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Mafia, arrestato il superlatitante Gioacchino Gammino (FOTO E VIDEO)

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Arresto Gioacchino Gammino

“Ma come avete fatto a trovarmi? Sono 10 anni che non telefono neanche alla mia famiglia per non farmi rintracciare. Devo farvi i miei complimenti”. Queste le parole del superlatitante Gioacchino Gammino alla vista degli agenti della DIA che lo hanno scovato fino in Spagna, alle porte di Madrid.

Una cattura sensazionale dopo una latitanza durata quasi 20 anni, a seguito di una fuga “spettacolare”, visto che si trattava di un’evasione dal carcere avvenuta durante le riprese di un film. Nella pomeriggio di venerdì 17 dicembre, il personale della DIA e delle unità dell’UDYCO della Polizia Nazionale spagnola, con il coordinamento della Procura Distrettuale di Palermo, seguita dal dr. Francesco Lo Voi e dal Procuratore Aggiunto dr. Paolo Guido, nonché con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha tratto in arresto a Galapagar, alle porte di Madrid, il latitante Gioacchino Gammino, inserito nell’Elenco dei 20 Latitanti più Pericolosi del Ministero dell’Interno.

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Chi è Gioacchino Gammino, uno dei latitanti più pericolosi d’Europa

Gammino, nato a Desio (MB) il 23 dicembre 1960, ha un curriculum di tutto rispetto nel mondo della malavita. E’ infatti pregiudicato per associazione di tipo mafioso, omicidio ed associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, oltre che affiliato alla famiglia stiddara degli “Ingaglio” di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, che, alleatasi con la Stidda nissena, negli anni ’90 aveva scatenato una lunga e sanguinosa guerra di mafia contro gli esponenti della storica consorteria mafiosa “Cosa nostra”, facendo registrare circa 200 omicidi da ambo le parti.

Il latitante è nipote di Diego Ingaglio, ucciso il 31.10.1991 a Naro, in provincia di Agrigento, esponente di spicco già inserito in Cosa Nostra, poi “fuoriuscito” dall’organizzazione e resosi promotore di autonomi gruppi mafiosi, che, fra loro alleatisi, avevano dato luogo a quella confederazione di clan mafiosi denominata “Stidda”. Fu proprio la Stidda l’organizzazione mafiosa che fece fuori il giudice Livatino.

E’ stato arrestato per la prima volta a 24 anni, nel 1984, nell’ambito del procedimento “Abbate +76” poi sfociato nel primo maxi processo a Cosa Nostra a Palermo: in quell’occasione venne indagato dal Giudice Istruttore Giovanni Falcone in quanto era il referente per lo spaccio di stupefacenti in Lombardia.

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L’evasione mentre nel carcere si girava un film

Nel ’95 viene colpito da un’ordinanza di arresto in carcere per associazione di tipo mafioso per l’omicidio aggravato di Giovanni Smiraglia e Salvatore Curto. Ma non si fa trovare, rendendosi latitante. Viene catturato tre anni dopo a Barcellona (Spagna). L’11 febbraio 1999 viene estradato in Italia e portato presso la casa circondariale di Rebibbia, dalla quale evade il 26 giugno 2002 mentre stanno girando alcune scene di un film con l’attrice Vittoria Belvedere all’interno del carcere: nel film un detenuto si doveva arrampicare su un muro urlando, agitandosi e rifiutandosi di scendere. Gammino, approfittando dell’azione diversiva dovuta alla confusione che si era creata con l’arrivo della troupe, riesce ad evadere confondendosi con il flusso dei visitatori che stavano facendo visita ai parenti detenuti.

Ricercato per quasi 20 anni

Di Gammino si perdono le tracce per 19 anni e mezzo. Ma da oltre due anni una complessa ed articolata attività investigativa svolta dal personale della Direzione Investigativa Antimafia di Roma e Palermo si è concentrata sul pericoloso latitante. Le indagini sono iniziate a Barcellona, dove è stato arrestato la prima volta nel 1998: gli investigatori sospettavano che l’uomo potesse essere tornato in Spagna, dove sicuramente aveva collegamenti e coperture.

In capo a Gammino pendeva il mandato di arresto europeo, emesso il 29 maggio 2014, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, diretta dal Procuratore dr. Luigi Patronaggio. 

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I particolari della cattura

La cattura è avvenuta dopo giorni di investigazioni in provincia di Madrid, dove è stato individuato ed arrestato. Il blitz è stato eseguito in strada: gli agenti della DIA e le unità speciali Udyco erano nascosti in un furgone oscurato. Come nelle scene di un film – ma stavolta era tutto vero – i poliziotti sono usciti all’improvviso e hanno accerchiato il latitante prendendolo di sorpresa, per evitare reazioni, visto che si tratta di un soggetto pericoloso e pluriomicida.
Una volta preso, l’uomo ha finto di non capire l’italiano, poi quando gli è stato detto che lo stava arrestando la DIA italiana ha risposto: “Sì, sono io. Come avete fatto a trovarmi? Siete stati bravi, complimenti”, specificando che erano 10 anni che non telefonava più ai parenti proprio per evitare di essere rintracciato.
Dell’indagine era incaricato il centro operativo di Palermo coordinato dal 2 Reparto di Roma insieme al quale si è creata la squadra speciale per la cattura del latitante.

Gioacchino Gammino è stato trattenuto presso il Quartier Generale dello dell’UDYCO in attesa dello svolgimento delle prescritte procedure di consegna alle Autorità italiane. L’arresto è stato convalidato e l’uomo è stato trasferito in un carcere di Madrid in attesa delle pratiche di estradizione. La DIA ha così confermato la sua eccellenza nella ricerca e cattura dei latitanti.

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