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Muratella, troppi animali randagi e poco personale: viaggio nell’inferno del canile

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allarme delle associazioni per canili al collasso

Siamo al canile della Muratella, a Roma. L’ambulatorio veterinario è vuoto alle 10.30 del mattino. Una dottoressa ne esce rapidamente per soddisfare la richiesta di un anziano signore che ha perso un gatto e crede di averlo riconosciuto su uno dei tanti post di smarrimento di cui è pieno Facebook.

“Come va dottoressa? – le domandiamo quando l’uomo si è ormai allontanato senza aver risolto il suo problema – Sono migliorate le cose qui con la nuova gestione?”

La donna si fa una risata e ironicamente risponde, passandosi una mano sulla fronte: “Domande di riserva…ne abbiamo?”

Fuori l’inferno di sempre. Un vecchio gigantesco pastore abruzzese di un colore ormai indefinito, pieno di fango e croste giace da tempo in una gabbia quasi più piccola di lui. Ci rivolge con i suoi occhioni arrossati uno sguardo rassegnato e attende. Attende che qualcuno lo trasferisca dalla gabbia a uno dei tanti box arroventati dal sole di questa estate implacabile che sembra non voler finire mai. Unico sollievo l’acqua che viene gettata periodicamente con le pompe e che certo non rende l’ambiente più salubre.

Altri due meticci si grattano energicamente, pieni di mosche, ma questo non impedisce loro di correre a farci le feste quando ci vedono. L’abbaiare degli altri – quelli ricoverati nella zona posteriore della struttura – è incessante.

 

Poco personale, pochi volontari, troppi animali randagi

Non ci sono volontari, né cani in passeggiata, a quest’ora di mattina. Forse arriveranno più tardi. Forse.

“È la mancanza di personale uno dei problemi più grossi che affliggono questo canile – dichiara un operatore che lavora qui da oltre 15 anni – E poi ci sono troppi randagi. Non sappiamo più dove metterli”.

Già, perché Roma è una città da primato in questo senso. Ogni giorno vengono ritrovati sul suo territorio almeno una quarantina di cani vaganti – spiegano alla Polizia Locale – e un numero altrettanto significativo di gatti.

È diventato – il fenomeno del randagismo – una vera e propria piaga sociale nel nostro Paese. Il confronto con le altre nazioni europee è insostenibile. Siamo superati persino dalla Turchia, benché Paese a maggioranza islamica, cultura notoriamente non troppo benevola nei confronti degli animali.

I video “rubati”

Due giorni fa sono stati pubblicati, in un gruppo Facebook, “Battito Animale”, dei video che mostrano alcuni cuccioli in condizioni non di certo ottimali. La didascalia che accompagna i video descrive bene quanto si osserva.

“Guardatele bene queste immagini. Guardatele attentamente. Una mamma che allatta i suoi cuccioli in una gabbia di 40×30 cm. Uno Yorkshire che non si gira nemmeno se lo chiami 7 volte. Simil maremmani sporchi e pieni di mosche che si grattano continuamente per la dermatite mai curata. Altri stesi nell’acqua, a fissare il vuoto.

Micini che dovrebbero correre saltare giocare ti osservano tristemente da dietro le sbarre. Cuccioli sani e meno sani che vorrebbero solo una cosa: amore. E libertà. Chi può vada a svuotare almeno una di queste gabbie. Sono foto e video rubati. Mi urlano: “Ma è stata là dentro? Guardi che li non si può entrare!” Non c’è nemmeno un cartello, però… e non c’è nemmeno un volontario. Dove sono? E dove sono le Istituzioni?”

Il problema del randagismo

È un circolo vizioso, quello tra randagismo e criticità dei canili nella Capitale che possiamo spezzare solo con un confronto aperto fra le istituzioni e gli enti coinvolti secondo, Ivan Mazzoni – Presidente della OdV Attivisti Gruppo Randagio.

“Da tempo invochiamo a gran voce – in relazione all’incresciosa situazione in cui versano sul nostro territorio le strutture di ricovero per cani e gatti – la convocazione di un tavolo tecnico al fine di definire congiuntamente e quindi consolidare le procedure afferenti la tutela animale, che richiede interventi tempestivi, non più procrastinabili”, dichiara Mazzoni.

“Lo spirito della legge quadro n. 281 del 1991 – che all’art. 2 comma 1 recita ‘il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite viene effettuato tenuto conto del progresso scientifico, presso i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali’ – è stato completamente disatteso. E la Regione continua a fare orecchie da mercante”, denuncia Mazzoni. Ma il Presidente dell’associazione animalista non si dà per vinto. E proprio in questi giorni ha inviato il suo ultimatum ai vari assessorati regionali interessati.

La speranza di vedere finalmente risolte le infinite, annose problematiche dei canili di Roma – è legata oggi ad un filo.  Quello – ancora una volta –  delle elezioni politiche, nella speranza che le promesse non restino tali.

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