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“C’è ancora domani”, trionfa anche Roma: i quartieri più rappresentativi del film

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C'è ancora domani

“C’è ancora domani” è campione d’incassi da giorni: l’opera prima di Paola Cortellesi sfiora i 13 milioni al botteghino. Vince anche Roma.

Paola Cortellesi vince e convince al botteghino. Il suo “C’è ancora domani” – opera prima da regista scritta e diretta, con la collaborazione alla sceneggiatura di Furio Andreotti e Giulia Calenda – è un film profondo, importante e determinante in chiave contenutistica. L’artista è riuscita a raccontare uno spaccato amaro di vita del dopoguerra, dal punto di vista delle donne, senza trascendere in un pietismo sconsolante ma cercando di alzare il dibattito sulla riflessione di quanto certi atteggiamenti malsani – sul piano delle relazioni – fossero la “regola” di un’Italia che cercava di ricostruirsi e per risollevarsi dalle macerie forse ne creava altre, più interiori, le stesse che oggi abbiamo imparato a definire traumi.

Dai quali si può e si deve uscire, come una sorta di liberazione. Tornando sul piano tecnico, è possibile affermare che Paola Cortellesi ha riportato in auge il repertorio che, fino a poco tempo fa era appannaggio di Germi, De Sica e Visconti – tra gli altri – facendolo proprio senza scimmiottare l’effetto cartolina ingiallita. Ha ridato dignità e profondità a un genere – il neorealismo – che molti credevano fosse ormai finito in soffitta. La lezione, fra le altre cose, che ha dato Paola Cortellesi è quella di saper riadattare il passato al presente.

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“C’è ancora domani”, una vittoria anche per Roma: i luoghi simbolo del film di Paola Cortellesi

Quella che i tecnici del settore definiscono un’ottima visione d’insieme, la quale non è altro che la consapevolezza del fatto che, soprattutto nel cinema, non esiste il vecchio e il nuovo bensì il classico e l’avanguardia. Metterli insieme, con il giusto equilibrio, non è vietato. Anzi, quando ci si riesce – come nel caso di “C’è ancora domani” è un trionfo anche per gli occhi. A risaltare non è, infatti, solo il lavoro della Cortellesi, di Mastandrea, della Fanelli e di tutti gli attori che compongono il cast corale (con una sublime Romana Maggiora Vergano), ma sono anche determinati luoghi che rispecchiano una Roma quasi dimenticata, ma ancora fortemente presente.

In primis troviamo il cortile del palazzo dove Delia (Paola Cortellesi) e la famiglia vivono che è stato ricostruito in via Bodoni, nel quartiere Testaccio. Subito dopo c’è il rione di Roma sud che fa da cornice ad altri momenti importanti dell’opera: Piazza Testaccio, dov’era il vecchio mercato, è la “dimora” lavorativa di Marisa (Emanuela Fanelli) rielaborata in chiave vintage con le famose bancarelle in stile novecentesco. Poi troviamo gli interni dell’umile casa di Delia interamente ricostruiti a Cinecittà con il contributo fondamentale di Paola Comencini e Lungotevere Testaccio, dove avviene l’incontro con il soldato William.

Da Testaccio a Cinecittà: la mappa delle scene migliori

L’importanza di questa “mappa” è capillare soprattutto in termini di fotografia: certi scorci, con una determinata luce, hanno fatto la differenza in alcuni istanti dell’opera. La stessa Cortellesi ha ribadito, ospite da Fiorello, che molti aspetti di “C’è ancora domani” sono possibili grazie a un gioco di luci raggiungibile soltanto al mattino presto. Per questo ha insistito molto con i sopralluoghi alle prime luci dell’alba.

Tutti effetti che, con il bianco e nero come cornice, fanno la differenza mettendo in primo piano le sfumature che poi sono anche la forza dell’intera architettura del film sul piano emotivo. Ecco perchè di questo successo sorride anche la Città Eterna che, grazie a Paola Cortellesi, è un po’ più senza tempo. Esattamente come il suo ultimo film. 

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