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Roma. Morsi e cinghiate ai figli, vietato uscire e fare sport: ‘Non rompere o ti incapretto’, padre-padrone a giudizio

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Li aveva messi al mondo, avrebbe dovuto prendersi cura di loro, amarli, proteggerli, farli crescere bene. Rimproverarli quando serviva, essere da esempio. E non certo pestarli di botte e minacciarli, come invece avrebbe fatto J.S, un meccanico romano di 54 anni che, secondo la procura di Roma, si sarebbe trasformato in un incubo, in un padre-padrone per i suoi due figli. 

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L’incubo vissuto dalla moglie e i due figli minorenni

I ragazzi, ancora minorenni, stando alle testimonianze, potevano fare il bagno solo una volta a settimana. E non a casa loro, ma dai nonni. Dovevano studiare e vivere in quell’abitazione piena di muffa, al buio. Non potevano ribellarsi, dire la loro: dovevano stare zitti, ‘eseguire’ gli ordini, quasi come se fossero degli schiavi. E se solo provavano a dire di no a quel padre padrone, via con minacce e schiaffi: “Non rompere, ti incapretto, torna a studiare”. 

Maltrattamenti, continue vessazioni e umiliazioni che, come spiega Il Messaggero, sarebbero andati avanti fino all’ottobre del 2020, quando il cognato dell’uomo ha deciso di querelarlo. Una vicina di casa ha raccontato che quella famiglia viveva in un appartamento pieno di muffa, polveroso, quasi un magazzino. Quei ragazzini non potevano andare al mare, praticare sport, fare delle gite. La loro vita era lì dentro, in quelle quattro mura: del mondo fuori, della realtà, non conoscevano nulla. E della bellezza racchiusa in una partita a pallone, in un’uscita con gli amici, non ne sapevano niente. 

“I primi giorni di scuola – ha raccontato ieri in aula la professoressa del figlio più grande – si era presentato dicendo che non avrebbe potuto partecipare a nessun viaggio d’istruzione. Non faceva sport, non partecipava ai lavori di gruppo e spesso era un problema trovargli un compagno di banco“. Quei ragazzi non si erano mai spostati di casa. E avevano un sogno: vedere il mare, almeno una volta. Vivere la vita, gli anni più spensierati. Lontano da quelle continue minacce, fisiche e psicologiche.

Le botte continue

“Una volta ero nel giardino del palazzo insieme ai bimbi, senza il padre. Avevo accompagnato il più piccolo in bagno. Lì notai dei segni di cintura sulle gambe. Lui mi disse che era stato il papà. E poi spesso avevano dei morsi sulle guance. Mi spiegavano che era un gioco che faceva il padre”  ha dichiarato la vicina di casa, come riportato dal Messaggero

L’uomo in aula ha negato tutto, ha cercato di difendersi. “Io sono alto due metri e dieci, sono pugile e karateka, se avessi davvero fatto certe cose ai miei figli adesso non sarebbero più qui. Sono stato dipinto per la bestia che non sono” – ha detto, prima di puntare il dito contro l’ex moglie e i suoi vicini di casa. Per l’uomo era la donna a colpirli, a graffiarli, a offenderli e a plagiarli per andare contro di lui. Gli inquilini del palazzo, invece, farebbero parte, secondo il meccanico, di una ‘setta satanica‘. Ora il tribunale ha richiesto una perizia psichiatrica per capire se l’uomo sia capace di intendere e di volere, lui che ieri dall’aula è uscito accompagnato dai Carabinieri. Dopo quelle urla davanti a tutti. 

 

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