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Estate Romana al VI Municipio, chiarimenti tra diffide e richieste di rettifiche: entra in campo addirittura il Direttore Apicale

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VI Municipio

Con non poca sorpresa, nella giornata dell’11 luglio riceviamo presso la nostra redazione una per noi poco chiara richiesta di “rettifica e contestuale diffida in relazione all’articolo “Estate Romana alle Torri. Municipio VI, l’amministrazione sta mentendo?” da noi scritto e pubblicato il giorno 10, da parte del direttore del Municipio VI Luca Di Maio. La lettera di Di Maio si porrebbe con una richiesta di rettifica, articolata in tre punti, che però ci pare sia una vera e propria richiesta di smentita, o di intervista, in quanto entra nel merito di questioni che da una parte non ci competono e dall’altra (cosa che sottolineiamo con forza) riguardano fatti di cui noi non abbiamo mai parlato. Facciamo inoltre presente che il tono e la forma di questo documento sono poco graditi a chi scrive in quanto è stato redatto utilizzando le risorse di Roma Capitale e quindi dei cittadini. Il Direttore Apicale è figura garante, non politica, che non è mai stata tirata in ballo, non solo nell’articolo in oggetto, ma anche negli articoli precedenti che abbiamo dedicato alla querelle in corso. Riteniamo dunque quantomeno interessante che il signor Di Maio entri in campo in un dibattito fin qui del tutto politico, non amministrativo, e che riguarda il diritto all’informazione, peraltro con mezzi del Comune di Roma, che di tutto dovrebbe occuparsi tranne che di intralcio alla sfera mediatica. Per utilizzare una metafora, è come se un arbitro fischiasse un calcio di rigore e poi decidesse egli stesso di calciarlo.

PUNTO 1. CI VIENE CONTESTATO UN USO IMPROPRIO DELLE PAROLE. MA NOSTRO COMPITO È NON FUORVIARE IL LETTORE

Ad ogni modo, riteniamo opportuno riportare ciò che Di Maio ci fa sapere e rispondere alla sua missiva. Al punto 1 dice Di Maio: “In primis la procedura, di cui trattasi, è una ricognizione di manifestazione di interesse finalizzata all’individuazione di operatori economici da invitare ad una successiva procedura di affidamento diretto […] quindi non un bando di gara di appalto. In altri termini la procedura, regolarmente posta in essere e altrettanto regolarmente conclusasi”. Il direttore, in buona sostanza, ci rimprovera l’utilizzo del termine “bando”, piuttosto che “ricognizione di manifestazione d’interesse” in ordine alla procedura oggetto dell’articolo. Non abbiamo avuto (come può verificare il dirigente e il cittadino) alcuna difficoltà a modificare la terminologia usata, proprio perché come giornalisti cerchiamo sempre la massima precisione possibile. Ma facciamo presente a Di Maio che il nostro compito è quello di non fuorviare il lettore a cui nulla interessa di una noiosa relazione in punto di diritto rispetto alle specificità tecnico/giuridiche in oggetto. La manifestazione d’interesse rientra nell’alveo delle tipologie d’affidamento che, è vero, assumono denominazioni varie. Ma dal nostro punto di vista, che è quello meramente giornalistico, scrivere “bando di gara” è azione espletata in un’ottica onnicomprensiva, assolutamente fruibile da qualunque lettore e quindi non fuorviante o tendenziosa. Un conto, poi, è scrivere su una rivista tecnica di diritto amministrativo, altro conto è la redazione di articoli di cronaca su giornali a carattere generalista.

PUNTO 2. BENE LE SPECIFICAZIONI RISPETTO ALLA PROCEDURA DI AFFIDAMENTO. MA NOI NON ABBIAMO MAI RIPORTATO IL CONTRARIO. ABBIAMO INVECE DELLE DOMANDE RIMASTE SENZA RISPOSTA

Al punto 2 il direttore tiene a specificare che: “I tre organismi partecipanti sono stati giudicati tutti idonei ai fini dello svolgimento delle attività richieste, con alcune differenze in ordine alla capacità di coinvolgere in toto il territorio del Municipio (numero di quartieri individuati per le rappresentazioni), numerosità e tipologia degli eventi culturali e, infine, anche dal numero delle giornate di rappresentazione. Si è proceduto pertanto all’affidamento diretto, in base a ragioni di interesse pubblico”. E va benissimo, giusto e interessante che il direttore ci sottolinei ciò, ma noi non abbiamo mai detto il contrario. Semmai avremmo voluto fare delle domande al Presidente Franco in ordine proprio a ciò che lei ci fa pervenire. Domande rimaste insolute, perché dalla pubblicazione del nostro primo articolo su questa faccenda, tutta la maggioranza si è chiusa in un silenzio incomprensibile. E sono domande pacifiche, alle quali magari può risponderci proprio lui ma, sia chiaro, da dipendente del Comune di Roma e non da politico. Come mai nei criteri riportati nella manifestazione di interesse non compaiono proprio il “numero di quartieri individuati per le rappresentazioni”, motivo per il quale Ars In Urbe e stata esclusa? Ancora; dai documenti in nostro possesso sappiamo che già il giorno 14 giugno le associazioni erano state informate dall’amministrazione dei risultati della procedura. E allora come mai la commissione Controllo e Garanzia del giorno 21 giugno è stata chiusa nel giro di dieci minuti con la motivazione di “non convocare commissioni su procedure di gara ancora in corso”? Questo fatto specifico, peraltro, è riportato anche da altre testate giornalistiche e confermato da più fonti.

PUNTO 3. SIAMO CRONISTI, NON DIVULGATORI O DOCENTI

Punto 3, scrive il direttore: “Si evidenzia che i termini per l’espletamento del ricorso al TAR sono notoriamente 60 giorni, non 30 come dichiarato nel testo dell’articolo che riporta dichiarazioni destituite di ogni fondamento. Inoltre le tempistiche per il riscontro ad una richiesta o accesso agli atti sono 30 giorni, a partire dal ricevimento della stessa”. Siamo imbarazzati, in questo caso, nel trovarci nella curiosa situazione in cui dobbiamo far sapere al buon Di Maio che le dichiarazioni a cui si riferisce sono a carico della signora Laura Pollina, presidente dell’associazione esclusa (nonostante fosse prima classificata), opportunamente virgolettate e di cui la presidente può rispondere nella sua persona, ed è fatto talmente pacifico da risultare apodittico. Per quanto invece riguarda la questione relativa alle scadenze rispetto ad un eventuale ricorso presso il TAR noi non siamo entrati nel merito. Non siamo divulgatori o insegnanti, bensì cronisti.

COSÌ L’AVVOCATO MARIANO: “PER QUESTO TIPO DI ATTI AMMINISTRATIVI È PREVISTO ITER ACCELERATO

Ad ogni modo abbiamo voluto approfondire, perché l’input del direttore ci è risultato interessante. L’avvocato amministrativista Peppino Mariano, contattato da noi de Il Corriere della Città, ci fa sapere che: “Trattasi di affidamento diretto con preventiva manifestazione d’interesse. Per tutti gli affidamenti”, spiega l’avvocato, “laddove si volesse ricorrere davanti ai giudici amministrativi, lo si deve fare nei trenta giorni e non nei sessanta. Il Codice del Processo Amministrativo, all’art. 120 quinto comma, prevede che per questa tipologia di atti amministrativi è previsto un iter accelerato e ciò ha una sua ratio”. Continua l’avvocato Mariano: “La ratio sta nel fatto che la pubblica amministrazione usa lo strumento del codice degli appalti per poter funzionare. Quindi è un espediente che accelera l’accertamento giurisdizionale della pretesa demolitoria dell’atto”. Ora, se ci è consentito, ravvisiamo altre criticità e registriamo altre domande da fare a chi di dovere.

Per tutte le successive considerazioni in relazione alla Commissione Speciale Controllo e Garanzia che “non interferisce sull’iter deliberativo. Essa può accedere in conformità alla normativa vigente, a tutti gli atti posti in essere dal Municipio. Non esprime pareri né sulla legittimità degli atti, né sul merito delle scelte politiche”, sottolineiamo che in ordine al nostro lavoro noi ci siamo premurati di raccogliere le dichiarazioni della presidente della commissione succitata, Laura Arnetoli, in riferimento a questioni riconducibili solo ed esclusivamente al suo ruolo di titolare di codesta commissione, e non alla sua personale militanza nel Movimento Cinque Stelle. Da par suo, la Arnetoli, mai si è con noi sbilanciata in considerazioni meramente politiche.

Tanto dovevamo al Direttore Luca Di Maio, nella speranza di aver offerto da una parte un buon servizio a chi legge e dall’altra contestualmente opportuna risposta alla lettera che ci ha inviato.
Ora però registriamo un fatto: il direttore così facendo è entrato in campo, sconfinando in quello della politica. Questo quando abbiamo a più riprese cercato risposte dalla maggioranza di governo, che avrebbe potuto con serenità offrirci una sua visione dei fatti, cosa che non è stata fatta. La stessa maggioranza, invece, si è lasciata andare, mediante comunicati ufficiali, a pubbliche accuse nei confronti della signora Arnetoli in riferimento ai reati di “Rivelazione di segreto d’ufficio, turbativa d’asta e commissione irregolare”.

Ci chiediamo: non è che si stanno mettendo le mani avanti per non cadere all’indietro?

La rettifica

Ad ogni modo, per correttezza professionale riportiamo per intero la richiesta rettifica ex art 8 L. 47/1948 e s.m.i. e contestuale diffida in relazione all’articolo “Estate Romana alle Torri. Municipio VI, l’amministrazione sta mentendo?”

diffida

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