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Amianto killer, il giudice: “L’Inail deve corrispondere una rendita alla vedova del dipendente Telecom”

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Amianto nel mirino. L’Inail dovrà risarcire Riccardina Loconte, vedova Defendini, per esposizione a sostanze nocive. La vicenda.

Il Tribunale di Roma ha condannato INAIL. Il motivo è la costituzione in rendita di reversibilità alla vedova Defendini. Nello specifico Riccarda Loconte. La donna ha perso il marito a causa dell’esposizione all’amianto. Gian Piero Defendini è deceduto a causa di un mesotelioma pleurico dovuto all’esposizione per oltre vent’anni ai cavi d’amianto e non solo. L’uomo, nella fattispecie, era alle dipendenze di Telecom Italia.

Lo è stato per due decadi: dal 73 al 2003, periodo in cui si è consumata una vita. Prima emotivamente e poi fisicamente, quando ormai era acclarato che non ci sarebbe stato più nulla da fare. Una dipartita figlia di una condizione che ha invalidato generazioni. Nel caso specifico Defendini era addetto ad attività tecniche e specializzato in centrali telefoniche con la Telecom, particolare attenzione ai ponti radio. Doveva, quindi, spesso maneggiare cavi d’amianto e non solo.

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Era al cospetto di teli nocivi che toccava e si caricava, in concomitanza del ritardo delle bonifiche nelle rispettive zone di competenza. L’uomo – classe 1949 – appena si è reso conto della situazione ha avviato l’iter legale. Poi proseguito da sua moglie. La famiglia Defendini, ora Loconte, si affida – con successo – all’avvocato Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. La consulenza del legale è servita a mettere in condizione la donna di ricevere arretrati pari a 100mila euro.

Risarcimento necessario e doveroso – fanno sapere le autorità – che non riporterà in vita l’uomo ma almeno chiuderà (anche solo parzialmente) una brutta pagina di cronaca con la battaglia vinta da una donna che ha finito le lacrime. La “colpa” è soltanto quella di aver sposato un uomo che amava il suo lavoro.

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