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Condoni e pratiche veloci a suon di mazzette da 120.000 euro: 40 indagati negli uffici del Campidoglio

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Roma. Il meccanismo delle pratiche urbanistiche è grezzo, lento e macchinoso. E deve essere, alle volte, oliato. In che modo? Con le mazzette. Denaro per poter ottenere rapidamente permessi e prendere visione di documenti depositati al catasto, ma soprattutto per accelerare tutti i tempi interminabili della burocrazia. Almeno 40 gli indagati ai quali è stato recapitato l’avviso di conclusione delle indagini come riportato anche da Repubblica. 

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40 indagati al Campidoglio per corruzione

Tra questi, ci sarebbero anche 12 dipendenti di Risorse per Roma, la municipalizzata del Campidoglio che è incaricata di gestire tra l’altro, il condono. Ma anche un dipendente di Roma Capitale e un dipendente della direzione generale dell’Agenzia delle Entrate. Insomma, un bel team di pubblici ufficiali non proprio fedeli alla causa, e che ora vengono chiamati a rispondere di diversi reati: corruzione, soprattutto, in quella che sembra prospettarsi come una grande inchiesta per scoperchiare il malaffare nel Comune di Roma. L’accusa, come dicevamo, è molto semplice, classica, scontata: aver ricevuto denaro in contanti per accelerare la domanda di condono presentata da alcuni tecnici. E, come dicevamo, la maggior parte degli indagati provengono proprio da Risorse per Roma. Individui capaci e pronti a tutto come anche far sparire dai fascicoli delle istruttorie i documenti ostativi alla loro approvazione. 

Mazzette di oltre 120.000 euro

E, poi, dall’altra parte, ci sono i privati cittadini: geometri, architetti, ingegneri, incaricati dai proprietari degli immobili di corrompere i pubblici ufficiali. Esperti che hanno gestito anche le pratiche edilizie di alcuni dei negozi più importanti della Capitale. Alle loro spalle, infatti, non è difficile notare i nomi dei titolari degli immobili, completamente affidatisi ai loro ”facilitatori” per accelerare le loro pratiche. Ad ogni modo, si tratta di somme di un certo rilievo, che arrivano fino a superare la soglia dei 120.000 euro, come in uno dei tanti casi, in cui i facilitatori favorivano l’approvazione delle loro pratiche amministrative. Secondo la Procura che indaga, si tratterebbe di fatti risalenti quasi tutti tra il 2017 e il 2018.

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