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‘Siamo carabinieri’, entrano in casa e lo tramortiscono con una pistola, poi lo sequestrano e lo rapinano

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Rapina alla Stazione Termini

Momenti di puro terrore per un barista di Ardea, sequestrato, picchiato e rapinato da due malviventi che si sono spacciati per carabinieri. I fatti sono accaduti lunedì 28 novembre, verso le 19:00, ad Ardea, nel quartiere di Tor San Lorenzo. L’uomo, un noto barista di Ardea, era da poco rientrato a casa dal lavoro, nella sua abitazione in via Campo di Carne, quando ha sentito suonare al citofono. Ed è iniziato il suo incubo.

“Siamo carabinieri, cerchiamo la droga”

“Non aspettavo nessuno”, racconta Paolo, nome di fantasia. “Ingenuamente ho aperto il portone per vedere chi fosse e, in un istante, sono stato aggredito da due persone che avevano il volto coperto. Mi hanno detto: ‘Siamo carabinieri, cerchiamo la droga, facci entrare!’ Erano armati. Mi hanno puntato entrambi le pistole contro. Uno dei due mi ha colpito violentemente al volto con la pistola, facendomi arretrare. Mi hanno detto di essere del Nucleo Antidroga di Anzio“.

Paolo era terrorizzato. “Mi hanno buttato a terra. Uno dei due mi ha tenuto bloccato, minacciandomi con la pistola. Io cercavo di fargli capire che avevano sbagliato persona, che non avevo nessuna droga. Non so neanche come sia fatta, la droga! E invece, mentre ero a terra bloccato, l’altro saliva le scale e andava al piano di sopra. Hanno chiuso il portone a chiave e si sono tenuti le chiavi e nel frattempo continuavano a urlare, dicendo che cercavano la droga e che avrebbero fatto arrivare altri loro colleghi”.

La rapina

“Io – prosegue Paolo – continuavo a dire che si stavano sbagliando, ma non volevano saperne. Dopo circa 25 minuti di incubo, mi hanno preso e portato in cucina. Lì hanno voluto che aprissi la grata e se ne sono andati. Li ho visti scappare tra le abitazioni”. Paolo resta qualche istante confuso, poi sale al piano superiore e si accorge che la sua stanza è sottosopra. Nella sua camera da letto, dove c’è ancora la luce accesa, l’armadio ha le ante aperte, e anche il comò ha ancora i cassetti aperti. Tutto è a soqquadro. Sul letto ci sono scatolette aperte e vuote.

“Non c’era più il mio passaporto, dove erano contenuti 550 euro in contanti, tutti i miei documenti d’identità e le carte di credito. Inoltre mi sono accorto che erano spariti alcuni gioielli, di poco valore economico ma di enorme valore affettivo, appartenuti a mia moglie, morta recentemente”.

I finti carabinieri fuggiti 

Paolo, pur non vedendoli in faccia, è riuscito a fare una sommaria descrizione dei due malviventi. “Erano stranieri, sono quasi certo che fossero albanesi. Grazie al mio lavoro di barista, ho imparato a riconoscere gli accenti e la loro cadenza non lasciava molti dubbi sulla loro provenienza. Erano alti circa 1,70 e di corporatura normale”. Ma la cosa più interessante è che, nella fuga, uno dei due ha perso un cappello nel giardino accanto a quello di Paolo. “Me ne sono accorto solo oggi e lo andrò subito a consegnare ai carabinieri, dove ieri ho presentato la denuncia”.

Per Paolo, che è stato percosso dai due delinquenti, non si è trattato solo di spavento e di un furto: ha infatti dovuto anche ricorrere alle cure mediche. Per lui, a causa del colpo ricevuto in volto e di altre percosse, i medici del pronto soccorso hanno riconosciuto 7 giorni di prognosi per contusione alla mandibola e contusione allo sterno. Le indagini sono affidate ai carabinieri della Compagnia di Anzio, che sono alla ricerca dei due stranieri, accusati di rapina aggravata.

Paura nel quartiere 

Non appena si è diffusa la notizia nella zona, tra gli abitanti del quartiere è serpeggiato un sentimento di paura. “Chiediamo maggiore sicurezza. Qui gli episodi di criminalità sono frequenti, ma non si era mai arrivati a questi livelli. Adesso abbiamo davvero paura”. Finora, infatti, i residenti erano “abituati” a furti, episodi di spaccio, ma mai a rapine così cruente.

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