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Respinta con sei insufficienze, 14enne promossa dal Tar ‘Bocciare non è la regola’

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Era stata bocciata con sei insufficienze, ma il TAR accetta il ricorso la fa promuovere con una sentenza. La decisione del Tribunale, oltre a sconfessare la scuola della giovane studentessa, crea un importante precedente in caso di bocciature per gli studenti. Secondo i giudici che hanno visionato il caso della ragazza 14enne, la possibilità di “bocciare” un alunno non è una regola per la gestione dei criteri formativi scolastici.

Prende sei insufficienze, studentessa promossa con il TAR

L’episodio è avvenuto all’interno di una scuola media di Tivoli. La giovane, secondo la fonte de Il Messaggero, avrebbe ricevuto alla fine dell’anno ben sei insufficienze. I genitori della ragazza però avrebbero fatto ricorso riguardo quel giudizio dei docenti, ribaltando di fatto al Tribunale del TAR lo scrutinio sul conto della figlia. Ma com’è potuta avvenire una cosa simile?

Perché far partecipare la ragazza all’anno successivo?

Secondo i giudici che hanno preso in carico il caso, l’ammissione alla classe successiva non dev’essere un provvedimento afflittivo, ma bensì un percorso per spronare il singolo alunno e renderlo più responsabile. Insomma, la legge nei fatti smonta – a torto o ragione – il sistema del giudizio dei docenti, riaprendo un animoso dibattito sull’utilità della bocciatura scolastica in Italia.

Tar del Lazio
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I problemi pratici attorno alla sentenza del TAR

Una promozione per spronare lo studente più svogliato. Ma ammesso alla classe successiva, possiederà le basi culturali per affrontarla? Il dubbio è lecito, certi anche di come la bocciatura non sia figlia di sfortunate verifiche o antipatie dei docenti verso determinati alunni. 

Se un alunno è svogliato, probabilmente rimarrà svogliato anche con la coscienza di chi ha passato l’anno nonostante non abbia mai aperto libro. Una beffa, magari, ai danni di quei ragazzi che invece spendono pomeriggio e sera sui libri, sacrificando uscite con gli amici o allenamenti nello sport. Resta poi una condizione: l’assenza di metodo di studio, da parte dello studente “salvato”, per affrontare l’anno successivo. 

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