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Morte Giovanni Fidaleo, l’assassino confidò l’impulso di uccidere allo psicoterapeuta

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giuseppe molinaro

Morte Giovanni Fidaleo, l’assassino confidò l’impulso di uccidere allo psicoterapeuta. Tra versioni non attendibili, scuse cui dovrà essere valutata la sincerità e lo stato psicologico del killer, la posizione di Giuseppe Molinaro si complica. Tende a diventare più complessa soprattutto sul piano clinico, dato che lo stesso uomo confidò di aver impulsi omicidi al proprio psicoterapeuta. Tutto mentre era un carabiniere e soprattutto aveva un porto d’armi, con una pistola che circolava liberamente addosso a lui. 

Morte Giovanni Fidaleo, le confidenze shock di Molinaro

In questo sviluppo sul quadro clinico, sorgono numerose domande. A cominciare dalla più plausibile, ovvero se l’uccisione di Fidaleo si potesse evitare leggendo attentamente le carte. Ma non solo. Altra condizione che dovrà trovare risposta è: perchè veniva tenuto in servizio un militare con gravi problemi mentali, specie dopo queste importanti dichiarazioni al proprio medico? Risposte che potrebbero trovare risposta con le indagini, ora impegnate a scavare nella vita di Molinaro e soprattutto nelle ultime settimane prima dell’omicidio. 

Miriam Mignano, la sua compagna, ieri è stata finalmente dimessa dal Policlinico Gemelli di Roma, con la donna che però continua a difendere l’operato di Molinaro, nonostante questi gli abbia sparato e condotta in fin di vita. Ma cosa si nasconde dentro la testa di Giuseppe Molinaro? Il quadro clinico è inquietante. Infatti, in una seduta di terapia con la psicologa che lo seguiva, l’uomo avrebbe confidato l’istinto fortissimo di uccidere.

La voglia di uccidere del carabiniere

Una volontà forte, quasi irresistibile. Se tali dichiarazioni verranno confermate anche dalle indagini (adesso sono un rumors), tali parole risalirebbe a un mese prima della sparatoria di Latina, avvenuta nell’Hotel Suio Terme. Ripresa da Rai News, la terapeuta direbbe in merito a Molinaro: “Lui aveva riferito di avere avuto l’impulso di uccidere la trentunenne. Lo confessò all’inizio del mese di febbraio quando – secondo la testimonianza della psicologa – aveva scoperto il tradimento della donna. Ma nelle successive sedute di psicoterapia, davanti alle mie domande, aveva poi spiegato di avere parlato in un momento di rabbia e che mai avrebbe potuto commettere un delitto. Questo il motivo per cui non informai le forze dell’ordine su eventuali propositi violenti del suo paziente”.

Eppure, c’è un’altra faccia inquietante di questo racconto. In tal senso, le azioni persecutorie di Giuseppe Molinaro verso la sua compagna. Nonostante la relazione si fosse concluso, l’uomo continuava a cercarla con insistenza, forse anche minacciandola. Parola di un amico della donna, lo stesso che gli prestò la macchina per raggiungere l’hotel Suio Terme a Latina. Miriam aveva cambiato anche numero di telefono, ma il carabiniere, forse abusando del proprio ruolo, era riuscito ugualmente a intercettare la ragazza. 

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