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Mafia a Torvaianica, Pomezia e Ardea, inchiesta Equilibri: dure condanne in primo grado per il clan dei Fragalà

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E’ una sentenza che farà discutere a lungo, quella pronunciata ieri sera alle 23:00 dal Giudice Matilde Laura Campoli. Condanne pesanti, che in alcuni casi sono andate oltre quanto richiesto dal Pubblico Ministero. Due giorni e una notte di camera di consiglio, con i giudici Lorenzo Barracco e Natalia Catena, hanno portato a verdetti che per la maggior parte dei casi faranno ricorrere in appello. Ma, per il momento, l’inchiesta Equilibri, quella che vede imputati alcuni membri della famiglia Fragalà e altre persone a loro vicine, segna il primo punto a favore degli inquirenti che hanno svolto le indagini.

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Le condanne alla famiglia Fragalà

La pena più pesante è stata inflitta ad Alessandro Fragalà, riconosciuto come capoclan: 26 anni e 11 mesi di reclusione, più 4 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. Per lui il pubblico ministero aveva richiesto 26 anni: la pena è stata aumentata dal giudice di 11 mesi. Pesante e inaspettata sia per l’imputato che per gli avvocati la condanna per Ignazio Fragalà: per lui 13 anni e 3 mesi di reclusione, contro i 9 anni richiesti dal PM, più 2 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. Leggero aumento della pena anche per Mariangela Fragalà: per lei 14 anni e 11 mesi di reclusione invece dei 14 anni richiesti dal PM, più 2 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. Riduzione della pena rispetto a quanto richiesto dal Pubblico Ministero, invece, per Salvatore Fragalà: i giudici per lui hanno deciso 16 anni di reclusione, 6 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena, ma il Pubblico Ministero aveva chiesto 25 anni. Sarà praticamente libera tra circa un mese Astrid Fragalà: i giudici hanno condannato la figlia di Alessandro a 2 anni e 6 mesi di reclusione, già scontati, più 7 mila euro di multa. 4 anni e 6 mesi di reclusione per Simone Fragalà, condannato a pagare anche una multa di 10 mila euro, più l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

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Le pene più alte: Alessandro Fragalà e Santo D’Agata

Riconosciuti come i vertici, le pene maggiori sono state inflitte al già citato Alessandro Fragalà e a Santo D’Agata, a cui i giudici hanno riconosciuto una condanna di primo grado di 24 anni e 6 mesi di reclusione, 7 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. Pena pesante anche per Blerim Sulejmani: a lui sono stati inflitti 15 anni e 5 mesi di reclusione, 4 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. 

Le altre condanne

Mariano Cervellione è stato condannato a 8 anni di reclusione, 6 mila euro di multa l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. Francesco D’Agati viene condannato a 2 anni e 6 mesi e al pagamento delle spese processuali, Angelo Arena a 6 anni e 6 mesi di reclusione 4 mila euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. Stefano De Angelis è stato invece condannato a 6 anni, 2 mila euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. 7 e 6 mesi di reclusione e 8 mila euro di multa per Pasquale Lombardi, più l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. I giudici hanno condannato Marco Del Fiume a 3 anni, 6 mila euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Sergio Palma è stato condannato a 6 anni e 6 mesi, più 6 mila euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. 2 anni e 6 mesi di reclusione, 6 mila euro di multa per Michele Chiaffarata, mentre sono 4 gli anni e 10 mila gli euro di multa per Tito Ferranti, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni. 6 anni e 8 mesi per Stefano Barbis, più 6500 euro di multa e l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per la durata della pena. 

Ricordiamo che altri imputati sono stati già giudicati con giudizio abbreviato il 6 giugno del 2020. In quell’occasione furono inflitti in totale quasi 58 anni di carcere: una “bazzecola” in confronto ai quasi 168 anni inflitti ieri agli imputati. Adesso dovranno trascorrere 90 giorni per poter conoscere le motivazioni che hanno portato a queste sentenze – alcune davvero inaspettate, visto che molto distanti dalle richieste del Pubblico Ministero – e che vanno a “ridisegnare” quelli che sono i ruoli all’interno del clan. Di certo c’è che quasi tutti gli imputati – questo è solo il primo grado di giudizio – ricorreranno in appello per cercare di ottenere una pena più mite. A breve un approfondimento con le dichiarazioni dei legali di parte.

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