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Lazio, i numeri sono da zona gialla. L’analisi del Prof. Andreassi: «Dati migliori di quelli nazionali ma errore “chiuderci” a casa a Pasqua»

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Due persone che indossano la mascherina per proteggersi dal COVID

Lazio con numeri da zona gialla, almeno secondo i criteri stabiliti dal CTS. E’ questo quanto emerge dall’ultimo report diffuso ieri a seguito della cabina di regia in merito alla settimana dal 5 all’11 aprile 2021. Una notizia sicuramente incoraggiante quantomeno in ottica riaperture, considerando che dal 26 aprile le Regioni potranno di nuovo passare proprio in zona gialla se i dati lo consentiranno. 

E il Lazio, come già detto la scorsa settimana, ha tutto per potervi accedere. L’RT (calcolato però al 31 marzo) è a 0.79, l’incidenza a sette giorni per 100.000 abitanti è a 161 (contro 173 del precedente report). La Regione mantiene pertanto la classificazione “moderata” di rischio con 0 allerte segnalate ed è compatibile con uno scenario di tipo 1, il più basso.

Resta tuttavia delicata la situazione negli ospedali: a ieri il Lazio aveva 382 persone ricoverate in terapia intensiva e 2.859 in ospedale (non gravi). Sul fronte dell’occupazione dei posti letto il dato aggiornato al 16 aprile delinea tuttavia una situazione ancora molto delicata: le terapie intensive sono ancora al 41% rispetto al limite critico fissato al 30% (parliamo della percentuale di Posti Letto di Terapia Intensiva occupata da Pazienti Covid−19), mentre l’area medica (ossia i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia) è al 45% contro una soglia-limite del 40%. (in calo di 4 punti rispetto alla settimana scorsa).

Il Professore Andreassi: «Lazio? Dati migliori di quelli nazionali ma errore “chiuderci” a casa a Pasqua» 

Come la scorsa settimana abbiamo analizzato i numeri insieme all’Ing. Professore Luca Andreassi dell’Università di Tor Vergata. «Il Lazio grazie alle misure chirurgiche su Rieti e Frosinone oggi viaggia con numeri migliori di quelli nazionali e tutte le province presentano un numero di contagi settimanali su 100.000 abitanti minori del dato nazionale», spiega Andreassi. 

I numeri del Lazio e delle Province. I modelli matematici proposti si basano sul “tasso di crescita di contagio”. Al contrario dell’RT fornisce risposte immediate e consente di capire l’efficacia o meno delle restrizioni, cioè “cosa frena e cosa no” il virus. Si considerano inoltre “medie mobili settimanali” per assorbire i dati ridotti della domenica e lunedì quando generalmente si effettuano meno tamponi 

La situazione dunque, commentando l’analisi e soprattutto i grafici del Professore Andreassi, si mantiene abbastanza sotto controllo nel Lazio anche con i dati in tempo reale, che indubbiamente hanno più valore rispetto a un numero del 31 marzo scorso. 

Ma c’è un “ma”.

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La situazione infatti non è del tutto “rosea” come si potrebbe pensare, anzi. In Italia infatti, e il Lazio anche se in modo più contenuto, si assiste a un rialzo nel tasso di crescita dei contagi dovuti, evidentemente, all’aumento dei cluster familiari a seguito delle “chiusure forzate” in casa a Pasqua. Come successo a Natale. I dati di “miglioramento” dell’RT ad esempio presentati in queste ore sono riferiti infatti, ribadiamo, a oltre due settimane fa. Non a caso la curva rossa nei grafici era in calo in quei giorni” spiega Andreassi, “la differenza è che aspettando l’RT lo scopriamo solo oggi”.

«I dati di oggi invece, quelli in tempo reale, non sono per nulla entusiasmanti – ammonisce il Professore – Il tasso di crescita dei contagi sale in Italia. Avvicinandosi a quello 0% che significherebbe un rialzo anche dei contagi giornalieri. Un rialzo chiaramente imputabile alle misure di Pasqua, che, esattamente come quelle di Natale hanno fatto danni. Tanto che un po’ tutti gli Amministratori in Italia denunciano la crescita di cluster familiari».
 
«Una scelta assolutamente sbagliata dato che esistono dati scientifici, presentati anche dallo stesso Ministro Speranza, che all’esterno ci si contagia infinitamente meno che al chiuso. Cosa che noi sosteniamo da un anno. Purtroppo Speranza lo ha scoperto dopo Pasqua. Troppo tardi. Ci ha chiuso dentro casa. Ed oggi raccontiamo questa crescita», aggiunge il Professore.
 
«Crescita che riguarda il Paese in maniera un po’ strana. Per la prima volta, probabilmente, dall’inizio della pandemia, in particolare le regioni del Sud che presentano rialzi ben superiori a quelle del Nord. Sebbene il tutto in una logica di decongestione delle terapie intensive che registrano bruschi cali, e ne siamo felici, ma che di qui a due settimane potrebbero risentire un poco dei rialzi di questi giorni», conclude.
 

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