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Torvaianica, Protezione Animali chiede chiarimenti al Comune sul cagnolino morto nell’ecomostro

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L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) chiede chiarimenti al Comune di Pomezia sul cagnolino morto nell’ecomostro. Il caso risale a pochi giorni fa: l’episodio drammatico e poco chiaro ha attirato l’attenzione della onlus animalista con sede a Roma.

Cosa è successo nell’ecomostro

“Le spoglie del povero animale sono state trovate da una ditta che il Comune di Pomezia aveva incaricato di svolgere alcuni lavori per la messa in sicurezza dell’edificio”, scrive l’ENPA, riassumendo la vicenda a beneficio di chi non è del posto. L’edificio in questione è, chiaramente, l’ecomostro di Piazza Ungheria. “Altre testimonianze raccolte dall’associazione riferiscono che il corpo del cagnolino si trovava lì da tempo e che la sua presenza era stata più volte segnalata alle autorità comunali, ma fino a qualche giorno fa nessuno era mai intervenuto. Altri testimoni sostengono di avere assistito in diretta all’agonia dell’animale, tuttavia non è chiaro se questo sia mai stato segnalato a chi di competenza. Sui social circola anche una fotografia nella quale si vede il corpo del cagnolino con una museruola addosso. Ma di elementi certi in questa vicenda non ce ne sono. Nulla è dato sapere, infatti, circa le cause del decesso e le circostanze in cui esso è avvenuto. Il cane è morto nell’edificio oppure il corpo è stato portato lì successivamente? L’animale era di proprietà o si trattava di un randagio? Come mai il cane indossava la museruola? E’ stata questa a causarne la morte?”. Tutte queste domande le avevamo già lanciate in un nostro articolo, ricevendo una risposta non chiarificatrice. Il Comune di Pomezia si è infatti limitato a ribadire che il corpo è stato smaltito dall’Ufficio Ambiente in collaborazione con l’ASL. Proprio su questa procedura insiste l’ENPA.

Corpo smaltito senza fare esami

“Contrariamente a quanto accade in casi del genere, il Comune di Pomezia avrebbe incaricato una ditta di prelevare il cadavere dell’animale e di smaltirlo, senza alcuna possibilità di svolgere i necessari esami necroscopici. «Abbiamo contattato la Asl di zona, ma i responsabili ci hanno detto di non avere alcuna notizia al riguardo. E questo – spiega l’Enpa di Roma – è decisamente singolare visto che la competenza ricade sui servizi veterinari». Infatti, è proprio la Asl veterinaria che deve intervenire sul posto, prelevare il corpo dell’animale, svolgere tutti gli esami del caso (accertando se sia microchippato) e, se ne ricorrono i presupposti, presentare denuncia in Procura. Perché – è bene ricordarlo – ci troviamo in presenza di un possibile reato. «Come mai non è stata seguita questa procedura? Il Comune – prosegue Enpa – è forse a conoscenza di informazioni utili a chiarire il giallo? Perché il cadavere del cagnetto è stato già smaltito senza fare una necroscopia, sempre che questa circostanza sia confermata? Nella vicenda ci sono troppi controversi, l’amministrazione comunale di Pomezia faccia chiarezza e dica di quali elementi è a conoscenza, lo deve ai residenti. Ma lo deve, sopratutto, a quel povero animale che, forse, non avrà mai giustizia».”

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