Home » News » Cronaca » Roma, gli lanciano addosso i gattini morti trovati nei rifiuti e poi lo licenziano: il dramma di un dipendente Ama

Roma, gli lanciano addosso i gattini morti trovati nei rifiuti e poi lo licenziano: il dramma di un dipendente Ama

Pubblicato il
Ama, lancio gattini morti e licenziamento

Roma. Il tribunale ordina che venga reintegrato, ma, di fatto, al lavoratore viene impedito di lavorare, nonostante la sentenza. Una situazione a dir poco paradossale quella in cui si ritrova un dipendente dell’Ama, un’azienda che, tra le tante altre cose, di certo non può permettersi l’ennesimo lavoratore in meno, dal momento che lotta da anni contro un endemico assenteismo e assenza di personale. 

Emergenza rifiuti a Roma, AMA sparita a Talenti: cittadini sul piede di guerra

Il dramma di un dipendente Ama: storia di un paradosso

La storia non è di certo delle più semplici, ma andiamo per ordine e cerchiamo di capirci qualcosa. Lo scorso 28 marzo, l’azienda Ama era stata condannata a dover reintegrare un suo dipendente che per diversi anni era stato trasferito, illegittimamente, nel reparto che si occupa di ‘spazzamento’. Tuttavia, come la vittima stessa aveva denunciato, per 6 anni l’uomo non è riuscito a svolgere il suo lavoro perché fatto accomodare in uno stanzino.

Trasferimento illegittimo e licenziamento

Inoltre, quel trasferimento era già stato sconsigliato dalla Asl a causa delle sue condizioni di salute. Per tale ragione, il dipendente non aveva mai firmato quell’ordine di trasferimento, in quanto da sempre ritenuto illegittimo, consapevole dei suoi problemi di salute e della legittimità degli stessi. Problemi di salute che sono ampiamente certificati e documentati, soprattutto a partire da quel giorno in cui un suo superiore lo ha aggredito lanciandogli alcuni gattini morti trovati nei rifiuti. Dopo l’aggressione, l’uomo ha riportato un’invalidità permanente e certificata. Poi, alla fine, il lavoratore, con la somma di tutti questi problemi, aveva anche iniziato ad assentarsi dal dal lavoro, ma comunque inviando numerosi certificati medici e giustificando le sue assenze. Poi è stato licenziato e l’Inail gli ha comunicato “il provvedimento dell’assegno di incollocabilità” e la cancellazione dai registri per l’impiego, come se non fosse idoneo al lavoro – il dettaglio lo riporta anche Repubblica. 

La sentenza del giudice e quella dell’Inail

Intanto, però l’uomo ha bussato alla porta del tribunale civile per opporsi sia all’ingiusto trasferimento che al successivo licenziamento. Ed eccoci arrivare al presente: di recente, infatti, è arrivata la sentenza del giudice: “Dichiara illegittimo il trasferimento” e condanna” l’Ama a “reimmettere immediatamente” il lavoratore nella “precedente sede di servizio presso il cimitero del Verano di Roma”. Così, il giorno dopo la sentenza, il ragazzo è ritornato al lavoro, ma è stato fatto allontanare per un’ulteriore situazione da paradosso: il giudice lo riammette, ma l’Inail lo ha dichiarato non idoneo al lavoro. Ieri è iniziato un procedimento parallelo, per cercare di sbrogliare questa intricata matassa: nel frattempo, il dipendente è ancora relegato nel suo limbo professionale. 

Roma, lancia gattini morti contro operaio: la “guerra agli invalidi” di Ama

Impostazioni privacy