Home » Ultime Notizie » Senza assicurazione, travolge e uccide un ciclista, poi scappa: condannato pirata della strada

Senza assicurazione, travolge e uccide un ciclista, poi scappa: condannato pirata della strada

Pubblicato il
Pirata della strada travolge ciclista

Nessuna pena sarebbe mai stata adeguata per ripagare la loro perdita e il modo riprovevole in cui è avvenuta, ma i familiari di Umberto Pariselli hanno almeno ottenuto un po’ di giustizia. All’esito dell’udienza preliminare tenutasi mercoledì 29 giugno nel Tribunale a Cassino, e dopo essersi ritirata in camera di consiglio, il giudice Alessandra Cassinelli ha condannato a due anni, due mesi e venti giorni il pirata che ha investito l’incolpevole anziano mentre procedeva a bordo strada con la sua bicicletta.  L’uomo, alla guida di un’auto risultata non assicurata, era fuggito abbandonando la vittima al suo destino. Il pirata è Eugenio D. P., sessant’anni, di Rocca d’Evandro, nel Casertano.

Accolte le richieste dell’accusa

Il Gip ha accolto quasi integralmente le richieste del Pubblico Ministero della Procura cassinate titolare del procedimento penale, la dott.ssa Marina Marra, che aveva chiesto tre anni. Una pena che sarebbe potuta essere ancora più pesante se l’imputato non avesse beneficiato della riduzione di un terzo prevista in virtù della scelta del rito abbreviato, e che comunque, essendo superiore ai due anni, non potrà essere sospesa. L’imputato dovrà scontarla tutta, anche se con ogni probabilità attraverso il suo difensore chiederà l’affidamento ai servizi sociali.

Revoca della patente

E non potrà guidare ancora una macchina tanto presto, gli è stata infatti inflitta anche la sanzione accessoria della revoca della patente. Nei casi di fuga e omissione di soccorso la legge prevede che non la si possa ri-conseguire prima di 10-12 anni. “L’ergastolo della patente” è stata definita la norma.

L’incidente mortale

UMBERTO PARISELLIL’ennesimo grave episodio di pirateria stradale è successo il 25 agosto 2020, poco prima delle 19, sulla Statale 430 “Valle del Liri”, nella frazione cassinate di San Cesareo. Pariselli, 81 anni, di Cassino, stava rincasando sulla sua bici e procedeva su via valle del Garigliano (tratto della SS430) in direzione San Vittore-Rocca d’Evandro.

Com’è stato accertato, pedalava completamente a destra a cavallo della linea che delimita la carreggiata, più in là non si poteva andare. Lungo quel tratto stradale da un lato c’è il fossato, dall’altro le recinzioni delle case. Ma nonostante questa condotta irreprensibile, e nonostante fosse ancora chiaro, alle 7 di una serata d’estate, l’imputato, che viaggiava nella stessa direzione alla guida della sua Fiat Punto, all’altezza del civico 6 lo ha inopinatamente tamponato, caricandolo sul cofano e scaraventandolo sull’asfalto. La conducente e la passeggera di una vettura che sopraggiungeva (dopo) nello stesso senso di marcia hanno riferito di aver visto una sagoma “volare”.

Per il pensionato, che ha battuto violentemente il capo contro la vettura (ha sfondato il parabrezza) e poi al suolo, non c’è stato nulla da fare. Al loro arrivo i sanitari del 118, dopo inutili tentativi di rianimazione, hanno dovuto costatarne il decesso.

La fuga dopo l’incidente

L’investitore inizialmente si era fermato ed era sceso dalla macchina, ma vi è risalito dopo neanche 20 secondi, come emerge dai filmati di una telecamera privata di un civico vicino acquisite dagli inquirenti. E’ ripartito e si è dileguato.

I carabinieri di Cassino, subito accorsi, si sono messi immediatamente sulle tracce del pirata. I militari sono stati agevolati dai residenti e automobilisti di passaggio, si erano invece fermati a soccorrere la vittima allertando il 118.

Subito identificato

Alcuni lo avevano visto e pure riconosciuto, abitando a soli tre chilometri di distanza. I carabinieri a tempo di record l’hanno raggiunto a casa, trovando puntualmente la sua vettura pesantemente danneggiata, e che peraltro aveva nascosto e occultato nel retro dell’abitazione, coprendo la targa e il posteriore con una tapparella.

A quel punto Del Primo non ha potuto che ammettere le proprie colpe, sostenendo di non aver visto il ciclista. Ha poi giustificato la sua grave condotta culminata con la fuga e l’omissione di soccorso per lo spavento provato “avendo visto del sangue e sentito delle urla”. Tesi sostenuta invano anche al processo, per il fatto che si erano fermate anche altre persone. Il “pirata”, nonostante il quadro probatorio schiacciante a suo carico, attraverso il suo legale ha cercato in ogni modo di alleggerire la sua posizione, ma il giudice ha rigettato le sue istanze.

Auto senza assicurazione: “Mi serviva per andare al lavoro” 

I carabinieri hanno anche scoperto che la Punto era priva di copertura assicurativa e non per dimenticanza. L’uomo lo sapeva bene, ma, ha spiegato, “mi serviva per andare al lavoro”. Un’ulteriore violazione che ha complicato l’iter risarcitorio. I familiari di Pariselli, che sono stati risarciti, si sono affidati per la parte penale dall’avv. Vincenzo Cortellessa. Per quella civile invece si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. 

Arresto trasformato in obbligo di firma

L’oggi sessantenne, in virtù dell’estrema gravità dei fatti commessi, inizialmente è stato anche tratto in arresto e sottoposto alla misura restrittiva dei domiciliari. Poi è  stata tramutata nell’obbligo di firma. Alla chiusura delle indagini preliminari, la dott.ssa Marra ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Il reato è omicidio stradale aggravato dal fatto di non essersi fermato a prestare soccorso dandosi alla fuga.

Si è così arrivati all’udienza di ieri e alla condanna che non è di poco conto per la “prassi” italiana e che dà in parte una risposta alla moglie e i figli del signor Umberto. I quali hanno sempre chiesto non vendetta, ma una pena congrua al terribile fatto commesso ai danni del loro congiunto, che ha avuto l’unico torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che non meritava quel tragico destino e di essere abbandonato agonizzante sul ciglio di una strada dal suo investitore. Con l’auspico che la sentenza possa essere anche un monito per scongiurare il ripetersi di altri drammi del genere.

Incidente sul cavalcavia, perde il controllo dell’auto e precipita per dieci metri: ‘La tragedia poteva essere evitata’

Impostazioni privacy