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Roma, lo sciopero dei rider: “Vogliamo paghe dignitose”

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Rider in bicicletta

Roma, i rider scendono in piazza. Ciclofattorini stufi del trattamento ricevuto in questi anni: la regolamentazione è parziale.

Freno a mano tirato e braccia incrociate. I rider dicono basta e si adeguano alla mobilitazione di queste settimane. A Roma hanno iniziato il 17 ottobre, un giorno dopo Milano, ma il malcontento è unanime. La situazione non piace agli esercenti, ma è l’unica strada – secondo i rappresentanti di Nidil Cgil – per trovare un’intesa che manca anche in relazione allo snodo contrattuale. Paghe non adeguate alla mole di lavoro e dinamiche che vanno oltre i tempi previsti.

Soprattutto rispetto al minimo sindacale. Tradotto: si lavora tanto, male e senza tutele. Questo il sentore a guardare le manifestazioni di piazza di gente stufa che vuole soltanto un po’ di considerazione. Il braccio di ferro con le autorità c’era stato già nei mesi scorsi, adesso la situazione è peggiorata. Anche perchè la domanda dei consumatori aumenta, ma l’offerta non si adegua. Nel senso che i servizi non verrebbero pagati a dovere: c’entra l’algoritmo, ma la dinamica sembrerebbe essere molto più profonda. Una vera e propria battaglia fatta di sdegno e precarietà: non mancano, infatti, gli infortuni sul lavoro.

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I rider incrociano le braccia: la situazione nella Capitale

Le assicurazioni, che ormai dovrebbero esser prassi, presentano ancora dei vuoti normativi importanti. La consegna base dovrebbe partire da un’euro e settanta a cui vanno sommati 60-70 centesimi per chilometro al netto (minimo) di tre euro per ordine. Le specifiche sono chiare e le associazioni di categoria non mollano la presa: “Justice for rider” si legge per le strade della Capitale.

Un movimento che pervade tutta Italia, lo stivale si blocca – nel vero senso della parola – stop alle consegne a domicilio per un po’ se le cose non cambiano. Ci stanno pensando le associazioni, intanto – nonostante il precariato e la crisi – le domande per fare il rider iniziano a calare. Non è più l’ultima spiaggia perchè in molti si stanno rendendo conto che i passi da fare, non solo a livello lavorativo, sono ancora molti in un settore che chiede espansione e riceve pesanti silenzi

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