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Roma, brucia la casa del marito violento ma uccide il coinquilino: 21 anni di carcere per la donna

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Era in cerca di vendetta, ma alla fine ha trovato ben altro: una condanna a suo carico. Così si chiude una sentenza nelle ultime ore che assicura 21 anni di reclusione alla sua protagonista, Nasrin Akter. Nella giornata di ieri, infatti, la giuria popolare della corte d’Assise ha condannato la 43enne originaria del Bangladesh ad una pena certamente più lieve rispetto a quella richiesta settimane fa dal sostituto procuratore titolare dell’indagine – Antonio Verdi – che aveva chiesto 24 anni di reclusione. La sentenza si riferisce ai fatti accaduti lo scorso 5 giugno del 2019, in quel giorno, Nasrin Akter era entrata di soppiatto nel palazzo di via Lo Surdo, con il volto coperto, per compiere il suo mandato. 

La ricostruzione della dinamica: donna incendia appartamento del marito violento

Le ricostruzioni dell’accusa sono chiare: la donna in questione stava cercando vendetta nei confronti dell’ex compagno che per anni l’avrebbe maltrattata senza remore e in modo continuativo. Ma oltre a lui, voleva farla pagare anche al suo coinquilino, perché convinta che l’avesse derubata. Certamente la donna aveva denunciato i due soggetti, ma la pazienza era poco e non voleva attendere il decorso della legge. La giustizia era troppo lenta per lei. Per di più era stata abbandonata dal suo uomo, il quale, secondo le sue testimonianze, l’aveva per anni maltrattata insieme al suo connazionale. Così, senza pensarci troppo, quella notte del 5 giugno 2019, era entrata nel suo appartamento ed aveva appiccato un incendio, lì dove vivevano i due uomini insieme ad altre persone. 

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Rimasto ucciso il coinquilino: tremende ustioni

Ad incastrarla sono state prevalentemente le telecamere di sicurezza interna allo stabile nei pressi di via Marcono che hanno registrato ogni cosa. Dalle immagini si vede chiaramente a donna che entra nel palazzo: i passi svelti, decisi, il volto coperto da un drappo. Superato l’androne del palazzo, si avvicina alla porta dell’appartamento preso di mira e lancia un involucro che contiene al suo interno del liquido infiammabile. Innesca l’incendio e poi si allontana. Passano pochi secondi, e dalle immagini della telecamere si vede del fumo uscire proprio da quel punto. L’incendio è appiccato: gli inquilini escono spaventati, e intanto arrivano anche i soccorsi per salvare una persona rimasta intrappolata dentro. La casa a quel punto è avvolta dalle fiamme. Dopo l’intervento della polizia e dei vigili del fuoco, la vittima era stata ricoverata con tremende ustioni all’ospedale Sant’Eugenio, che gli costarono la vita qualche giorno dopo. La sua morte non ha fatto che aggravare la posizione della donna, poi accusata di omicidio premeditato. Queste prove evidenti e schiaccianti, hanno infine permesso all’accusa di concludere le indagini e portare a termine un processo, conclusosi definitivamente nella giornata di ieri. 

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