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Esquilino, alla ricerca di Dana: un intero quartiere vuole aiutare la giovane che si teme vittima di abusi

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La storia di Dana

Chi è Dana? E, soprattutto, cosa le sta succedendo? E’ quello che si chiede un intero quartiere, l’Esquilino, che ha preso a cuore la storia di questa ragazza dell’est Europa, presumibilmente ucraina. Dana, infatti, si esprime prevalentemente in russo, ma parla correttamente anche inglese e tedesco. In italiano dice qualche parola, giusto per farsi capire. E’ arrivata in questo quartiere qualche mese fa, ben vestita, tranquilla.

“Sembrava una turista, come come tanti altri. Una bella ragazza, dall’età apparente di 30, 33 anni al massimo, arrivata qui lo scorso aprile – raccontano i residenti del quartiere. – Non dava segni di squilibrio, anzi, parlava diverse lingue e sembrava perfettamente in grado di badare a sé stessa”.

Ma all’improvviso qualcosa è successo. Dana inizia a cambiare. La ragazza viene vista in compagnia di alcuni stranieri, prevalentemente africani, che frequentano la zona tra piazza Vittorio e la stazione Termini. Assistono ad alcuni alterchi. Nei giorni successivi sembra confusa ed assente, i residenti la vedono girare per le strade dell’Esquilino piena di graffi e di segni scuri nel corpo che potrebbero essere lividi, ma anche strani tatuaggi. Ai vestiti sempre puliti e sistemati si sostituiscono abiti semi stracciati e sporchi. La cosa più inquietante è che adesso la ragazza sia incinta e che si sospetti la giovane possa essere vittima di abusi e violenze.

Esquilino, l’interesse degli abitanti del quartiere

Tutto è raccontato in una denuncia presentata da due abitanti del quartiere, Fabio Tonelli e l’avvocato Valentino Lo Curto. “Due settimane fa – racconta l’avvocato Lo Curto – ho visto questa ragazza in prossimità del mercato Esquilino: si presentava come una persona di bella presenza, ben vestita, sembrava una turista, probabilmente russa, e non dava segni di squilibrio. Giorni dopo l’ho vista discutere animatamente in via Principe Amedeo con un uomo di origine africana, al quale lei urlava “Vai via, vai via!” in russo. Qualche giorno fa l’ho rivista ed era in condizioni pietose: in ciabatte, indossava solo una camicetta rossa, non aveva neanche gli slip. Le gambe erano piene di graffi e di ecchimosi, mentre il viso era pallido e sofferente. Stava su un materasso posizionato tra le colonnette del sottopassaggio che unisce via Marsala a Via Giolitti. Accanto a lei c’erano altri africani”.

L’avvocato va al commissariato una prima volta, spiegando che la ragazza è in evidente stato confusionale. “Ha rovesciato le sedie del ristorante cinese e ha iniziato a urlare in russo”. Prima di recarsi dagli agenti, però, segue la giovane e nel contempo chiama il 118 per chiedere aiuto. A lui si unisce Sabina, un medico che abita nel quartiere, in attesa dell’arrivo dei sanitari, la quale ipotizza che lo stato in cui si trova Dana potrebbe essere dovuto a violenze subite.

Dana: l’aiuto migliore è rintracciare i suoi parenti

“L’ambulanza – prosegue Lo Curto – è intervenuta dopo 30 minuti, ma Dana ha rifiutato di sottoporsi ad accertamenti. Gli operatori sanitari hanno quindi richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, ma all’apparire di una pattuglia dei carabinieri, Dana si è data alla fuga”. Nella denuncia presentata alla polizia, l’avvocato e Fabio Tonelli spiegano di temere che la ragazza sia vittima di violenze, sia fisiche che psicologiche e che versi nello stato confusionale per questo motivo. “Da qualche giorno gironzola per il quartiere e chiede il cibo ai ristoranti della zona: è una cosa che non aveva mai fatto in precedenza. Sono già andato 3 volte in Commissariato per parlare di questa situazione e cercare di aiutare questa ragazza prima che sia troppo tardi. Guardandola bene, infatti, mi sono accorto che molto probabilmente è anche incinta: il timore è che venga abusata ripetutamente e che abbia perso il senno proprio a causa degli abusi. Ad interessarsi a lei non sono solo io, ma tantissimi abitanti del quartiere: vogliamo aiutarla tutti. Il problema è che ci rimbalzano da una parte all’altra. Abbiamo chiamato le suore, la polizia, i servizi sociali, ma non si riesce a trovare una soluzione concreta, perché ci viene risposto “chiamateci quando la vedete”, senza calcolare che ovviamente lei si muove e che, nello stato in cui si trova, rifiuta anche l’aiuto”. Proprio per controllare la sua salute e quella del bambino, oltre che per farla lavare e darle l’opportunità di cambiarsi in un ambiente protetto, l’assessore Monteverde si era interessato per fissarle un appuntamento attraverso il servizio di assistenza sociale, ma ovviamente non si è presentata. “Come si può pretendere – si chiedono i residenti – che si ricordi di un appuntamento del genere quando non ci sta con la testa? Bisognerebbe portarla lì direttamente, o meglio ancora, occorrerebbe invece rintracciare i suoi parenti, attraverso i documenti della ragazza (che è fornita di passaporto, ndr), oppure fare un TSO per toglierla dalla strada e dalla situazione di pericolo in cui si trova adesso, specialmente adesso che è in stato di gravidanza”. 

“Da quando vivo qui – aggiunge Yvonne – e sono ormai quarant’anni, ho già visto morire quattro donne, non voglio che accada qualcosa di male anche a lei. Le vogliamo tutti bene, stiamo cercando di aiutarla”. “Qualche giorno fa sono riuscita a parlarle e mi ha mostrato un disegno inquietante – ha aggiunto un’altra donna – in cui c’era lei sdraiata e una figura maschile che la guardava dall’alto: mi sono spaventata per lei”. 

Adesso da quattro giorni Dana non si vede più in giro. “Probabilmente si sente braccata – commentano Valentino e gli altri residenti – e ha paura”. I residenti hanno scritto all’ambasciata ucraina perché si attivi alla ricerca di eventuali parenti o amici. L’invito a chiunque la avvisti è chiamare i servizi sociali (800.440022) o il 118. Un problema sentito, quello delle condizioni dei senza fissa dimora, numerosi come noto nella zona e specialmente sotto i portici di piazza Vittorio. I malori sono all’ordine del giorno. «L’altro giorno siamo riusciti a far ricoverare Lorenzo – scrivono su Facebook i residenti del Comitato Esquilino —  Molti di voi lo conosceranno e ultimamente non stava affatto bene. Troppo alcol. Si è fidato di noi, delle rassicurazioni, ed è salito sull’autoambulanza accompagnato dal personale medico molto gentile e comprensivo. Aveva paura, però si è vinto ed è andato. Quando diciamo “non vogliono andare e non possiamo obbligarli” riflettiamo. Perché tutti hanno paura quando stanno così male e tutti si rifiutano di andare, ma noi dobbiamo costringerli ad andare. Devono andare perché se rimangono in strada, in quelle condizioni, prima o poi muoiono». Come è morto, qualche giorno fa, Francesco.

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L’aiuto concreto degli abitanti del quartiere 

Oltre che dandole del cibo, gli abitanti del quartiere Esquilino hanno deciso di aiutare Dana unendo le forze. “Io e Valentino Lo Curto stiamo organizzando una procedura per aiutare Dana come è stato fatto per Luciana. E’ meglio evitare di avvicinare continuamente la ragazza senza avere il giusto approccio e una finalità precisa, perché seppur con le migliori intenzioni si rischia di fare peggio. Dobbiamo muoverci con velocità e accuratezza visto che c’è di mezzo anche la vita di un bambino/a. Tutte le persone che sono interessate a dare una mano come volontari possono contattarmi così creiamo un gruppo coordinato. Grazie a tutti!”, scrive  Valentina Salerno. Una dimostrazione di quanto è grande il cuore dell’Esquilino.

 

 
 

 

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