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Fit and go: l’avventura continua

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Obiettivo 700 calorie in mezz’ora. Finora mi era riuscito solo “in entrata”, ovvero ingurgitando uno degli eccellenti gelati artigianali che quotidianamente arricchiscono la mia dieta (anche questa è mediterranea, visto che la gelateria dove mi servo è praticamente in riva al mare…), ma mai avrei potuto pensare che si potesse fare anche “nel senso inverso”, cioè bruciare tutte quelle calorie in così poco tempo. 

E infatti ancora non ci sono riuscita, ma ci sono vicina. 

La mia seconda seduta al centro Fit and Go Laurentina di via Lucio Lombardo Radice (dietro Leroy Merlin, per capirci: sembra lontano, ma in realtà da Torvaianica ci arrivo in meno di mezz’ora. Quindi non ci sono scuse legate alla distanza!) è stata una sfida di cui ancora non ho capito chi sia stato il vincitore: Io, Emanuela (la biondina di cui vi parlavo la volta scorsa) o Fit ang Go, lascerò che siate voi a giudicarlo.

Stavolta sono arrivata preparata, tanto dovevo portarmi appresso solo le scarpe da ginnastica e un elastico per i capelli.

Due minuti per infilare la tuta per l’allenamento e via: eccomi pronta per il Vacuum, parola strana per indicare un tapis roulant che, come mi spiegherà in seguito Eugenio Scibetta, giovane e preparatissimo personal trainer (anche lui faccia d’angelo come Emanuela, dolce all’apparenza e carogna quando ti allena) combina la tecnologia vacuum e quella infrarosso per la risoluzione delle problematiche legate all’accumulo di grasso.

Questa combinazione unica di Vacuum + Infrarosso, riesce ad attivare la circolazione sanguigna e il metabolismo, per eliminare la cellulite e il ristagno dei liquidi in eccesso durante l’attività fisica. Ed è proprio qui che mi accingo ai miei 30 minuti che ne valgono almeno 120.

Prima di salire sul tapis roulant mi fanno indossare una gonnellina nera che mi fa somigliare a Minnie, la compagna di Topolino. Una volta salita la gonna si trasforma: la parte inferiore viene incastrata nel macchinario e… voilà! sono sottovuoto.

Non scherzo: mentre cammino a velocità e inclinazioni variabili, sento che la mia parte inferiore, diciamo dal rotolo di ciccia intorno all’ombelico in giù, viene risucchiata e rilasciata in continuazione. Non è una sensazione fastidiosa, è solo un po’ strana. Tengo le mani ben salde alle maniglie, non perché io abbia paura di cadere, ma perché così si riescono a conteggiare le calorie effettivamente consumate. Le tengo strette, come se così ne consumassi di più, ma ovviamente è solo una stupidaggine della mia mente.

Continuo la camminata veloce (non correrò mai, va contro la mia natura) e intanto riesco a sudare anche l’acqua del battesimo: anche se non mi sento affatto stanca, sembra che io stia scalando l’Everest sotto il solleone, per quanto i miei pori – tutti, dal quello del mignolo a quello della cute della testa (non credo che i capelli sudino, ma se potessero lo farebbero) – stanno grondando acqua.

Nel frattempo mi faccio una chiacchierata con Emanuela, che mi spiega come funzionano i vari tipi di allenamento.

La cosa figa è che in questa palestra io possa venire quando lo decido io (ovviamente previo appuntamento), essere seguita personalmente e per tutto il tempo, che venga corretto ogni mio movimento o esercizio sbagliato. Ma, cosa ancora più figa, che non debba aspettare che l’istruttore smetta di fissare i fondoschiena delle bellone di turno prima di darmi retta per qualche nanosecondo al massimo, che non debba sentirmi frantumare l’autostima nel vedere le barbie alte, magre, perfette, truccate che io neanche a Capodanno, mentre fanno con naturalezza e senza nemmeno un po’ di fatica quello che io invece tento di fare sbuffando come un toro nell’arena, sfatta come una burrata avariata.

Già, perché purtroppo in tante, troppe palestre c’è chi va per fare passerella, per farsi notare o, diciamocela tutta, per rimorchiare. Io, tempo zero, voglia di parlare durante l’allenamento ancora meno, di rimorchiare non parliamone proprio, non amo molto questo genere di situazione, che abbinata alla fila ai macchinari occupati (non parliamo di quelli invece sporchi di sudore: mi è capitato anche quello, in una nota palestra) mi fa spesso venire voglia di andare a fare la doccia prima del tempo.

Ma torniamo a noi: i 30 minuti sono terminati e… ta-da!!! Ho consumato 592 calorie, quasi senza accorgermene! Sono talmente felice che passo senza problemi alla seconda parte dell’allenamento, i 20 minuti settimanali di cui vi ho parlato anche la volta scorsa.

Stavolta non si tratta del programma di prova, ma di quello “vero”: addominali, glutei, braccia, pettorali, spalle, gambe. Anche stavolta mi mettono il giubbotto da kamikaze, mi collegano gli elettrodi e via, otto piegamenti, dieci affondi laterali, pesetti su e giù, alza la gamba, allarga le braccia, fai così, migliora qui, guarda là: Emanuela non mi molla un attimo e, con il suo sorriso angelico, mi fa lavorare tutti i muscoli, anche quelli dimenticati o mai conosciuti finora.

Alla fine, decide che mi devo rilassare, per far sì che domani l’acido lattico non mi metta ko. Gli ultimi tre minuti li passo sdraiata sul tappetino, con gli elettrodi ancora attaccati e gli impulsi al minimo, impostasti nel programma relax. Devo dire che è davvero piacevole, sembra quasi un massaggio, peccato solo che i tre minuti siano davvero troppo pochi.

A malincuore mi alzo per andare a fare la doccia. 

Mi sento bene, per nulla stanca, anche se ho fatto in tutto 50 minuti di attività. 

E sto bene anche il giorno dopo: nessuna ripercussione negativa, come era invece successo la volta precedente, quando mi faceva male tutto, nonostante lo sforzo sia stato maggiore. Forse merito del trattamento relax, oppure degli esercizi diversi rispetto al primo giorno.

Vi saprò dire nelle “prossime puntate”.

Maria Corrao

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