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Emergenza rifiuti, la soluzione sono i tritovagliatori. Si guarda indietro per programmare il futuro

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Sulla scia dei precedenti articoli sul business dei rifiutifacciamo un approfondimento sugli impianti di tritovagliatura lodati dal Ministro Costa, che sono stati “censurati” dall’Unione Europea già nel 2011.

Il ministro Costa loda i TM

Il 12 luglio di quest’anno, in piena emergenza dei rifiuti romana, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha fatto una dichiarazione durante una trasmissione mattinale della Rai che definire “bizzarra” è decisamente poco. “Le criticità di Roma – diceva Costa – non si risolvono con i termovalorizzatori. Si risolvono con il compostaggio ‘a stella’ e i trito-vagliatori, questi sono gli impianti del piano regionale dei rifiuti, sono questi gli impianti che permettono di risolvere i problemi”. La chiamata in causa di questi “trito-vagliatori”, che sostanzialmente sono dei sistemi che tritano e separano i rifiuti (un po’ come farebbe un frullatore) sembra quantomai sorprendente ed estemporanea, e a breve diremo il perché.

Tm, Tmb, Tbm e BAT, cosa sono queste sigle e perché sono importanti?

Vengono definiti anche impianti TM (Trattamento Meccanico) da non confondersi con i TMB (Trattamento meccanico-biologico) o ancora con i TBM (trattamento biologico-meccanico). Questa differenza di sigle appare speciosa ma in realtà è sostanziale e di grande importanza, tanto che ognuna di queste tipologie ha delle potenzialità, così come evidenziato anche dalle BAT (Best available techniques, un protocollo adottato nel 2018 dalla Comunità Europea in cui vengono descritte le migliori pratiche per la tutela dell’ambiente da parte degli impianti) che fa una chiara distinzione. Dagli impianti Tbm si chiede in questa nuova linea guida che si mandino come minimo il 43% dei rifiuti a recupero energetico, il che significa (al netto della cosiddetta “perdita di processo”, che in sostanza sono le dispersioni di lavorazione attraverso vapore e calore) che su 100Kg di rifiuti, solo 20 o 30 finiranno in discarica. Per gli impianti Tmb il rapporto è differente, infatti viene indicato come recupero minimo il 25%, il che significa che circa 50 kg su 100 di rifiuti finiscono normalmente in discarica. Le Bat poi non fissano un limite per il recupero ai trito-vagliatori Tm che non avendo nessuna potenzialità di stabilizzazione di frazione umida possono lavorare solo quella già secca. La parte più strana del Ministro Costa, però è proprio quella in cui si indica la tecnologia del trito-vagliatore come la “soluzione” del problema dei rifiuti nel Lazio.

L’Ue già nel 2011 aveva chiuso la stagione dei trito-vagliatori

Questo se non altro perché l’UE già nel 2011, aveva censurato l’utilizzo di questi strumenti (oltre alla pratica tutta italiana e molto laziale, di conferire rifiuti non trattati direttamente in discarica) in un documento della Commissione Europea nel quale si evidenziava che: “un trattamento che consista nella mera compressione e/o triturazione di rifiuti indifferenziati da destinare in discarica che non includa un’adeguata selezione delle diverse frazioni di rifiuti e una qualche forma di stabilizzazione della frazione organica non è tale da evitare o ridurre al più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente e la salute umana”. Insomma, la tritovagliatura non è un sistema “idoneo” di per sé, alla salvaguardia dell’ambiente nel ciclo dei rifiuti quando si superano certi livelli di umidità. Resta un mistero di come facciano alcuni comuni del Lazio che non hanno raggiunto il 65% di raccolta differenziata a poter inviare i loro rifiuti in impianti di trattamento meccanico.

Gli impianti fantasma…

Una cosa è certa, il Ministro Costa scommette sull’efficienza di questi impianti per dare una soluzione ai problemi del Lazio, come pure lo fa la Regione che scommette sui trito-vagliatori come punta di lancia di un sistema che passa attraverso un impianto da 500mila tonnellate a Colleferro che dovrà sbalordire il mondo, visto che da solo con non meglio precisate tecnologie sembra in grado di fermare tutto il fabbisogno di termovalorizzazione e di discarica del Lazio. Se poi questo impianto si farà davvero oppure no resta un mistero.

Affari d’oro per le discariche laziali

Se non ci sarà questo impianto a chiudere il cerchio dei rifiuti si dovranno abbancare moltissimi rifiuti in discarica, visto che gli inceneritori vengono indicati come il male assoluto e gli impianti che avevano un alto quoziente ti recupero energetico vengono ostacolati dalla mancanza di sbocchi agli inceneritori. C’era chi aveva previsto tutto ciò (o vero che nel sistema dei rifiuti sarebbero tornarti di moda i vecchi trito-vagliatori) ed era colui che il “vecchio sistema” dei rifiuti lo ha praticamente inventato, ovvero Manlio Cerroni.

La previsione di Cerroni “torneranno da me”

Torneranno a bussare qui da me – diceva in una intervista del 2016 e aggiungeva – i miei impianti sono pronti, ho un trito-vagliatore costruito nel 2013 che può fare 1000 tonnellate di combustibile al giorno”. Del resto, le discariche sono poche ma agguerrite. C’è la Mad Srl del magnate ciociaro dei rifiuti Valter Lozza che ha ben due discariche, entrambe pronte per essere ampliate (una in provincia di Frosinone e l’altra una a Civitavecchia) senza mai dimenticarsi i tantissimi progetti in cantiere del re dei rifiuti Cerroni, che ha in serbo ad Aprilia (dove ha chiesto l’autorizzazione per una discarica che è ancora non è stata rigettata), a Latina, dove la galassia Cerroni ha riacquisito le quote societarie di Borgo Montello, a Viterbo o i moltissimi volumi ancora autorizzabili per la “Pontina Ambiente” di Albano laziale. Senza dimenticarsi che pure su Roma pende la necessità di una discarica. Il costo delle discariche è salito, in questi pochi anni, di 30, anche 40 euro a tonnellata, arrivando a generare un giro di affari di almeno centinaia di milioni di euro (il prezzo è salito dai 60 ai 90, anche 100 euro per tonnellata da conferire in discarica). Ormai conferire una tonnellata di rifiuti in discarica costa quasi quanto trattarla, il che è una opportunità di guadagno incredibile, visto che il trattamento ha dei costi che il conferimento in discarica non conosce.

Il piano rifiuti che fa posto alle discariche

E tra impianti immaginari, aumenti esorbitanti (inspiegati e inspiegabili) dei numeri della Raccolta differenziata (almeno sulla carta del piano, la realtà si vedrà) e costi ignoti rischiamo di rimanere con lo stesso sistema che veniva considerato all’avanguardia molti anni fa: trito vagliatori liberi da qualsiasi vincolo di recupero energetico e discariche. Tante ma tante discariche. Ma il Ministro Sergio Costa guarda indietro e vede il futuro. O è troppo avanti lui, oppure lo sono gli imperatori delle discariche.”

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