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‘Sporco ne*ro schifoso, non mi toccare’: 60enne rifiuta le cure al PS per il colore della pelle del medico

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aggressione razziale ospedale

E’ davvero assurdo e orribile quanto accaduto la scorsa notte di mercoledì 17 agosto all’interno di un pronto soccorso a Lignano.
Un uomo di 60 anni, rimasto ferito dopo una lite avvenuta in strada, avrebbe aggredito verbalmente prima un’infermiera, rifiutandosi di farsi medicare da una donna, e poi un medico, solo perché di colore.
Il 60enne è andato su tutte le furie e ha rifiutato le cure mediche tra urla e imprecazioni contro il dottore.
La (folle) causa scatenante sarebbe stata solo il colore della pelle del medico che, a detta del 60enne, avrebbe potuto contagiarlo con delle fantomatiche malattie.
Dopo alcuni minuti di follia il medico, il dottor Andi Ngaso, ha deciso di chiamare le forze dell’ordine che in breve tempo sono intervenute sul posto. 

La denuncia del dott. Ngaso

Dopo questo episodio di razzismo, il dottor Ngaso ha deciso di sporgere denuncia, non per una personale rivalsa contro il 60enne, ma per essere da esempio affinché episodi come questi non accadano più.Il medico si è poi sfogato sui social, spiegando nei dettagli cosa è accaduto quella notte in pronto soccorso. Ecco il suo racconto.

Il racconto dell’accaduto

Nella notte del 17 agosto 2022, mentre ero di turno al Punto di Primo Intervento di Lignano, ho subito la violenza verbale razzista più feroce della mia vita e ho deciso, di concerto con il mio legale, di sporgere denuncia.
Voglio poter condividere che la necessità di farlo non è legata al desiderio di una giustizia unicamente personale, ma è l’esigenza di manifestare un atto di resistenza ad un odio e ad un razzismo che non solo esistono in questo Paese ma che si fanno forti quando la prossimità di un appuntamento elettorale suggerisce che certe posizioni saranno tutelate.

I fatti

Andiamo ai fatti: intorno alle 4 di notte entrava al presidio un’ambulanza con un paziente sessantenne che riportava presunte lesioni multiple, conseguenti ad una lite avvenuta poco prima in centro Città. Dopo aver ricevuto le consegne dall’infermiera che lo aveva soccorso e che già lamentava di aggressioni verbali misogine nei suoi confronti, ho provato ad entrare in comunicazione con il paziente e da lì una brutale e violenta valanga di insulti e minacce razziste di ogni tipo è iniziata.
Considerando la gravità di questa violenza ho ritenuto opportuno chiamare da subito le forze dell’ordine che sono intervenuto in tempi brevi.

I riferimenti a Zaia

Il mio aggressore ha spesso citato il Presidente Zaia, suggerendo che il Presidente della sua regione, il Veneto, mi avrebbe “eliminato”; rimozione forzosa di un corpo, di una persona e di un’umanità (la mia) definita più volte sporca e schifosa. Le istituzioni non possono permettere che il loro linguaggio possa rassicurare la violenza del pensiero razzista e fascista.
Non c’è niente di sporco e di schifoso nel coraggio del 19enne che sono stato di decidere di voler venire a studiare in Italia.
Non c’è niente di sporco o di schifoso nella mia laurea in medicina e chirurgia, nei miei anni passati a lavorare in Croce Rossa Internazionale al fianco al Presidente Rocca.
Non c’è niente di sporco e di schifoso nella scelta di voler proseguire il mio percorso professionale nel salvare vite nonostante la delicata complessità della medicina d’urgenza.
È tutto limpido e tutto splendido nella mia nerazza e nelle mie radici Bamileke di cui sono profondamente orgoglioso.

Il razzismo anche in campagna elettorale

Come alla vigilia della campagna elettorale del 2018 il razzismo all’interno dello spazio sanitario mi colpisce ancora oggi.
Credo che sia lecito farsi infuocare gli animi dalla passione di una campagna elettorale ma non possiamo permettere che i nuovi fascismi, che questi sentimenti, meschini e vergognosi emergano incensurati e diventino qualcosa di socialmente accettato.
In questo Paese la politica dovrebbe realizzare e prendere consapevolezza delle conseguenze delle proprie retoriche ma l’assenza continua ad essere trasversale.
Nessuno dei leader della politica nazionale era a Civitanova Marche per chiedere giustizia per Alika, nessuno sarà domani a fare picchetto davanti la piscina di Asti dove le famiglie nere vengono segregate e tenute fuori.
Nessuno domani sarà a Lignano.

L’importanza di prendere le distanze dal razzismo pubblicamente

Oggi sarebbe importante che tutti loro, che hanno da sempre galleggiato sul sentimento razzista di questo Paese, o che sono responsabile di timido e ipocrita antirazzismo decidessero di prendere una posizione definitiva sulla questione, affrontando con più serietà e dignità le questioni annesse a questa endemizzazione del razzismo in Italia.
Il razzismo è nell’aria. Lo respiriamo quotidianamente in ogni luogo della nostra società.
La rappresentazione mediatica, le strumentalizzazioni politiche, le narrazioni tossiche in ambito educativo e la mancanza di una sincera discussione sugli effetti del passato increscioso coloniale di questo Paese sono tutti gli ingredienti che contribuiscono a mantenere questo status quo di dolore per le persone nere e razzializzate in Italia.
Le aggressioni (verbali e fisiche) nei confronti di soggetti neri in questo Paese stanno aumentando e, per tutti noi ormai, il timore di essere il prossimo Alika (brutalmente soffocato in piena luce) è sempre più reale.

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