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Roma, ‘spunta’ un “nuovo” Ponte a causa della siccità: ecco di cosa si tratta

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Ponte Trionfale

Purtroppo, in questi giorni si sente parlare, inevitabilmente, dell’allarme siccità che sta colpendo tutto il Paese. L’apprensione a Roma continua a crescere e alcuni ricordano bene la crisi idrica del 2017. Tra le tantissime notizie arrivate quotidianamente però, c’è una in particolare che si differenzia dalle altre. Proprio per la grave siccità sarebbe spuntato ‘un nuovo Ponte a Roma’. Vediamo di cosa si tratta. 

Ponte Trionfale
Ponte Trionfale, Foto di: RomanoImpero

Il Ponte Trionfale, dove si trova

A causa della siccità di questi giorni, Roma ha regalato una “nuova” sorpresa. “Nuova”, tra virgolette, perché si tratta dell’antico Ponte Trionfale, conosciuto anche come Ponte Neroniano o “Vaticano”. I resti si trovano vicino al ponte Vittorio Emanuele II ed emergono solo quando il Tevere è in secca. 

I ruderi appaiono in entrambi i lati del Ponte e proprio questi giorni, alcuni cittadini hanno scoperto qualcosa che non sapevano. La Capitale infatti non smette di donare attimi di storia in ogni angolo della città. 

La storia del Ponte Trionfale o Neroniano 

Come riporta Romasegreta, il Ponte era stato costruito da Caligola per collegare il Campo Marzio al suo Circo, che si trovava alla sinistra dell’odierna basilica Vaticana. Il suo nome poi è cambiato in “Neroniano”, perché a rinnovarlo, qualche tempo più tardi, è stato proprio Nerone. 

Il Ponte è conosciuto però anche come Ponte Trionfale e questo perché veniva fatta passare la “via Triumphalis” che arrivava fino a Veio. Parliamo del 405 d.C., quando gli imperatori Arcadio, Onorio e Teodosio, hanno deciso di costruire un arco di trionfo “in ricordo della vittoria riportata da Stilicone a Pollenza contro i Goti di Alarico”. Nemici importanti per la storia del Ponte, perché proprio a causa loro, è stato demolito. 

La ristrutturazione 

Dopo oltre 1.000 anni, i piloni sono tornati alla luce, esattamente nel Cinquecento. Questo ha spinto l’allora Papa Giulio II a ristrutturarlo. Per 200 anni poi nessuna notizia, solo nel Settecento i piloni sono stati usati come basi per dei mulini galleggianti. 

 

 

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