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Roma, ‘Dammi 500 euro e ti restituisco il cellulare’: 38enne arrestato per tentata estorsione

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Carabinieri Torpignattara

Gli ha rubato lo smartphone, poi ha cercato di estorcergli 500 euro per restituirglielo. Ma la vittima, un 24enne romano, ha chiesto l’intervento dei  Carabinieri della Stazione Roma Torpignattara che, di intesa con la Procura della Repubblica di Roma, e grazie alle risultanze investigative sono risaliti all’autore del furto e successiva tentata estorsione, un 38enne del Marocco, senza occupazione e con precedenti. L’uomo è stato pertanto arrestato.

La richiesta di aiuto della vittima del furto

A seguito di una richiesta giunta al 112, gli uomini dell’Arma sono intervenuti in via Casilina incrocio via Acqua Bullicante, dove un 24enne romano ha denunciato che, poco prima, mentre si trovava fermo con la propria autovettura presso il distributore di carburante per effettuare rifornimento, un uomo a lui sconosciuto era riuscito a rubargli lo smartphone, custodito nel veicolo per poi allontanarsi.

Il 24enne ha chiamato la sua utenza e ha avuto in risposta la richiesta di 500 euro

La vittima, utilizzando poi il telefono di un familiare, ha provato a contattare la sua utenza telefonica ricevendo risposta da un uomo che gli richiedeva la somma di 500 euro in cambio della restituzione del telefono. Sulla base dell’accaduto e grazie ai dati di geo-localizzazione del telefono forniti dal 24enne, i Carabinieri della stazione di Torpignattara hanno rintracciato l’indagato in strada che, fermato e perquisito, è stato trovato in possesso della refurtiva, poi restituita al proprietario.

Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto del 38enne

Il 38enne arrestato è dovuto comparire in aula presso il Tribunale di Roma, a piazzale Clodio, per la convalida del provvedimento restrittivo. E il giudice, esaminate le prove a carico dell’indagato, ha convalidato l’operato dei carabinieri e disposto per l’uomo la custodia cautelare in carcere.

Si precisa che il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, per cui l’indagato è da ritenersi innocente fino a sentenza definitiva.

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