intelligenza, ma non è affatto cosi. Per non parlare dell’uso spropositato degli smartphone che riduce ogni relazione fisica allo scambio di una emoticon.

Sono diverse le situazioni che causano la perdita del contatto, vediamone alcune:

– Ambiente distratto, poco accogliente, frenetico: il bambino non si sente visto, nessuno ha tempo per lui;

– Ambiente cognitivo, importanza solo alla realizzazione professionale: si amplifica la parte cognitiva del bambino, il contatto è qualcosa di poca importanza o addirittura infantile;

– Ambiente rigido, tabù sessuali e poco dialogo: il contatto è inquinato, diventa sporco perché legato al sesso;

– Ambiente ansiogeno, allarme continuo, paure, chiusura con l’esterno: il bambino non sperimenta la calma, in perenne tensione muscolare per una paura costante;

– Ambiente maltrattante: il contatto è solo violenza;

– Ambiente ospedalizzato: il contatto è doloroso, solo per curare le malattie.

 

Il contatto perde la sua connotazione naturale, diviene strumentale alla sopravvivenza e la capacità del chiedere viene soffocata. Disimparando a chiedere in modo aperto, il bambino diventa dispettoso e capriccioso.

Inoltre, disturbi sessuali nascono da quest’alterazione, il continuo «tastare» non permette ad entrambi di “sentirsi” e diventa una corsa meccanica all’orgasmo.

 

Recuperare il contatto

Per riprendere il contatto bisogna ritrovare la calma, rallentare i tempi per stare e sentirsi: si può iniziare con l’auto-coccolarsi -capacità presente già nel feto quando si succhia il pollice- facendo cose per sé stessi, come prepararsi un dolce, fare un bagno caldo, mettere la crema sul corpo, passeggiare lungo il mare o semplicemente chiacchierare con un amico al telefono stando comodamente sul divano; avere un animale in casa può aiutare, accarezzarlo per vedere quanto sia semplice il contatto, senza preoccupazioni.

Nel contatto con l’altro abbiamo bisogno di tempo, tanta calma e assenza di pensieri. È uno scambio che parte dal corpo e si propaga in tutto l’organismo.

Piccoli passi verso un funzionamento importantissimo per noi e per le nostre relazioni, che vale la pena recuperare: un abbraccio vale più di mille parole.

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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