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Pomezia, mensa scolastica a rischio: lavoratrici senza stipendio in piazza per protesta

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Sono scese in piazza per protesta, le dipendenti della cooperativa Solidarietà e Lavoro, che insieme alla All Food attualmente gestisce il servizio di refezione scolastica nel Comune di Pomezia. Da questa mattina le lavoratrici si trovano in piazza Indipendenza, sotto gli uffici comunali, chiedendo di essere ricevute dal sindaco Fabio Fucci o dalla vicesindaco Elisabetta Serra.
Le lavoratrici, così come preannunciato nei giorni scorsi, ieri non hanno ricevuto lo stipendio dalla ditta per la quale lavorano, che si è giustificata dicendo di non avere i soldi a causa dei mancati pagamenti delle fatture da parte del Comune.
La cooperativa Solidarietà e Lavoro lo scorso 3 novembre ha inviato una lettera al Comune nella quale evidenzia di essere creditrice nei confronti del Comune di Pomezia di 926.023,57 euro “credirti integralmente scaduti, di cui 141.582,08 risalenti persino al giugno 2013”.
“Trattasi di somma – si legge nel documento inviato all’amministrazione comunale via Pec – molto elevata, che allo stato impedisce alla scrivente di far fronte ai propri obblighi di pagamento sia con i lavoratori, sia con i fornitori”.
Il vice presidente della cooperativa ha poi diffidato il Comune invitandolo al pagamento del dovuto entro 5 giorni, anticipando che, in caso contrario, non sarebbero stati onorati “gli emolumenti dovuti ai lavoratori impiegati nell’appalto del servizio, con aggravio di oneri costi a carico del Comune di Pomezia”.
Il Comune ha risposto invitando la cooperativa ad inviare le fatture corrette, in quanto quelle pervenute, secondo gli amministratori, conterrebbero delle imprecisioni.
In mezzo ai due “contendenti”, ci sono però i lavoratori che non hanno preso lo stipendio e che non sanno come fare per vivere.
“Già il nostro stipendio è davvero misero, visto che prendiamo importi compresi tra 500 e 600 euro al mese, se poi non ci vengono neppure dati, non sappiamo neanche come fare per acquistare il minimo indispensabile per sopravvivere”, lamentano le dipendenti.
“Adesso chiediamo di essere ricevute dagli amministratori – continuano – per avere chiarimenti e rassicurazioni. Se così non fosse, siamo pronte a incrociare le braccia, anche lasciando senza pasti i bambini, se questo fosse necessario per avere quello che ci spetta di diritto. Ci dispiace per i bimbi, ma anche noi abbiamo figli a casa e, senza il nostro stipendio, neanche loro mangeranno, con la differenza che non avranno chi porterà loro il panino o il pranzo al sacco”.
Luca Mugnaioli

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