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Roma. Prima occupavano le case Ater, poi le rivendevano: il business immobiliare della coppia di pusher

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Roma. Non solo la droga. A., T., insieme alla moglie aveva messo in piedi un vero e proprio business che ruotava attorno gli alloggi popolari di proprietà dell‘Ater. La coppia prima occupava le case e poi li rivendeva. Un’agenzia immobiliare e illegale a tutti gli effetti quella che è stata portata a galla in queste ore grazie alle indagini da parte delle forze dell’ordine. 

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Le indagini dei carabinieri e il business nelle case popolari 

L‘inchiesta della Direzione distrettuale antimafia ieri ha portato alla bellezza di 15 arresti. Ed ora, emergono nuovi dettagli sulla vicenda che si scopre essere non solo vicina alla spaccio, sgominata dalle forze dell’ordine un’ ingente attività nel cuore del quartiere di Torpignattara, ma anche al settore immobiliare. L’uomo, A., T., e sua moglie avevano infatti messo in piedi una vera e propria agenzia immobiliare illegale. I due avevano creato un business attorno alle case popolari di proprietà dell’Ater, prima le occupavano e poi le rivendevano. Un appartamento è stato venduto per 8mila euro. Tuttavia, per questa accusa, le indagini effettuate dai militari non sono state sufficienti per il gip. 

L’occupazioni degli alloggi e le intercettazioni dei carabinieri 

Spaccano la serratura e poi si autodenunciano alla polizia locale. Succede in via Pietro Rovetti, dove l’uomo è a capo dell’attività di spaccio. Qui la la coppia assieme ad un terzo uomo occupa un appartamento e poi lo vende ad una loro conoscente per 8mila euro. Questa sembra essere solamente la punta dell’iceberg in quanto sono decine le telefonate che arrivano ad A., T. e a sua moglie. Contattati da amici, parenti e conoscenti che chiedono loro un immobile da cedere mentre in altri casi non mancano le lamentele sulla mancata occupazione di un appartamento.

È lo stesso A., T., a spiegare il meccanismo che sta alla base del “business” suddetto, specificando anche che manca gente che occupa gli immobili. Il tutto viene registrano dai militari durante le intercettazioni telefoniche anche se, come detto, per questa accusa, le indagini effettuate dai carabinieri non sono state sufficienti per il gip. L’uomo è, infatti, finito in carcere per lo spaccio di droga.  

 

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