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Un calcio tra seno e pancia, questo non è amore

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Chi dice che i colpi di fulmine non esistono non ne ha mai provato uno, altrimenti non negherebbe l’esistenza di quel qualcosa che mi ha cambiato la vita. Quando lo incontrai per la prima volta, sentii subito il bisogno che mi portava a voler imparare a conoscere ogni singola sfaccettatura del suo essere. Volevo comprendere cosa ci fosse dietro quello sguardo così spento, così stanco. Per lui fu lo stesso. Eravamo due solitudini.
Uno scambio di parole, un caffè, una pizza, una settimana di camminate insieme, mai staccati, sempre mano nella mano, sempre a cercare il contatto,senza un bacio. “Perché tenersi per mano unisce più di uno sfiorarsi di labbra, così sento che sei già mia, così ti tengo stretta a me.”. Mi diceva così ed io non potevo capire, tutt’altro, fraintendevo felice, sorridendo.

I primi mesi. La passione che prende il sopravvento, fare l’amore come due ragazzini, vivere con il suo profumo addosso e quell’essere sempre attento, presente, iperprotettivo. “Nessuno ti farà mai del male!”. Gli credevo, convinta che accanto a lui non potesse mai accadermi nulla di brutto.
La voglia di stare insieme supera ogni ostacolo
. I risparmi messi da parte da anni, quella casa che sembra un nido, le cene davanti alla tv, il suo cambiare modo di essere, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Il vero amore. Quel sentimento che ti sconvolge la vita, offuscandoti la mente, la ragione, quasi accecandoti. Ed è così che ti ritrovi ad amare una persona che pensi di conoscere perfettamente, ma senza averne le prove. Accade da un momento all’altro. Quello che pensavi fosse un sentimento puro si rivela malato, vira al possesso, all’ossessione, ed colpa tua se si comporta così; lo ripete ogni volta che colpisce e fa più male la convinzione di essere l’errore, che non quel calcio tra seno e pancia che sfonda il cuore più dello stomaco.
La paura è compagna di vita. Si presenta tutte le volte che esco senza averlo avvisato almeno due ore prima, se rientro in ritardo o se incontro il vicino di casa quando ha voglia di fare due chiacchiere. Se lui vedesse fraintenderebbe e chi pagherebbe sarei solo io.
Il panico è sempre presente, ma prende il sopravvento tutte le volte che rientra a casa alterato. Così mi ritrovo davanti ai fornelli a pregare che beva quel goccio in più e si addormenti prima di impazzire.
Un terno a lotto non diventare il suo pungiball. È sufficiente un bicchiere spostato nel momento sbagliato, nel modo sbagliato, per scatenare la furia di quello che pensavo fosse l’uomo della mia vita e che invece si è trasformato nel mostro che nessuna donna dovrebbe mai incontrare.
Chiuderò gli occhi prima o poi, definitivamente, così non potrà più farmi del male.

29 maggio
Sarebbe bastato prendere quella birra dal frigo e portagliela come mi aveva chiesto e invece no, ho scordato il ghiaccio, l’ho fatto arrabbiare, di nuovo.
“È colpa mia! È colpa mia! È solo colpa mia!”.
Lo ripeto tutte le volte che mi chiudo in bagno per disinfettare i graffi. Domani non potrò andare a trovare i miei genitori. No, non posso farmi vedere in queste condizioni! Prenderò ferie a lavoro, non è la prima volta che accade. Tra cinque, sei giorni, i lividi non saranno più visibili e quel poco che rimarrà potrà essere stato causato dalla mia distrazione. I suoi alibi? L’essere sempre amorevole davanti agli altri e il mio essere maldestra; è questo quello che fino ad oggi non ha mai fatto insospettire nessuno.

30 maggio

“Bea, sei sicura che vada tutto bene?”. Cosa dovrei risponderti Martina? Dirti la verità non cambierebbe le cose, anzi, forse le renderebbe ancora più complicate e pericolose. Conoscendoti parleresti subito con i miei genitori che morirebbero di dolore, per non parlare della reazione che potrebbe avere mio padre. Non voglio nemmeno pensarci.
“Sì Marti, è tutto ok, sono solo un po’ stanca”.
“Ok, non mi convinci, se hai bisogno di parlare fammi uno squillo, arrivo sotto casa tua in cinque minuti”.
Sarebbe bello poterlo fare, ma lui non me lo permetterebbe e, a prescindere, con i lividi che ho in faccia, non posso farmi vedere da nessuno, nemmeno dal mio cane. Martina questo però non lo sa.
Fermarsi alle apparenze è uno dei più gravi errori che si possano commettere, soprattutto in amore e amicizia, ma questa volta sono io che me la sono cercata.

14 giugno

L’ansia. Non riesco più a gestirla. Ho il terrore di muovermi, parlare, spostare le cose, persino respirare. Non posso stare al telefono con le amiche per più di dieci minuti e se sgarro il secondo, purtroppo, so quello che mi aspetta. Difficile mantere i rapporti con il prossimo, sono diventata scostante e sgarbata, con tutti.
La mattina il risveglio è una condanna, vivere al suo fianco è una condanna, non riuscire a reagire è la mia fine. La sua voce mi dà fastidio, il suo odore mi dà fastidio. Si avvicina per fare l’amore, impossibile respingerlo.
Voglio vomitare, voglio scappare, ma temo di non essere in grado di farlo.

18 agosto

Gliel’ho detto, me ne voglio andare. Mi ha risposto “O con me o con me, queste sono le uniche due alternative.”. Mentre lo diceva mi teneva per il collo stringendolo ogni secondo sempre di più. Sì, ho avuto paura di morire, ma solo per pochi istanti; più stringeva guardandomi fisso negli occhi, più pregavo che Dio mi prendesse. Non merito di vivere così e non ho più la forza per sopravvivere.
Ho perso i sensi, mi sono svegliata con il peso delle sue mani sul collo e la testa che girava. Lui non c’è, ma ha lasciato un biglietto sul tavolo, l’ennesimo: “Ho esagerato, perdonami. Il sol pensiero di perderti mi fa impazzire. Ti amo”.
No. Non ci sto più. Barcollo verso la camera da letto, prendo la borsa, metto dentro un po’ di biancheria intima e la foto dei miei genitori. Esco di casa e corro da mia madre. Apre la porta, nota subito i segni sul collo. Scoppia a piangere, urla. L’abbraccio ed entro dentro casa senza che lei mi domandi nulla, come se sapesse già chi fosse l’artefice di quello scempio, come se non avesse il coraggio di avere delle conferme.

21 Settembre

Non esco di casa da giorni. L’ultima volta che l’ho fatto mi ha pedinata per 3 lunghe ore. No, non sono pazza, mi ha realmente seguita dovunque, anche al supermercato.
“Eri la mia principessa e ti sei rivelata quello che sei, una maledetta puttana!”. Questo è l’ultimo sms che mi ha inviato. Ha smesso di minacciarmi solo perché ho cambiato numero di telefono e staccato quello fisso, ma adesso ha iniziato a muoversi in modo più subdolo, cercando di spaventare le persone che mi stanno aiutando.
Papà ha trovato un vetro della sua macchina spaccato. Mio fratello, la sella dello scooter tagliata in due parti. Spesso citofonano di notte, a qualsiasi ora, ed io ho il terrore che per farla pagare a me, possa fare del male alle persone che mi vogliono bene.

6 Ottobre

La denuncia. Non avrei mai pensato di poterlo fare. Sono entrata in caserma come si entra in Chiesa per un funerale, ma con lo stesso stato d’animo di chi sta per resuscitare. Dopo aver dato la mia versione dei fatti ho dimenticato tutto il male, ricordando solo quel po’ di bene che mi ha lasciato. Fuori da quell’edificio ho pianto come mai avevo fatto in vita mia, per poi ridere, ma di una risata isterica, per poi tornare a piangere e crollare. Non mi reggevano più le gambe. Il maresciallo, quando siamo usciti, ha abbracciato i miei genitori. È un amico di famiglia, gli ha consigliato di farmi andare via da qui, per un po’.

8 Ottobre

La valigia. È la stessa che ho utilizzato per la mia ultima gita scolastica. Ho messo dentro pochissime cose perché ogni cosa mi ricorda lui, me, noi, anche se noi non siamo mai stati. Mia madre e mio padre sono devastati, non vorrebbero lasciarmi andare, ma comprendono che è la cosa migliore.
Ho fatto un biglietto via internet, non sapevo nemmeno che fosse possibile, negli ultimi anni l’unica mia consapevolezza è stata la paura. Il treno parte stasera alle 20:15. Nessuno sa dove mi dirigo, nemmeno io so se mi fermerò a destinazione. Voglio andare dove c’è il mare. Dicono che lì si stia bene, dicono che lì gli orizzonti siano profondi e che le donne come me, finalmente, possano ricominciare respirare.

Numero verde contro la violenza sulle donne attivo 24 ore su 24: 1522

Centri antiviolenza http://www.vitadidonna.it/salute/violenza/centri-antiviolenza.html

Alessandra Crinzi

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