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Fiumicino: il nuovo volto dello strozzinaggio ai tempi del Coronavirus

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Fiumicino: lavorare una vita per essere fagocitati dal racket. E perdere tutto, senza quasi accorgersene. E’ accaduto a ben 15 imprese dall’inizio della pandemia. E nei comparti più svariati, dalla ristorazione alla hôtellerie, dai negozi al dettaglio alle palestre fino ad arrivare al settore di punta dell’economia flumense: la pesca. Nella rete – e questa volta in senso metaforico – sono caduti possessori di pescherecci, pescivendoli e intere cooperative di pescatori.

“L’amico fidato”

Ma si tratta solo di una piccola fetta del mercato locale. Molti altri, rimasti imbrigliati in qualcosa più grande di loro, qualcosa di inspiegabile, non sanno come uscirne, a chi chiedere aiuto, a chi rivolgersi. Si sono fidati. E questo è stato il loro errore. Dell’amico del professionista, del conoscente. Del “tecnico”. Del consulente finanziario che quando erano sull’orlo del baratro perché la crisi li aveva costretti ad affidarsi agli strozzini, gli si è presentato al momento giusto e con una rassicurante pacca sulla spalla ha domandato: “Quanto ti serve per riprenderti? Nove, diecimila, ventimila?” Piccole cifre ma che per qualcuno hanno rappresentato una boccata d’ossigeno. E il Mario di turno, il Franco, il Paolo è comparso in abiti buoni, l’aria educata, rassicurante. Spesso occupava posizioni privilegiate. E quel che chiedeva in cambio non erano interessi vertiginosi. Solo una quota di capitale per entrare nella società.

“Proprio come un virus o come un cancro accedevano al capitale sociale della srl di turno, con una proposta inizialmente bassa  – spiega l’avvocato Guido Pascucci, legale che collabora con la Consulta Anti-Usura di Ostia – per poi alzare la “stecca” ed infiltrarsi al punto di impossessarsi dell’attività intera”.

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“L’estorsore filantropo”

In realtà, questi loschi individui che l’avvocato Pascucci definisce “estorsori filantropi” avevano già iniziato ad operare lo scorso anno in occasione della cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali. 

“Alcuni imprenditori sarebbero arrivati a pagare anche 2.500 euro al mese di rata mensile per l’estinzione graduale del debito con l’erario  – dichiara il legale – ma le spese di gestione del locale, del personale erano già insostenibili. Quindi, il ricorso ai prestiti. Piccole finanziarie che nulla avevano all’apparenza di sospetto, ma che in realtà erano una trappola fatale”

Insomma, il crimine sul litorale romano ha cambiato volto. E aspetto. Non più i rozzi figuri appartenenti alle cosche campane e dell’Agro-Pontino che “se non paghi, ti brucio il negozio” – come ancora oggi succede ad esempio a Torvaianica – ma soggetti astuti e navigati, che sanno come muoversi nell’ambito del microcredito e dei finanziamenti alle imprese.

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“Se ne può uscire – dichiara Pascucci – sportelli e consulte sono nate proprio allo scopo di andare incontro alle vittime del racket. Non solo. Esiste un fondo di solidarietà attraverso il quale gli imprenditori indebitati possono liberarsi dalla spirale dello strozzinaggio.

Lo Stato sostiene e incoraggia chi decide di opporsi al racket e all’usura – rassicura Pascucci – Nel caso dell’usura, il Fondo riconosce alle vittime l’accesso ad un mutuo, decennale a interessi zero, per il rilancio della propria attività e il reinserimento nel sistema economico legale”. Purtroppo molta gente ancora non lo sa.

Rosanna Sabella

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