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Saccone: “Democrazia, rete e futuro dell’Italia, ecco la ‘ricetta’ dell’UDC”

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Dopo l’evento nazionale dell’Udc a Fiuggi, “Democrazia e rete”, il Senatore Antonio Saccone ha espresso attraverso questa intervista le sue impressioni sui temi affrontati.

 

Dove sta andando l’Udc? cercherà di fare un blocco con il nuovo centrodestra anche se rappresenta la parte moderata della coalizione?

 

“Innanzitutto la festa dell’Udc a Fiuggi ha testimoniato non solo quantità, ma tanta qualità della sua classe dirigente. C’è entusiasmo e voglia di lottare per difendere le nostre idee ed i nostri valori.

Abbiamo affermato con convinzione che senza una forte presenza moderata nel centro destra difficilmente il Paese può uscire dalla stagnazione economica e può creare lavoro. Siamo nel centro destra, bisogna capire se Salvini crede ancora in questa coalizione o se si vuole avventurare altrove in preda alla sindrome dell’autosufficienza”.

 

Come vede il partito democratico che succederà se Zingaretti diventerà segretario nazionale? Cosa prevede per Renzi?

 

“Non mi permetto di entrare nella casa degli altri. Mi limito a dire che non basta cambiare volto per riconquistare la fiducia dei cittadini. Ci vogliono idee nuove, umiltà e capacità di ascolto. Ma senza credibilità si va poco lontano e in questo momento Renzi mi pare ancora vittima del suo egocentrismo”.

 

Come si pone l’Udc, che è un partito cattolico moderato, di fronte all’azione repressiva adottata dalla lega nei confronti dell’immigrazione?

 

“Io non partirei da un approccio morale, ma piuttosto dalla necessità di comprendere che c’è un forte disagio nelle nostre città. Qualcuno esaspera questi toni e questo non aiuta a costruire risposte adeguate. È innegabile che nelle città spesso si vedano scene inaccettabili e comportamenti, che creano frustrazione e paura tra la gente. Ma un conto è denunciare anche con toni alti questa emergenza, un altro è trovare le soluzioni, che ovviamente non possono limitarsi a dei proclami. Ad oggi non vedo provvedimenti concreti. In tutto questo come Udc in Senato, non abbiamo mai esitato a denunciare la sordità e l’egoismo dell’Europa, ma allo stesso tempo non possiamo affrontare un fenomeno globale di queste dimensioni, con i soli respingimenti.

 

Cosa farà l’Udc alle Europee, andrà da solo o sta studiando un cartello elettorale con le liste?

 

“Abbiamo ribadito a Fiuggi ai nostri “cugini” di Forza Italia di assumersi la responsabilità di costruire un campo largo dei moderati, di quella maggioranza silenziosa che crede che ci debba essere meno Stato nell’economia, che ritiene che la dignità della persona si garantisce con il lavoro, che vuole una Europa più solidale e più forte. Illudersi di affrontare le sfide globali chiudendosi nel proprio orticello vuol dire non comprendere che saremo buttati fuori “mercato globale”, che si traduce in meno posti di lavoro, meno competitività e direi forte abbassamento della nostra qualità di vita”.

 

I giovani sono lontani dalla politica gli unici due interlocutori sono Salvini ed i 5 stelle: qual è una proposta per coinvolgerli?

 

“Con messaggi chiari e sinceri. Oggi i giovani hanno poca speranza. Migliaia dei nostri ragazzi se ne vanno dall’Italia. Solo nel 2017, ben 13000 laureati sono fuggiti.  La ricetta di questo governo Lega-5 stelle, non costruirà nulla per farli ritornare o per bloccare questa emorragia. Se credi nei giovani, nel loro talento, nel merito, allora non puoi impegnare i soldi per il reddito di cittadinanza, ma devi al contrario permettere loro di esprimersi garantendo maggiori investimenti, liberando l’economia dalla troppa burocrazia. Questo governo non esalta le loro qualità, ma punta solo ad assisterli peraltro presto si renderà conto che i soldi non basteranno”.

 

L’Udc è l‘erede naturale di quello che rimane della Democrazia Cristiana che nasce come partito popolare, aveva delle parrocchie dove nasceva la classe dirigente. Qual è oggi l’arena d’incontro dei moderati dove possono trovare il loro elettorato?

 

“È assai più difficile rispetto al passato. Purtroppo non c’è luogo dove abituarli a incontrarsi o a confrontarsi, anche con idee distanti dalla nostra cultura o dai nostri valori. Oggi c’è la rete. Ma sa cosa mi ha sorpreso a proposito della rete e dei giovani? Il dato che gli esperti alla nostra festa ci hanno comunicato. Le generazioni post del nuovo millennio non amano i social, sempre meno FB e Twitter, alcuni li ritengono addirittura una perdita di tempo. Quindi abbiamo speranza che ci si possa incontrare e confrontare senza l’odio dei troll”.

 

Linda Di Benedetto

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