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Kitesurfer risucchiato da un elicottero: “Un incubo che ritorna”

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sentiti piloti che hanno travolto il kitesurf a ladispoli

Nonostante siano passati 4 anni Alessandro Ognebene ricorda nitidamente quanto gli è successo il 3 ottobre 2018 quando è stato risucchiato da elicotteri mentre si trovava in acqua con il suo kitesurf, a Torre Flavia. “Sono passati quattro anni ma il rumore di quegli elicotteri è sempre nella mia testa” Alessandro ha ben impresso quei momenti nella sua mente. Mai avrebbe immaginato quel giorno di restare vittima di un incidente risucchiato dai velivoli della Nato che stavano svolgendo un’esercitazione.

Un incubo che lo accompagna ancora oggi

“Ogni tanto di notte mi sveglio perché sono in preda ad un incubo – racconta il kitesurfer a Il Messaggero – ero da poco entrato in acqua con la vela e poi è passato quel bestione che mi ha aspirato per tanti metri. Dopo un volo in aria sono crollato a terra. È stato uno scontro violentissimo”.  Una giornata di sole nella quale sulla spiaggia c’era tanta gente, molti hanno anche testimoniato nel processo.

Testimoni preziosi che Alessandro ringrazia. Non solo per il racconto reso in aula, ma anche per l’aiuto che gli hanno dato nel momento in cui è successo il fatto. Una vicenda che dovrà ancora trovare una soluzione a livello giudiziario, anche perché gli avvocati della difesa parlano di un colpo di vento che risucchiato Alessandro. Un’asserzione che fa perdere le staffe allo sportivo che ricorda bene la giornata di sole, il mare una tavola e niente vento.

L’incidente ha cambiato la vita di Alessandro

“Faccio fatica a trattenermi quando sento tutto ciò –  dice Alessandro  – quel giorno il mare era calmo e piatto e non c’era un filo di vento. So solo che quell’elicottero mi ha risucchiato e poi mi sono trovato al Gemelli con un forte trauma cranico, un’emorragia interna, sette costole rotte, un polmone schiacciato, due vertebre fratturate, problemi al rene e tanto altro ancora. Ho preso la tachipirina per un anno e mezzo. Faccio fatica ancora oggi a girarmi nel letto o quando sono nello studio a lavoro. Ho il fiatone e riesco a stare in acqua con il kite non più di un’ora”.

Sarà il processo ora a dare risposte. Un iter giudiziario avviato per lesioni colpose. Nonostante il terribile incidente Alessandro non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo amore per il mare e per il kitesurf. Ancora ora quando può va in acqua seppure quell’incidente lo ha segnato profondamente. “Ogni volta che entro in acqua – dice ancora Alessandro a Il Messaggero – sollevo i miei occhi e mi faccio tre segni della croce. Non riesco a non pensarci. Dal giorno dell’incidente la mia vita è cambiata”.

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