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Morti sul lavoro, nel 2023 già 450 vittime, 33 nel Lazio: incidenza altissima tra i giovani

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L'osservatorio Vega Engineering fa emergere i dati dei morti sul lavoro in Italia, rispetto al primo semestre del 2023

Una situazione allarmante quella rispetto ai morti sul lavoro in Italia. L’osservatorio Vega fa emergere i numeri delle morti bianche. Parliamo di un primo semestre del 2023 segnato da 450 vittime. Sono 75 decessi al mese, circa 17 alla settimana. Un vero e proprio bollettino di guerra, su cui va precisato che sono 346 gli infortuni mortali registrati durante le mansioni lavorative, e 104 quelli in itinere. Il dato che forse andrebbe meglio sottolineato, secondo Vega Engineering, è l’incidenza della mortalità dei giovanissimi di età compresa tra i 15 e i 24 anni. “Quasi il 100 percento in più rispetto ai colleghi tra i 25 e i 34 anni. E fino ai 14 anni si rilevano ancora 30.712 denunce di infortuni“, fa sapere l’osservatorio.

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Il rischio di morte regione per regione

Nel primo semestre del 2023 in zona rossa, con un’incidenza superiore al 25 percento rispetto alla media nazionale, ci sono: Umbria, Abruzzo, Friuli e Trentino Alto Adige. In zona arancione Valle D’Aosta, Campania, Calabria, Sicilia, Piemonte e Puglia. In zona gialla Lombardia, Veneto, Lazio, Marche, Emilia Romagna e Liguria. Zona bianca per Sardegna, Basilicata, Toscana e Molise. “Giunti a metà anno il bilancio è ancora drammatico. Nel corso dei 14 anni in cui monitoriamo quotidianamente l’emergenza, constatiamo mese dopo mese come la situazione sia grave, anzi gravissima. E a testimoniarlo, purtroppo, è il numero dei decessi in occasione di lavoro, che rimane stabile negli anni. Ciò significa che il livello di sicurezza raggiunto negli ambienti di lavoro non è sufficiente a tutelare la vita dei lavoratori” dice il presidente di Vega Mauro Rossato.

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Per i giovanissimi il rischio di morire sul lavoro è il doppio rispetto ai 25/34enni

Numeri inquietanti che narrano le tragedie personali di chi ha perso un familiare mentre svolgeva la propria attività lavorativa. E, dopo sei mesi, ciò che ancora desta preoccupazione è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è quasi doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (14 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 7,8). Inoltre”, prosegue Mauro Rossato, “se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 22,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche“. Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata, invece, tra i 35 e i 44 anni (pari a 7,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (55,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (26,4).

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