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Amianto killer nell’Esercito, Leopoldo Di Vico muore a 58 anni di cancro. Ministero risarcirà la famiglia

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Leopoldo Di Vico morto per amianto nell'esercito

E’ morto a soli 58 anni a causa di una lunga malattia. Ma per Leopoldo Di Vico, che aveva prestato servizio nell’Esercito, ci sarebbe potuto essere un destino diverso. Per il Tribunale di Roma infatti il suo decesso è riconducibile all’esposizione all’amianto e ad altri agenti cancerogeni nel corso della sua carriera nelle divisioni militari italiane. Ed ora il Ministero della Difesa dovrà risarcire la sua famiglia. 

Chi era Leopoldo Di Vico il militare morto per l’amianto

Leopoldo Di Vico era un luogotenente dell’Esercito Italiano. Meccanico dei mezzi blindati e corazzati del Battaglione Meccanizzato Granatieri di Sardegna, è stato impiegato anche in Albania e Kosovo. E’, purtroppo, un’altra vittima dei proiettili all’uranio impoverito, dei metalli pesanti, e dell’amianto, che hanno provocato l’insorgenza del carcinoma uroteliale del bacinetto renale. La sua è stata una lunga battaglia contro la malattia che alla fine ha prevalso. L’uomo è scomparso nel 2015 lasciando la moglie Anna Mostacci e i due figli Mario e Giuseppe, all’epoca di 27 e 31 anni, tutti attualmente residenti a Marcellina.

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Condannato al risarcimento il Ministero della Difesa

Ora però, proprio a causa dell’amianto killer nell’Esercito, il Tribunale di Roma ha condannato come detto il Ministero della Difesa a risarcire con 600mila euro la famiglia del luogotenente Leopoldo Di Vico. Inizialmente il Ministero della Difesa aveva negato il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere, riconosciuto solo dopo la sua morte dopo un contenzioso giudiziario seguito dal Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Avv. Ezio Bonanni, che aveva assistito legalmente il militare quando era ancora in vita.

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Il commento dell’ONA

Questa la dichiarazione di Ezio Bonanni alla luce della sentenza:

Quando fu sepolto Leopoldo, ricordiamo ancora il picchetto d’onore dell’E.I. finalmente ora arriva la condanna anche al risarcimento del danno che però non riporterà in vita la vittima, una delle tante della sindrome dei Balcani. L’associazione da anni denuncia i rischi legati all’uranio impoverito, alle radiazioni e alle nanoparticelle che ne conseguono che hanno provocato non meno di 400 decessi solo per tumori emolinfopoietici tra tutti coloro che sono stati impiegati nelle missioni all’estero

L’ONA prosegue il suo impegno e la sua attività e, proprio nel convegno che si è svolto recentemente in Campidoglio in presenza del Sottosegretario di Stato alla Difesa, Matteo Perego, ha ribadito le istanze di tutela dei veterani, e di tutti i militari impiegati all’estero e in Patria ricevendo manifestazione di vicinanza dalla Premier Meloni. Proseguono ad esempio le attività di tutela delle vittime anche con il Dott. Pasquale Montilla, oncologo clinico, che ha elaborato un particolare protocollo di assistenza medica.

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