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Regina Coeli, muore detenuto ‘per cause naturali’, i testimoni: «Ucciso soffocato da un braccio al collo»

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Regina Coeli

Non una morte naturale, così come era stata inizialmente segnalata e catalogata. Ma un omicidio, su cui adesso indaga la Procura di Roma, a seguito della denuncia presentata dalla Garante dei detenuti, Gabriella Stramaccioni. Carmine Garofalo, detenuto nel carcere di Regina Coeli, nella cella numero 24, è stato trovato morto, disteso a terra, nel pomeriggio del 16 agosto.

Un attimo prima era appoggiato alle sbarre, aspettando un caffè. Secondo la denuncia presentata, sarebbe stato aggredito alle spalle, probabilmente dal suo compagno di cella, e soffocato. 

I testimoni

La denuncia parte dal racconto di altri due detenuti, testimoni alla scena. Sono loro che hanno raccontato del cambiamento di umore di Garofalo nell’ultimo periodo della sua vita, da quando nella sua cella era arrivato un altro detenuto. Un uomo pericoloso e con problemi psichiatrici. E che, da quanto riportano i due testimoni, in passato avrebbe tentato di uccidere un altro compagno di cella.

Il fatto che tra i due ci fossero problemi era noto, tanto che la dirigenza del carcere aveva disposto la sorveglianza a vista per la cella 24 sin dal 2 agosto. Eppure, nonostante questo, nessuno del personale si sarebbe accorto di nulla. I testimoni riportano di urla e liti, cosa che ha insospettito il Garante.

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La morte

Garofolo è stato trovato morto nel pomeriggio del 16 agosto, intorno alle 17:30. Inutili i soccorsi con il massaggio cardiaco. Il referto parlava di un aneurisma celebrale, ma la denuncia con la testimonianza dei detenuti parla di tutt’altro. Secondo quanto riportato, il compagno di cella lo avrebbe afferrato alle spalle, preso con un braccio e stretto al collo. Garofalo sarebbe così morto soffocato. E non dopo aver sbattuto la testa a causa di una caduta accidentale che avrebbe provocato l’aneurisma. Sempre secondo il racconto dei testimoni, dopo l’uccisione, il compagno di cella avrebbe prima pulito a terra con uno straccio, poi si sarebbe messo a letto, fingendo di dormire.

La protesta

Subito dopo, i detenuti delle celle vicine avrebbero iniziato a battere sulle inferriate, gridando “Assassini, assassini”. Ma, nonostante questo, la morte di Garofalo sarebbe lo stesso passata come naturale. Da qui la denuncia alla Procura, arricchita anche dai dettagli dei giorni precedenti alla morte del 49enne. L’uomo infatti aveva avuto atteggiamenti di protesta e autolesionismo da quando era costretto alla convivenza forzata con l’altro detenuto. Garofalo avrebbe addirittura, in un caso, tentato il suicidio, provando a impiccarsi.

Adesso la Procura indaga sul presunto omicidio, ma sotto la lente degli inquirenti potrebbe finire anche la scarsa sorveglianza. Come è possibile infatti che, nonostante la cella 24 fosse sotto stretta sorveglianza, non ci si sia accorti di nulla? Ma a Regina Coeli il problema è ben più vasto ed è legato sovraffollamento, con circa 1.000 detenuti quando i posti sarebbero, secondo quanto stabilisce il Ministero della Giustizia, poco più di 600.

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