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ALLA SCOPERTA DELL’AGRO ROMANO CON “LATIUM VETUS”

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Sabato 12 maggio 2012  si è tenuta la seconda uscita guidata alle bellezze dell’Agro Romano tenuta dall’Associazione “Latium Vetus”. E’ stata  una importante occasione per far apprezzare il territorio della Campagna Romana in un modo diverso, sicuramente particolare ed insolito, cioè con un occhio rivolto alla tutela e al recupero delle bellezze nascoste e spesso trascurate, se non proprio abbandonate. La visita è naturalmente iniziata da Tor Maggiore, la più bella torre della Campagna Romana, della quale fra due anni ricorreranno i cento anni dall’apposizione del vincolo di tutela monumentale; un vincolo emanato in virtù della prima legge di tutela dello Stato Italiano, la legge Rosadi del 1909, vincolo che è stato reiterato per ben cinque volte (l’ultima nel 1995) e che pur sottolineando l’estrema importanza di questo monumento unico (tale proprio perché unico superstite di quel Lazio turrito costituito da quella miriade di torri e castelli medievali, oltre 400, che svettavano intorno alla città di Roma nel XII secolo) non ha saputo garantire la minima tutela del monumento. In cento anni non è stato compiuto nessun intervento di restauro, di recupero, di valorizzazione. In cento anni la torre ha continuato lentamente a consumarsi senza che nessuno degli organi competenti  riuscisse a concepire un intervento di recupero e di valorizzazione di un’autentica perla del territorio. Un corso degli eventi decisamente inaccettabile. L’agro romano è pieno di vere e proprie rarità che la gente ignora e che potrebbero essere utilizzate per dare riscatto alla cultura della nostra terra, un riscatto non solo sociale ma anche economico; invece questo splendido territorio sembra essere diventato col tempo  solo una grande superficie dove realizzare cubature di cemento, un luogo dove costruire per dare vita ad altre anonime, squallide periferie senza servizi, non rispettando le bellezze che la storia ha conservato in esso. E’ il caso della torre medievale di Santa Maria in Fornarola, oggetto della nostra visita, costruita sopra un meraviglioso sepolcro romano del II sec. d.C. perfettamente conservato, e minacciata dal progetto edificatorio di “Paglian Casale”, l’ennesima colata di cemento che pare si realizzerà  direttamente dentro il vincolo paesaggistico dell’Agro Romano, lungo il tratto della via Ardeatina. E’ il caso del casale rinascimentale della Falcognana di Sotto, una meraviglia abbandonata da vent’anni e ad oggi luogo di riparo per senzatetto, una assurda sintesi di trascuratezza culturale e sociale. E’ il caso di tanti altri monumenti del nostro territorio che non hanno la fortuna di trovarsi all’estero dove sarebbero sicuramente apprezzati e valorizzati, dove i privati si prenderebbero cura di loro e dove lo Stato farebbe rispettare le leggi che qui vengono troppo spesso dimenticate o ignorate. La visita tenuta dalla nostra giovane associazione, oltre ad  illustrare le peculiarità storiche e artistiche di tutti questi preziosi monumenti, è stata un’occasione per lanciare un accorato messaggio,  lo stesso che lanciò  Giuseppe Tomassetti, autore nel 1879 di un importantissimo testo su “La Campagna Romana”, che è ancora attualissimo quanto inascoltato: “[le torri medievali della Campagna Romana]…pensi il lettore, contemplandole ora cosi poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto, a ricostruirne la storia con la immaginazione, e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agitata della campagna romana nel medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’agro romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’arte e della poesia; ne impediscano ai pecorari ed ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare un esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei monumenti antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco, sia perché appartengono alla storia; e col tempo la posterità dimanderà conto alla presente generazione del non avere arrestato e posto fine ai guasti dovuti alla ignoranza dei nostri predecessori”. Accanto all’ignavia di coloro che dovrebbero prendersi cura di queste bellezze ed invece le offendono, esistono però anche delle situazioni virtuose: è il caso del Castello medievale della Cecchignola, recuperato interamente con fondi privati ed ora sede della Biblioteca dell’Università dei Marmorari e luogo di manifestazioni di cultura. Esso è la prova che non è un sogno dare nuova vita ad un monumento antico in rovina e che il recupero di questi  luoghi carichi di fascino e significato hanno  un valore aggiunto: il recupero del Castello della Cecchignola infatti non è fine a se stesso,  ma  rappresenta uno strumento per dare vita ad altre iniziative culturali, un seme da cui germoglieranno altri frutti. Le porte del Castello della Cecchignola si apriranno in via esclusiva per la nostra Associazione domenica 10 giugno 2012, per una indimenticabile visita alla quale sono invitati tutti quanti i cittadini interessati.

Associazione “Latium Vetus”

Di seguito i riferimenti dell’associazione: Associazione “Latium Vetus”, tel.  3389109016; e-mail associazionelatiumvetus@gmail.com

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