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I lavoratori della Leonardo ‘marciano’ su Pomezia: 100 i posti di lavoro a rischio

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Leonardo, l’azienda che si occupa di alta tecnologia nell’ambito dell’aeropazio, sicurezza e difesa, chiude i battenti a Pomezia. Per tale motivo, secondo le stime effettuate dai sindacati, sono a rischio 100 posti di lavoro. Nella sede di Pomezia attualmente lavorano oltre 700 dipendenti. Per far ascoltare le loro motivazioni i lavoratori si sono recati, questa mattina, nella sede del Municipio pontino.

Chiude lo stabilimento Leonardo a Pomezia

La società vuole trasferirsi e abbandonare lo stabilimento a Pomezia per spostarsi a Roma Tiburtina e Cisterna di Latina. In questo modo, però, entreranno in crisi le aziende dell’indotto e i lavoratori del ciclo degli appalti: in pratica gli addetti alle pulizie, alla manutenzione e alla mensa. Si parla di circa 100 persone che rischierebbero, così, il loro posto di lavoro.

Le parole dei sindacati

“Manifestiamo la nostra contrarietà a una scelta sbagliata che rischia di impoverire il tessuto industriale, sociale ed economico di un territorio già provato da altre crisi e chiusure, basti ricordare la Sintel, la Desmet, la Ste”, afferma Fabrizio Fiorito, segretario generale della Uilm di Roma e Provincia e coordinatore regionale Uilm Lazio. La speranza dei lavoratori e del sindacato è che Adriano Zuccalà, il sindaco, intervenga in qualche modo, impedendo così allo stabilimento di chiudere. “Le ricadute sui lavoratori, sulle loro famiglie, su tutta la città sarebbero catastrofiche”, spiega il sindacalista. “Il sito di via dell’Industria, oltre ad appartenere a un gruppo leader nel settore aerospaziale, che dà lustro al territorio pontino, rappresenta anche un’icona storica e una parte importante dell’economia di Pomezia”.

“Dobbiamo difendere la dignità di donne e uomini”

E ancora: “Dobbiamo difendere la dignità di donne e uomini, la loro occupazione ed evitare un ulteriore atto di depauperamento del tessuto industriale e socio economico di questo angolo di territorio”. Si aggiunge anche la CGIL Roma sud Pomezia Castelli, definendo “immotivata” la scelta del trasferimento poiché lo stabilimento di Pomezia sta andando positivamente. Tuttavia tale scelta, viene sempre affermato dalla CGIL, porterebbe a un’impoverimento del tessuto industriale e produttivo. Al coro di protesta si aggiunge anche il PD di Pomezia: “Difficile comprendere il presunto vantaggio competitivo di tale operazione; l’unica logica che cogliamo è sempre drammaticamente la stessa: impoverire il tessuto industriale e della ricerca di Pomezia.” L’impegno del PD è quello di informare gli enti superiori (Ragione, Parlamento ecc) in modo da tutelare i lavoratori.

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