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Aumento Pensioni a gennaio 2023: ecco di quanto, i nuovi importi e cosa cambia

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pagamenti pensioni aprile 2023

Ci sarà un tasso di rivalutazione sulle pensioni, a partire dal mese di gennaio di 2023. Lo ha ufficializzato Giancarlo Giorgetti, Ministro all’Economia e alle Finanze, che per l’appunto ha firmato un documento inerente il sistema pensionistico italiano. Tale azione politica ed economica, andrebbe a far contenti numeri pensionati in giro per l’Italia, poiché comporterebbe un graduale aumento della propria pensione da portare a casa. 

L’aumento delle pensioni da gennaio 2023

C’è una buona e una cattiva notizia per le pensioni. La buona è che gli assegni dal 1° gennaio 2023 aumenteranno di un 7,3% (non tutti), mentre la cattiva è che le previsioni davano un incremento superiore, almeno dell’8%. A ufficializzare il tasso di rivalutazione accertato per il 2023 è il decreto ministeriale firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con il quale appunto viene fissata una percentuale del 7,3% che verrà applicata sulle pensioni dal 1° gennaio prossimo, così da adeguarne l’importo all’andamento dell’indice dei prezzi registrato negli ultimi 12 mesi.

Ed è proprio l’inflazione la ragione per cui l’aumento delle pensioni di gennaio 2023 sarà molto più alto rispetto a quello applicato negli anni scorsi. Basti pensare che nel 2022 la rivalutazione è stata dell’1,9%. Va detto però che la percentuale del 7,3% non verrà applicata per intero visto che una parte della rivalutazione è stata già attuata nell’ottobre scorso. Per effetto di quanto disposto dal decreto Aiuti bis, infatti, dal mese di ottobre e fino alla fine del 2022, tredicesima compresa, è stata attuata una rivalutazione parziale del 2%, percentuale che verrà sottratta dal tasso di rivalutazione accertato per il 2023.

Il tasso di rivalutazione delle pensioni

Per coloro che hanno goduto dell’anticipo della rivalutazione, ossia solamente coloro che hanno una pensione lorda inferiore a 2.692 euro, quindi, il tasso di rivalutazione applicato sarà pari al 5,3%. Ma vediamo nel dettaglio come cambiano le pensioni dal 2023 analizzando come funziona la rivalutazione e come si calcolano gli aumenti. Il tasso di rivalutazione accertato è quindi pari al 7,3%. Va detto, però, che si tratta di una percentuale solamente provvisoria: a inizio 2023, infatti, l’Istat riferirà i dati definitivi sull’inflazione, permettendo di ricalcolare il tasso.

Ad esempio, nel 2022 inizialmente era stato accertato un tasso dell’1,7%, mentre quello definitivo è stato più elevato, pari all’1,9%. Ragion per cui nel cedolino di novembre 2022 è stato effettuato un conguaglio della pensione, con il riconoscimento di quello 0,2% di rivalutazione non riconosciuto nel periodo precedente, con tanto di pagamento degli arretrati. Per il momento però dobbiamo fare riferimento al tasso provvisorio, pari appunto al 7,3%. Dopodiché, semmai quello definitivo dovesse essere più elevato, ci sarà un conguaglio che tuttavia, salvo diverse disposizioni da parte del legislatore, verrà effettuato solamente a inizio 2024.

Cosa sarà la rivalutazione?

Conosciuta anche con il termine di perequazione, questo strumento è previsto dalla legge per tutelare i pensionati, i quali senza la rivalutazione rischiano di pagare oltremisura le conseguenze dell’inflazione. Se l’importo della pensione dovesse restare stabile nel tempo, mentre i prezzi aumentano, vorrebbe dire che il potere di acquisto si riduce di anno in anno. Per questo motivo il legislatore ha introdotto un apposito sistema finalizzato ad adeguare automaticamente l’importo degli assegni previdenziali, nonché dei trattamenti assistenziali erogati dallo Stato in favore di quelle persone che soddisfano una serie di requisiti.

Nel dettaglio, la rivalutazione avviene:

  • al 100% del tasso di rivalutazione per gli assegni d’importo inferiore alle 4 volte il trattamento minimo;
  • al 90% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo;
  • al 75% del tasso di rivalutazione per gli assegni che superano di 5 volte il trattamento minimo.

La pensione minima oggi è pari, visto l’incremento dell’1,9%, a 525,38 euro, ciò significa che a godere della rivalutazione totale sono gli assegni d’importo lordo inferiore a 2.101,52 euro. Sopra questa soglia, ma comunque entro i 2.626,90 euro (5 volte il trattamento minimo) la rivalutazione è al 90%. Sopra questa soglia, invece, sarà solo al 75% del tasso. Per i primi 2.101,52 euro di pensione, quindi, ci sarà un aumento del 5,3%, in quanto dalla percentuale di rivalutazione accertata per il 2023, pari al 7,3%, va sottratto il 2% anticipato a novembre. Entro i 2.626,90 euro, invece, spetta un ulteriore incremento del 4,77%, in quanto dal 90% del tasso (6,57%) va sottratto l’1,8% già riconosciuto questo mese.

I calcoli della perequazione

Tra i 2.626,90 e i 2.692 euro, invece, la percentuale sarà pari a 3,97%, visto che dal tasso pari al 5,47% va sottratto l’1,5% già applicato. Sopra i 2.962 euro, invece, si applica una rivalutazione del 5,47%, in quanto questa soglia non ha goduto dell’anticipo. Ovviamente nell’ultima fascia non possiamo indicare l’importo massimo dell’incremento, visto che questo dipende dall’importo della pensione percepita.

Ad esempio, per chi prende 5.000 euro di pensione lorda l’incremento dovuto all’inflazione per la fascia compresa tra i 2.692 e i 5.000 euro è pari a 126,26 euro, al quale vanno aggiunti gli importi riconosciuti nella fascia precedente. Attenzione, si tratta di calcoli per il momento solamente indicativi, visto che bisognerà attendere la relativa circolare Inps con tutte le istruzioni a riguardo.

L’aumento delle pensioni

Calcolare l’aumento è molto semplice: ad esempio, chi prende 800 euro di pensione lorda avrà diritto a un incremento di 42,40 euro. Con 1.000 euro di pensione, invece, l’incremento è di 53 euro, mentre con 1.500 euro di assegno l’aumento è di 79,50 euro. Con una pensione di 2.000 euro, invece, l’incremento è di 106 euro, mentre, come visto sopra, a chi prende 5.000 euro al mese spetta un aumento di circa 250 euro.

Aumenti che ovviamente vanno considerati al lordo delle tasse. Ma l’incremento avrà conseguenze anche per altri trattamenti, come l’assegno sociale – che godrà di un aumento di circa 25 euro – la pensione minima (circa 28 euro di aumento) e le pensioni d’invalidità civile (aumento di circa 15 euro).

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