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Roma, morte di Maddalena Urbani. Arrestato per omicidio ‘zio Cassi’, il 64enne che ospitava la 21enne

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Poteva salvarsi, se fossero stati chiamati i soccorsi, invece di un ex tossicodipendente che aveva sostenuto alcuni esami nella facoltà di medicina. Ma invece, a soli 21 anni, Maddalena Urbani è morta, probabilmente per abuso di oppiacei. I fatti risalgono al 27 marzo 2021, quando, su segnalazione del 118, è stata trovata in un’abitazione una ragazza deceduta, poi identificata per Maddalena Urbani. L’appartamento, in via Vibio Mariano, che si presentava in condizioni fatiscenti e con la presenza di numerosi blister di psicofarmaci, era occupato dal cittadino siriano R. A, di anni 64, che si trovava al regime degli arresti domiciliari per spaccio di sostanze stupefacenti.

Lo spaccio durante gli arresti domiciliari: droga e psicofarmaci 

Immediatamente, dopo il primo intervento della Sezione Volanti, gli agenti della Squadra mobile hanno effettuato un accurato  sopralluogo all’interno dell’appartamento, anche con personale del Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica, durante il quale sono state rinvenute e sequestrate alcune dosi di sostanza stupefacente del tipo eroina, metadone e un mix di psicofarmaci, il tutto  a riprova che  il siriano, nonostante la misura restrittiva, continuava il suo spaccio di droga. Gli investigatori procedevano, allora, all’arresto dell’uomo, poi associato presso la Casa Circondariale “Regina Coeli”. Il telefono della deceduta veniva sottoposto a sequestro in quanto, all’interno dello stesso, erano presenti delle chat con “Zio Cassi”, risultato poi essere il siriano tratto in arresto, che attestavano una diretta e pregressa conoscenza fra i due.

Una volta completato il sopralluogo da parte del personale di Polizia Scientifica, l’appartamento in uso al siriano veniva sottoposto a sequestro al fine di non alterare i luoghi per eventuali e successive attività da svolgere al suo interno, non potendosi escludere che Maddalena Urbani fosse stata vittima di violenza sessuale, anche se gli accertamenti successivi effettuati dal medico legale operante in qualità di perito escludevano tale ipotesi. Nella ricostruzione dei fatti, necessaria per determinare la causa di morte e le circostanze in cui la stessa era avvenuta, si accertava, attraverso le testimonianze dei vicini di casa dello straniero, che da diversi mesi l’appartamento in suo uso era frequentato da numerose persone. Un’attenta perquisizione locale, eseguita nel pomeriggio del 2 aprile 2021, permetteva di rinvenire e sequestrare, tra l’altro, una agenda con sopra scritto il nominativo “Malia Urbani via Calderini 17 Perugia”, ulteriore conferma che la giovane era una conoscenza intima dell’uomo, e numerosi frammenti di cellophane utilizzato per confezionare dosi di sostanza stupefacente.

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Le indagini e la testimone chiave: la droga acquistata a San Giovanni

Le indagini partivano necessariamente concentrandosi sull’unica testimone, di origini straniere ma nata in Italia, che aveva chiamato il “118”. La ragazza, in un primo momento, riferiva di aver conosciuto da circa un mese la Urbani a Perugia, in un locale ove quest’ultima lavorava: tra le due era iniziata un’amicizia ed il 26 marzo erano venute a Roma; erano arrivate nella Capitale in treno e poco prima di giungere alla stazione di “Roma Termini”, la ragazza riferiva di aver udito Maddalena chiamare uno “zio” che le forniva indicazioni per arrivare in zona San Giovanni, luogo nel quale la giovane, dopo aver incontrato un ragazzo, probabilmente acquistava della sostanza stupefacente; nello stesso pomeriggio Maddalena si era sentita male a causa del troppo alcool ingerito, ma una volta giunta nell’abitazione dell’amico si era leggermente ripresa;  aveva dormito tutta la notte e l’amica si era assicurata che stesse bene; dopo essere rientrata dalla spesa all’ora di pranzo del 27 marzo, aveva però notato che la Urbani non respirava più e solo in quell’occasione si era decisa  a chiamare i soccorsi.

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I soccorsi del “medico” senza laurea

L’analisi dei tabulati delle utenze in uso al siriano e le dichiarazioni dallo stesso rese al P.M., titolare del procedimento, consentivano di individuare due persone, un rumeno ed un italiano, conoscenti del siriano, chiamate nella notte tra il 26 e 27 marzo 2021 per soccorrere la Urbani. In una successiva verbalizzazione l’amica testimone aveva riferito della presenza di un uomo, un amico medico del siriano, che si era allontanato dalla casa intorno alle 13.00 del 27 marzo, dopo aver fatto una puntura di adrenalina alla Urbani, precisando, in un terzo verbale, che tale uomo aveva suggerito di riferire ai soccorritori che si trattava di una overdose da oppiacei. Attraverso le dichiarazioni dell’altro soggetto intervenuto, di nazionalità rumena, rintracciato dalla Squadra Mobile, che trovavano conferma nell’analisi del tabulato telefonico dell’utenza del siriano, si appurava che lo stesso era stato chiamato nella tarda serata in quanto Maddalena si era sentita male: in quella occasione aveva praticato alla giovane un massaggio cardiaco suggerendo di chiamare i soccorsi qualora la ragazza fosse peggiorata; dopo essersi sincerato di una sua ripresa, si allontanava.

L’amico medico veniva individuato, anche in questo caso, attraverso l’esame dei tabulati telefonici: si tratta di un italiano, appellato come “medico” solo perché aveva sostenuto alcuni esami di medicina e aveva un passato da tossicodipendente, grazie al quale riteneva di essere in grado di intervenire in caso di overdose; questi, verbalizzato dagli agenti della Squadra Mobile, ammetteva di aver effettuato una iniezione di naloxone, giudicata però ininfluente dal medico legale nelle cause di decesso.

L’arresto per omicidio

A seguito di tale ricostruzione, su richiesta del Sost. Proc. Dr. Paolo POLLIDORI e del  Procuratore Aggiunto dr.ssa Nunzia D’ELIA, il locale G.I.P. emetteva a carico di R.A. un’ordinanza cautelare in carcere per omicidio, ravvisando in particolare il dolo eventuale da parte dello straniero, consistente nell’aver accettato di non chiamare direttamente i soccorsi, facendo intervenire delle persone non qualificate che avevano cercato, senza alcun esito, di salvare la Urbani dal mix di droghe e psicofarmaci ingeriti.

Per quanto riguarda la posizione della amica di Maddalena URBANI il G.I.P. ha ravvisato un atteggiamento meramente passivo da parte della ragazza che però non risulta aver assunto un’autonoma posizione di garanzia. L’ordinanza è stata eseguita stamattina dalla Squadra Mobile che ha notificato il provvedimento presso la casa circondariale “Regina Coeli”, dove il soggetto risulta ancora detenuto dal 27 marzo scorso quando era stato arrestato per lo spaccio di eroina.

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