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Mafia a Roma, ecco chi comanda nella Capitale: dalla ‘Ndrangheta agli albanesi, droga e usura

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Mafia a Roma

Roma. Gli affari c’entrano, ma fino ad un certo punto. I soldi, quelli sporchi, del resto, si fanno con il traffico internazionale degli stupefacenti, con l’usura e con l’estorsione. Ma è anche una questione di ”dominio” del territorio, di mantenimento ed allargamento del proprio feudo. 

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La Mafia a Roma: ecco chi comanda nella Capitale e in che modo

Inoltre, c’è un altro dato da tenere in considerazione: chi comanda a Roma, nei diversi territori, è anche riuscito a costruirsi un certo consenso, potremmo dire, all’interno del proprio feudo di riferimento. Certo, non parliamo quasi mai di un consenso volontario, ma costruito a botte di intimidazioni e accondiscendenza forzata. E poi, c’è sempre quella regola che seguono i più deboli, o meglio, coloro che sono in difficoltà: chiedere aiuto per risolvere un problema. E l’aiuto, certo, arriva quasi sempre, in cambio di paura, riconoscimento ed omertà. In questo modo, il ”potere” si fa ipertrofico, si accresce e diventa impressionante. I sistemi mafiosi più forti sono ‘Ndrangheta e Camorra, le mafie del territorio che da sempre muovo le cose, ma anche quella degli albanesi, che dal 2018 ha iniziato a far parlare di sé con picchiatori e non solo. Gli omicidi, poi, servono per guadagnarsi la fiducia, il rispetto: veri e propri patti di sangue. 

L’ennesimo omicidio: la morte di Luigi Finizio

L’equilibrio, ad ogni modo, tra le diverse bande, è stato sempre mantenuto. Ma forse, l’ultimo omicidio avvenuto di recente, potrebbe averlo scosso, con forti ripercussioni. Stiamo parlando dell’omicidio di Luigi Finizio – uomo dei Senese – ritrovato vicino alla sua auto crivellato da una pioggia di proiettili. In quel momento, la vittima, stava facendo rifornimento. Nessuno ha sentito o visto nulla in quel momento. Lo hanno freddato nei pressi di casa sua, nel quartiere Quadraro, dove a quanto pare non proprio ben visto. Le indagini proseguono, ma se quell’uccisione abbia avuto o meno il valore di una ”cartolina”indirizzata ai camorristi, ancora rimane un mistero. 

Feudi delle Mafie: droga e usura

Per il momento, lo scenario è quello di una città di tanti quartieri, di tanti clan, consorteria, che hanno come business principale quello della droga, l’unico vero motore. Ci guadagnano tutti. E mentre i capi muoiono, o vengono arrestati, i clan vanno avanti, si rigenerano e continuano la loro sommersa attività nei quartieri: a Tor Bella Monaca, per esempio, sono state censite almeno 13 piazze di spaccio, ma senza che nessuna di questa sia stata davvero debellata in modo definitivo: i Moccia, i Cordaro, i Bevilacqua, i Longo, gli Sparapano non sono stati neppure lontanamente annientati dalle operazioni di polizia. E intanto, i matrimoni, i legami e il resto continuano ad alimentare le loro attività.

Infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale

Lo stesso avviene anche nel quartiere San Basilio, ma con nomi ed associazioni diverse: qui i Marando – che ci partirono da Platì, in provincia di Reggio Calabria – sono ancora una grossa potenza, gestiscono la droga, si infiltrano ovunque, proprio come fecero gli Alvaro, i Gallace, i Perronace, i Tedesco, riuscendo ad immettersi nel tessuto imprenditoriale della zona. Nell’ultimo rapporto mafie del Lazio, si legge chiaramente: ”Le famiglie di ‘ndrangheta soprattutto nella città di Roma, operano spesso in accordo con organizzazioni diverse, distribuendo sul territorio grossi quantitativi di stupefacente e acquisendo il controllo di aziende in difficoltà prima vessate con condotte usuraie”. Un vecchio metodo, insomma, che continua a far sanguinare la Capitale, e non solo. 

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