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Vaccino anti Coronavirus targato Pomezia-Oxford, test su 6.000 volontari entro maggio e prime dosi a settembre

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Pillola Pfizer

Sembra andare molto bene la sperimentazione del vaccino nato in collaborazione tra i laboratori della Irbm di Pomezia e quelli dello Jenner Institute di Oxford e testato in testato in questi giorni Inghilterra, tanto che, entro maggio, i test verranno estesi su 6.000 volontari sani entro il prossimo mese di maggio.

Lo rende noto il New York Times. Le prime dosi di vaccino – se i risultati dei test attuali dovessero dare buoni risultati – dovrebbero essere disponibili già a settembre, come conferma il managing director della Irbm di Pomezia Matteo Liguori all’agenzia di stampa Adnkronos. Questo grazie all’esperienza pregressa dell’azienda pometina e di quella inglese sugli altri coronavirus, confermando le parole dell’Ad dell’azienda pometina Piero De Lorenzi nell’intervista rilasciata il 10 marzo.

“Sul vaccino siamo moderatamente ottimisti, perché il nostro partner, che è lo Jenner Institute dell’Università di Oxford, ha una competenza nel settore degli adenovirus ormai più che testata. Loro hanno tirato fuori il vaccino anti MERS (Sindrome respiratoria medio-orientale) che ora è in un test sull’uomo in Arabia Saudita, conoscono l’adenovirus dai tempi della SARS, quindi hanno una competenza particolarmente importante in questo settore. Noi abbiamo un’expertise altrettanto importante nel campo dell’adenovirus per quanto riguarda il vettore, che deve prendere la proteina Spike, che sarebbe Corona del COVID-19, in genere la Corona dei Coronavirus, che prendono il nome proprio da questa conformazione. La Corona è costituita dalla proteina Spike, che crea il contagio. Quando a dicembre i cinesi hanno isolato e sequenziato il virus, ad Oxford hanno sintetizzato subito il gene della Spike. Questo gene, opportunamente depotenziato, deve essere inoculato nell’organismo umano attraverso un vettore, che è l’adenovirus. Su questo noi abbiamo una competenza specifica molto importante già testata, utilizzata per il vaccino anti-ebola 5 anni fa. Per cui unendo questi due expertise, il nostro e quello della Oxford University, sia per quanto riguarda il virus che per quanto riguarda lo shuttle, ovvero lo strumento che deve portare nell’organismo questo veicolo opportunamente depotenziato per causare la nascita degli anticorpi, noi siamo ottimisti che la cosa vada a buon fine”.

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