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Fiumi di droga sul litorale, dai Fragalà alla mafia italo-albanese: «Incontri nelle campagne di Pomezia e Ardea»

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Fiumi di droga sul litorale di Pomezia e Ardea: gli arresti effettuati da polizia, carabinieri e guardia di finanza negli ultimi mesi parlano di tonnellate di stupefacente che si riversa in questo quadrante. Gli episodi di cronaca parlano chiaro: la zona è ambita dagli spacciatori – e non parliamo del piccolo pusher – fino al punto che la spartizione dei territori porta a regolamenti di conti anche feroci. Prima, quando a “comandare” erano i Fragalà, lo spaccio era in un certo qual senso più semplice: sul litorale, almeno quello di Torvaianica, chiunque volesse farlo doveva passare per la famiglia mafiosa siciliana, pagando una sorta di “pizzo” per poter avere il via libera all’illecito commercio.

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Funzionava così: Sante Fragalà, con due complici, taglieggiava gli spacciatori della zona pretendendo da loro 1500 euro a settimana ciascuno a titolo di protezione. Non contenti, i tre imponevano loro la fornitura di cocaina. Inizialmente la cosa non era stata presa bene. “A Roma non si paga il pizzo”, provarono a dire alcuni. Ma Torvaianica non è Roma. E quando uno di questi grossi spacciatori ebbe un “problema” con dei “ragazzi” di Pavona, si portò con dietro proprio Sante Fragalà per risolverlo, presentandolo come un ‘catanese amico suo’.

Ebbene, bastò la presenza di Fragalà per appianare il “problema”, perché era conosciuto anche dai “ragazzi” di Pavona come ‘malandrino e mafioso’. Questo predominio lasciava poco spazio ai concorrenti, ma con l’arresto di Sante le cose cambiano. Ecco quindi che iniziano ad arrivare i “forestieri”, da Roma e dall’estero, dagli albanesi agli slavi. Negli anni l’assetto cambia, gli equilibri esistenti non ci sono più. Nuovi personaggi si fanno strada.

Da Il Corriere della Città – MARZO 2021

L’intervista con il Vice Questore aggiunto di Roma

Di tutto questo parliamo con la Dott.ssa Mariangela Sciancalepore, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato, che ha condotto le ultime operazioni della Squadra Mobile, tra cui gli arresti legati all’operazione “Sottovuoto”, con 8 persone in manette tra Ardea, Pomezia e Roma.

Ultimamente il litorale romano pare aver assunto particolare importanza per il traffico di droga. All’interno di questa zona, sembra avere rilevanza il tratto compreso tra Pomezia e Ardea – dove la conformazione geografica aiuta i criminali a nascondersi – specialmente dopo che le varie operazioni di polizia hanno smantellato i grossi clan operanti a Ostia (dagli Spada ai Fasciani). Può confermare questa sensazione?

«Indubbiamente l’espansione urbanistica avvenuta negli ultimi anni, specialmente nel quadrante sud della provincia, ha visto confluire alcuni gruppi criminali in quelle zone dove, come Lei ha sottolineato, la conformazione geografica del territorio rende più difficoltosa l’attività di prevenzione e contrasto posta in essere dalle Forze di Polizia».

Recentemente la Squadra Mobile ha condotto un’operazione che ha portato all’arresto di 8 persone: è stata smantellata un’organizzazione internazionale di trafficanti di droga con base ad Ardea, che agiva a Pomezia e Roma: può darci qualche dettaglio inedito riguardo questa indagine?

«L’indagine ha avuto origine da una costante attività di monitoraggio effettuata dalla Sezione Antidroga sul territorio a sud della capitale, notoriamente teatro di traffici di sostanze stupefacenti facenti capo a clan sia stranieri principalmente di nazionalità albanese, che ‘ndranghetisti, già in passato oggetto di azioni di contrasto da parte della Squadra Mobile, con le operazioni “Venusia” e “Caracas”. Tale attenzione per quel quadrante portava all’arresto di un cittadino italiano, F. S., avvenuto l’8 maggio 2018 per detenzione ai fini di spaccio di circa 10 kg di marijuana, occultata nel vano portabagagli della sua autovettura. Successivamente, attraverso modalità investigative convenzionali (pedinamenti, osservazioni) nonché con l’ausilio delle intercettazioni telefoniche e ambientali, si risaliva, al “proprietario” dello stupefacente sequestrato nel corso dell’operazione e alla rete di soggetti coinvolti nel traffico di stupefacenti. L’attività investigativa si sviluppava con oggettive difficoltà dovute ai luoghi nei quali avvenivano gli incontri tra gli indagati (piccole località nella campagna tra Ardea e Pomezia), nonché alle tecniche evasive anti-pedinamento poste in essere dal gruppo. Grazie alla professionalità degli operatori e al loro costante impegno, si riusciva a raggiungere il risultato sperato, avvalorato dalla Procura della Repubblica di Roma che, constatata la bontà del lavoro svolto, emetteva le misure coercitive».

Si parla di grossi quantitativi di droga (anche 50 chili) per volta, ma non grossissimi: siete riusciti a scoprire da chi si rifornivano gli italo-albanesi? Gli ultimi episodi di cronaca mettono in evidenza bande composte da italiani e albanesi: quanto è radicata la mafia albanese in questo territorio?

«Come già emerso in altre indagini della squadra mobile di Roma, sempre più il legame tra la criminalità albanese e quella italiana risulta sedimentato, i particolar modo gli Albanesi attraverso la rotta balcanica, ovvero attraverso le coste marittime, riescono a far giungere nel nostro territorio cospicui quantitativi di sostanza stupefacente a prezzi competitivi, rivelandosi essi stessi fornitori di pregiudicati italiani che quasi sempre assumono la veste di acquirenti di ingenti quantitativi per poi smistarli a loro volta nelle vari piazze di spaccio della capitale».

Con l’arrivo della bella stagione, nel territorio di Pomezia e Ardea, così come nel resto del litorale, la droga viene spacciata soprattutto nei chioschi sulla spiaggia, dalle dune di campo Ascolano fino a Tor San Lorenzo, attraverso batterie controllate e coordinate dai “capi”. Uno di questi era Selavdi Shehaj, di cui ancora non si conosce l’assassino. Come può essere contrastato questo fenomeno?

«L’attività di contrasto è costante e quotidiana, viene effettuata sia con autopattuglie con colori d’istituto che in borghese, i risultati sono buoni, questo anche con l’aiuto della cittadinanza, che fornisce precise segnalazioni che ci permettono un’azione più efficace sul territorio; proprio questa continua sinergia, ci da il giusto input per selezionare le zone maggiormente interessate dai fenomeni di spaccio».

Per concludere: come considera la zona di Pomezia e Ardea a livello di sicurezza?

«Come in tutta Italia, l’attuale congiuntura economica aggravata pesantemente dalla pandemia, fa sì che i gruppi criminali trovino terreno fertile nei giovani, allettati da guadagni facili raggiungibili attraverso i traffici di stupefacenti. Anche i comuni di Pomezia ed Ardea non sono indenni da questa problematica, ma grazie alla nostra continua presenza il livello di sicurezza percepito dai cittadini è alto».

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