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Lino Banfi, bagno di folla ai funerali di sua moglie Lucia Zagaria

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Lino Banfi, bagno di folla al funerale di sua moglie Lucia Zagaria, spentasi pochi giorni fa dopo una lunga malattia. Rose bianche e rosse con su scritto «Solo per te Lucia». Il sagrato della chiesa di S. Ippolito, nei pressi di piazza Bologna, è gremito di facce note ma anche di tanti cittadini.

Bagno di folla al funerale della moglie di Lino Banfi

Sono tutti qui per dare l’ultimo saluto a Lucia Zagaria, moglie di Lino Banfi. Tra i primi ad arrivare l’avvocato Giorgio Assumma, amico di famiglia che ha seguito da vicino le vicende della sfortunata moglie del comico. «Una grande moglie e una grande mamma», sottolinea il principe del foro. «Oggi mamma – dice la figlia Rosanna prima di entrare – che era così schiva, sarebbe molto in imbarazzo per questo grande abbraccio dei romani».

Ecco Giulio Scarpati, Milly Carlucci, il produttore cinematografico Pietro Innocenzi. Saluta tutti Walter Zagaria, altro figlio di Lino. Officia la messa il cardinale Francesco Coccopalmerio assieme a don Manlio Asta. Tra i banchi ecco Mara Venier e poi il cantante Toni Malco. Chiesa strapiena. Più indietro, defilato, siede Luigi Di Maio. E poi l’ex ministro dello sport Vincenzo Spadafora. «Rivedremo ancora Lucia? – dice il cardinale dal pulpito – sì, perché lei vive e oggi ci chiede il dono della fede per tutti noi».

Il ricordo della figlia Rosanna

Poi la potente voce di un soprano intona L’Ave Maria. Commozione. Le note corrono lungo le pareti arredate con dipinti. Arrivano anche Lunetta Savino e Paolo Conticini con la storica press agent di Banfi, Paola Comin. La soprano canta anche il “Cantico delle creature”, ed è palpabile l’emozione e la magia del momento. Poi, a fine celebrazione, i ricordi.

«Ho preso degli appunti proprio questa mattina – dice Rosanna al microfono – eri così piccola ma davvero potente. Molti sono qui per papà ma altrettanti ti conoscevano per la tua gentilezza e generosità. Hai aiutato sempre il tuo prossimo. Anche cani e gatti di strada. Una volta mi hai fatto rischiare l’arresto. Hai vissuto in questo quartiere per sessanta anni. E tutti ti conoscevano. La macchina la portavi in terza perché la quarta, dicevi, si mette solo in autostrada. C’eri ogni volta per noi. Ci venivi sempre a prendere a scuola. Tu sai che non ci credo ma se c’è un posto per i buoni tu sarai lì in prima fila con i cani. E noi saremo sempre fuori dalla scuola ad aspettarti, con le tasche piene di sassi e di te».

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