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Roma, truffa in palestra: licenziata la responsabile delle iscrizioni

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Tiburtina

Al centro di polemiche e malcontenti una palestra in zona Tiburtina, a Roma. La responsabile delle iscrizioni di una nota catena di palestre è stata da poco licenziata: la donna, di circa 35 anni, ha truffato più di venti persone in poco meno di due anni. Dopo mesi di battaglia, e numerose lettere minatorie da parte di presunti avvocati, finalmente le vittime della truffa possono tirare un sospiro di sollievo.

Le modalità della truffa

Alle vittime, ovvero clienti in cerca di informazioni, veniva presentata un’offerta molto vantaggiosa per l’iscrizione ai corsi della palestra. La promozione, valida solo per pochi giorni, veniva “fermata” dai potenziali clienti con un acconto di poco più di 10 euro. Oltre al versamento dei soldi veniva firmato una sorta di contratto, con il quale la palestra si impegnava a mantenere congelata la cifra in promozione per l’iscrizione. «Quando ho firmato quella specie di “contratto”, la donna mi ha assicurato di poter rescindere il patto in qualunque momento, in quanto non si trattava del contratto di iscrizione effettivo» commenta uno dei tanti truffati. «Quando ho cambiato idea, circa due giorni dopo, sono stato tartassato di telefonate e messaggi da parte della donna, che continuava a chiedermi quando sarei passato in palestra per l’iscrizione. Al mio ennesimo rifiuto ha iniziato a minacciarmi di mettere in mezzo avvocati e uffici legali, perché secondo il contratto da me firmato avrei dovuto pagare l’intera cifra dell’abbonamento annuale anche senza aver mai frequentato i corsi o la palestra. Da lì in poi sono iniziate le telefonate da parte di “avvocati” della palestra, lettere minatorie dall’ufficio legale eccetera». Una semplice richiesta di informazioni si è trasformata in un incubo: chiunque, nei suoi diritti legali, abbia deciso di non confermare l’iscrizione in quella palestra ha in seguito dovuto far fronte a minacce e estorsioni. Alle vittime, che non hanno mai usufruito dei servizi della palestra, né confermato la loro iscrizione, è stato chiesto di versare l’intera cifra di un anno di abbonamento, intorno ai 500 euro circa.

La controffensiva dei truffati

«Una volta capito il “gioco” della donna, ho subito chiesto aiuto al mio avvocato. È iniziata una vera e propria corrispondenza con il responsabile legale della palestra, che come già spiegato pretendeva pagassi 500 euro per un servizio di cui non ho mai usufruito». Estenuati da mesi di minacce, i truffati hanno minacciato di trascinare tutti i coinvolti in tribunale, per affidare a un giudice l’ultima parola sul caso. «Nell’ultima lettera il mio avvocato ha spiegato chiaramente che non avrei mai pagato l’importo, intimando il fantomatico “responsabile legale” a interrompere ogni contatto nei miei confronti. Qualora non l’avesse fatto, sarei stato ben lieto di portare il caso in tribunale, con l’accusa di estorsione e truffa. Da allora sono trascorsi sei mesi, e non ho più avuto notizie di loro».

La responsabilità della palestra

Ancora poco chiaro quanto la palestra stessa sia implicata nella faccenda. Nonostante i responsabili abbiano deciso di allontanare la donna, sembra impossibile che sia riuscita a portare avanti la truffa da sola. «Molte delle lettere che ho ricevuto venivano dai responsabili dell’ufficio legale della palestra stessa, quindi non so fino a quanto siano stati all’oscuro dei fatti. Voglio pensare che “ai piani alti” abbiano agito in buona fede, credendo alla versione della donna. Mi sembra comunque inverosimile che avvocati e legali della palestra coinvolti non abbiano mai avuto dubbi sulla modalità della sottoscrizione di suddetti contratti, soprattutto dopo aver sentito la versione dei truffati. Magari in un primo momento la palestra non ha avuto grosse responsabilità, ma proseguendo le invettive nei confronti delle vittime della truffa si sono tacitamente schierati dalla parte della donna. Solo per questo fatto, credo che una parte della colpa sia anche della palestra».

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