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Sciopero generale in Italia contro la legge di Bilancio e scuole chiuse: ecco dove e le date Regione per Regione

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sciopero generale

Sono diversi gli scioperi annunciati per la prossima settimana, quando in tutta Italia molte scuole resteranno chiuse per protestare contro la nuova legge di Bilancio. Lavoratori dell’istruzione di tutti i gradi, comprese l’università e la ricerca, si riuniranno per reclamare contro il provvedimento che unifica le istituzioni scolastiche autonome e non risolve i problemi sulle pensioni e sul precariato.

Lo sciopero generale contro la legge di Bilancio del Governo Meloni

Durante tutta la prossima settimana si susseguiranno quindi gli scioperi per tutto il paese, a cui aderiranno non solo i lavoratori delle scuole statali e paritarie, ma anche della formazione professionale, delle università e dell’Afam, che comprende conservatori e scuole di danza. Lo sciopero generale è stato indetto da Flc Cgil e Uil scuola, per mobilitarsi contro la parte della legge di Bilancio che riguarda il sistema scolastico in tutte le regioni italiane.

Ecco dove e quando i lavoratori si uniranno ai sindacati per protestare e le scuole resteranno chiuse:

  • Lunedì 12 dicembre la Calabria aprirà le danze con lo sciopero e la manifestazione.
  • Martedì 13 dicembre lo sciopero si svolgerà in Sicilia e in Umbria e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, farà un intervento in piazza Italia a Perugia, intorno alle ore 11.
  • Mercoledì 14 dicembre si terrà la manifestazione regionale pugliese a Bari, in piazza Federico II di Svevia alle 11.30; nella stessa giornata si uniranno alla protesta anche il Trentino, la Valle d’Aosta e il Veneto.
  • Giovedì 15 dicembre lo scioperò si terrà in Piemonte, in Abruzzo e nelle Marche.
  • Venerdì 16 dicembre Maurizio Landini concluderà la manifestazione che si inizierà alle 10 a Roma in piazza Madonna di Loreto. Lo stesso giorno, inoltre, si uniranno allo sciopero anche Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli-Venezia-Giulia, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio.

La protesta degli operatori scolastici

Il principale problema protagonista degli scioperi è l’articolo 99 contenuto nel disegno della legge di Bilancio. È previsto il taglio di ben 634 istituti scolastici autonomi, in vista del calo demografico che dovrebbe ridurre a 1 milione e 300.000 gli alunni delle scuole statali entro il 2034. L’immediata conseguenza del taglio è la cancellazione dei dirigenti scolastici e dei Direttori dei servizi amministrativi. Il risultato di questa manovra sarebbe quindi un’ulteriore complicazione dei sistemi di gestione. 

A oggi esistono già scuole che hanno più di 20 plessi, anche in differenti comuni e la soppressione degli istituti scolastici con minor numero di alunni per riunirli negli istituti del circondario non farà altro che peggiorare la situazione. In Italia sono presenti circa 40.000 plessi scolastici funzionanti che dovranno essere divisi per un numero minore di istituti autonomi, complicando notevolmente una condizione già messa a dura prova.

Un secondo fattore oggetto della protesta è l’applicazione dell’autonomia differenziata concessa dall’articolo 116 della Costituzione, visto il concreto rischio che possa minare l’unitarietà del sistema nazionale d’Istruzione. Di conseguenza, le regioni più povere saranno ancora più svantaggiate rispetto alle altre, portate ad accontentarsi di un sistema meno efficiente. La proposta del governo è infatti di definire le prestazioni essenziali, lasciando per il resto la possibilità a ogni regione di decidere in maniera autonoma.

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