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Tor Vergata, scandalo all’università: il voto degli studenti in cambio di punti per la tesi e ore di tirocinio

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università tor vergata

Roma. Nei corridoi accademici dell’università di Tor Vergata c’è aria di politica, come in tutte le università ovviamente. Nelle scorse giornate del 9 e del 10 maggio, del resto, si sono tenute le elezioni dei rappresentanti degli studenti nei principali organi dell’ateneo, come ad esempio il consiglio di amministrazione e il Senato accademico. Un momento importante, una palestra civica, all’interno della quale studenti e studentesse esercitano il loro diritto di voto.

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Scandalo all’università: voti in cambio di punti laurea

Tuttavia, non è tutto lineare, anzi. Come rivelato dall’edizione romana di Repubblica, pare che durante tali momenti il voto degli studenti venga contaminato da promesse di punti in più alla Laurea. Ma non è tutto, perché durante la campagna elettorale seguita, pare che gli stessi studenti vengano anche accalappiati dai rappresentanti di una lista in particolare, Atlante, con la scusa di un bottino di ore di tirocinio. Insomma, sembra una piazza di mercato, dove il voto è la merce da vendere in cambio di preziosi risultati accademici, altro che diritto. 

La ”palestra civica” dell’università Tor Vergata

Ecco il testo scoperto, da cui tutto è iniziato, che riporta Repubblica in merito alla vicenda: ”Buonasera, sono M.M., il 9 e il 10 si terranno le elezioni per il Senato accademico e sono candidata (con la lista Atlante, ndr) a rappresentare lo sport all’interno dell’università. Noi di Scienze motorie – così scrive una ragazza all’interno di una chat universitaria citando anche altre facoltà che ricadono sotto Medicina – abbiamo la possibilità di avere un punto in più al voto di laurea se andiamo a votare”. Ecco lo scambio, la promessa che viene ribadita, poi, anche di persona, all’interno dell’università stessa da parte di una collega, un’altra rappresentante di lista che sta seduta dietro ad un tavolo all’interno delle grandi sale d’ingresso della facoltà. Insomma, un mercato continuo che di certo non rappresenta l’esempio più fulgente di libertà di voto.

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