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Aumentano gli stipendi nel 2023: ecco per chi e da quando

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Approvato -lo scorso 1° maggio- il decreto lavoro, si procederà ad un ulteriore taglio del cuneo fiscale che comporterà aumenti in busta paga.

Stipendi più alti con un aumento del taglio del cuneo fiscale, modifiche all’Opzione donna e nuovo tetto per i pagamenti con Pos. Sono queste alcune delle modifiche che potrebbero arrivare alla legge di Bilancio 2023 durante la discussione in commissione alla Camera. Il ministero dell’Economia inizierà ad affrontare in queste ore gli emendamenti con valutazioni sia tecniche che politiche. Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha aperto a possibili modifiche, ma su cosa? 

L’aumento degli stipendi nel 2023: per chi e quando verrà erogato?

Sicuramente sul Pos obbligatorio: si attende l’esito dell’interlocuzione con l’Ue per capire come cambierà la soglia per le multe che la manovra, attualmente, fissa a 60 euro. Possibile anche un taglio più ampio del cuneo fiscale, su cui il governo sta cercando di trovare le coperture. Quasi certa la modifica di Opzione donna per permettere alle lavoratrici di anticipare la pensione, ma in questo caso è da capire quali potrebbero essere i nuovi requisiti. 

Probabile anche la stretta sul bonus cultura: l’App18 potrebbe essere legata all’Isee. Si discuterà anche dell’aumento delle pensioni minime a 600 euro, difficilmente applicabile però. Così come si parlerà di un’ulteriore stretta al Reddito di cittadinanza. Infine sembrano probabili sia la proroga dello smart working che il payback per la sanità. La maggioranza ha segnalato 200 emendamenti, a cui aggiungere 250 dell’opposizione. Vediamo come potrebbe cambiare la manovra 2023.

Gli stipendi saranno più alti

La modifica più significativa alla legge di Bilancio potrebbe riguardare il taglio del cuneo fiscale. Tradotto in parole semplici, potrebbe voler dire un aumento di stipendio per alcuni lavoratori dipendenti. La manovra, per il momento, ha confermato il taglio di due punti per i redditi inferiori a 35mila euro, già introdotto dal governo Draghi. Inoltre ha innalzato lo sgravio contributivo al 3% per chi ha redditi inferiori ai 20mila euro. 

Lo sconto sui contributi previdenziali (che non ha effetti sulla pensione) costa però 4 miliardi e mezzo e per fare qualcosa in più, come vorrebbe il governo, servono le coperture. Le ipotesi in campo sono due: o aumentare il taglio per i redditi fino a 20mila euro (portandolo quindi oltre il 3%) o alzare il tetto di reddito di poco per arrivare a tre punti anche per chi guadagna leggermente di più. Resta, però, il problema delle coperture, che si presenta anche per l’ipotesi di aumentare da 6mila a 8mila euro gli sgravi sulle assunzioni degli under 36.

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