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Omicidio Anzio, Leonardo ucciso da qualcuno che conosceva. I sospetti sulla morte del pugile 25enne

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Omicidio Anzio

Era nel locale che frequentava spesso e stava trascorrendo una serata come tante, in compagnia della fidanzata e degli amici. Lì alla Bodeguita di Anzio tutti lo conoscevano: lui era un cliente abituale, non certo un estraneo. Ed è proprio lì fuori che Leonardo Muratovic, il pugile 25enne di Aprilia, è stato ucciso, accoltellato e ferito a morte. Da sabato notte le indagini proseguono serrate e gli agenti di Polizia stanno cercando di fare chiarezza e di rintracciare il killer: chi ha ucciso il giovane? E perché? Si è trattato di un regolamento di conti? Di una lite degenerata? 

Chi ha ucciso Leonardo Muratovic? 

Tutto sarebbe partito da una discussione, poi degenerata e culminata nella violenza. E nell’omicidio di Leonardo Muratovic. Il giovane, stando alle prime ricostruzioni, era stato “invitato” a uscire fuori dal locale. E lo aveva fatto. La rissa, poi, era proseguita sul marciapiede, ma lui non poteva sapere che uscendo, sarebbe andato incontro alla morte. Uno dei suoi rivali, infatti, dopo averlo fatto allontanare dalla Bodeguita, che ora è stata posta sotto sequestro, lo ha colpito con il fendente mortale. Quello che non gli ha lasciato scampo e che ha ‘toccato’ gli organi vitali. 

Da capire cosa sia successo. Perché Leonardo è stato invitato ad uscire fuori? Chi lo stava aspettando? È caduto in una trappola? Gli agenti della Polizia stanno cercando di fare chiarezza e hanno ascoltato i testimoni. Eppure, qualcosa nei loro racconti non convince. Da qui, forse, la rabbia del padre della vittima che domenica, fuori al commissariato della cittadina sul litorale romano, ha accoltellato i due bodyguard: secondo la famiglia di Leonardo loro non avrebbero sedato la lite, non lo avrebbero ‘tutelato’. 

Il racconto di chi era lì 

“Quando è arrivato con gli amici mi sono raccomandato con Leonardo, che conoscevo bene, di stare tranquillo, perché in passato qualche problema c’era stato. Capita a volte con i ragazzi. Mi ha risposto che non c’era nessun problema”. Inizia così il racconto di Alessandro, il responsabile della sicurezza del locale, che ha provato a riavvolgere il nastro per ripercorrere quei momenti drammatici. E lo ha fatto in un’intervista rilasciata ai Messaggero. Prima la calma ‘apparente’, poi il clima di tensione. 

“Con i miei colleghi – ha raccontato- abbiamo subito notato che c’era tensione tra il gruppo di Leonardo e un’altra comitiva che era già nel locale. C’è stato subito qualche battibecco, ma non so per quale motivo. A quel punto, considerato che è il nostro lavoro, abbiamo deciso, come già accaduto in altre occasioni, di invitare le due comitive a lasciare il locale considerato che c’erano altri clienti e alcune famiglie. I due gruppi, in tutto una decina di persone, hanno continuato la discussione, ma senza particolare tensione, lungo la passerella che dal piano della spiaggia porta sulla strada. Ero tranquillo e convinto che si sarebbero chiariti all’esterno. Era già accaduto in passato con altre comitive, ma non potevo pensare che questa volta quella discussione, che a me non era sembrata accesa, potesse degenerare in un omicidio”

La lite, poi la violenza. E l’omicidio. “Con il mio collega – aggiunge Alessandro – stavamo ancora scendendo la scaletta che porta alla spiaggia quando abbiamo sentito delle urla; sono tornato indietro e ho visto Leonardo sul marciapiede che si teneva la pancia, barcollava e perdeva sangue; stava tornando verso l’entrata del locale, quando ha attraversato la strada accasciandosi davanti alla gelateria. Ho capito subito la gravità della situazione e ho cercato di tamponare la ferita con degli asciugamani dopo aver chiamato il 118″. Per il pugile, però, non c’è stato nulla da fare, nonostante i medici in ospedale abbiano tentato di salvargli la vita.

La ‘furia’ del papà di Leonardo

Poi, il responsabile alla sicurezza ha affermato che l’accusa del papà di Leonardo, che pare sia convinto che i bodyguard non abbiano sedato la lite, sia ‘ingenerosa’. “Sabato sera – ha spiegato – ci siamo comportati in maniera assolutamente corretta come abbiamo sempre fatto. E domenica mattina ho avuto anche modo di spiegare al papà di Leonardo come erano andate le cose, e il nostro ruolo in quei momenti. Ma non è servito perché poi ha accoltellato due nostri colleghi”. 

Quello che è certo è che Leonardo è stato ucciso. Ma la vicenda è ancora piena di dubbi e ombre: spetterà ai poliziotti sbrogliare la matassa, fare chiarezza. E dare un nome e un volto al killer, che forse il pugile conosceva. Il fratello è convinto che il 25enne sia caduto in una trappola: forse si è fidato, è uscito fuori dal locale e lì ha trovato la morte. Quella coltellata all’addome non gli ha lasciato scampo. 

Omicidio Anzio. Il fratello di Leonardo Muratovic: ‘È stato attirato in una trappola’

 

 

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